Accusato dalla moglie di violenze in famiglia e scagionato: ternano non può ancora vedere i figli

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Essere accusato di violenze a moglie e figli, vedersi tolta la patria potestà, affrontare un processo di tre anni, vedersi cadere tutte le accuse avanzate ma, nonostante ciò, non avere ancora la possibilità di vedere i propri figli. E’ quanto sta succedendo ad un padre ternano vittima di una burocrazia che ancora non gli consente di tornare ad esercitare i suoi diritti e fare il papà.

Come riferisce il Giornale dell’Umbria, i fatti risalgono allo scorso 2009, esattamente al 28 maggio, quando, dopo una seduta in palestra, la donna si è recata presso la questura di Terni per sporgere denuncia contro il marito accusandolo di violenze sia su se stessa che sui propri figli. Oltre a quelle della moglie ne sono seguite altre due, avanzate dai genitori di lei, il 30 maggio e il 3 giugno. Violenze, da quanto riferito dalla donna e dai suoi genitori, descritte come brutali e continuamente aggressive. Si è quindi messa in moto la macchina giudiziaria e l’avvio del processo per verificare la veridicità dei fatti e le varie prassi che in questi casi ne seguono: in attesa di giudizio al padre viene tolta la patria potestà che lo obbliga a stare lontano dai figli fin quando i fatti non saranno chiariti.

Il gip, Maurizio Santoloci, ha così ricostruito la vita familiare dei coniugi, attraverso le testimonianze degli stessi, dei figli, dei vicini e amici della coppia. Il primo dubbio ha riguardato il ritardo delle denunce definite poi “con fine fraudolento” mentre quelle dei genitori “sinergiche e altamente strumentali”. Sentendo le testimonianze dei vicini di casa ed amici, la famiglia è stata descritta come tranquilla e serena e i bambini, andati sempre bene a scuola, come punti di riferimento per i compagni di classe. Inoltre è stato riscontrato sui figli, attraverso continue perizie, un vero e proprio lavaggio del cervello attuato dalla madre e dai nonni materni visto che durante i colloqui con i piccoli (all’epoca 7 e 11 anni) hanno accusato il padre confusamente e tra mille contraddizioni tanto che il gip li ha definiti “vittime inconsapevoli di un programma strategico della madre e dei suoi genitori che in un pressing abile e continuo ne hanno stravolto le giovanissime menti fino a indurli a recitare a loro volta, inconsapevolmente, un ruolo contro il padre”.

Intanto il padre, a cui era stata tolta la patria potestà, in questi anni è stato vittima di altre denunce da parte della donna per aver infranto i divieti e gli obblighi imposti dal tribunale. In base ai dati raccolti dalle varie testimonianze, lo scorso 25 maggio il giudice Santoloci ha però fatto cadere tutte le accuse a carico dell’uomo motivando tale decisione semplicemente perché “i fatti non sussistono” e, motivando il comportamento della ex moglie con il desiderio di una vita “più libera e gratificante, con una buona rendita a carico dell’ex marito resettato peraltro in un solo colpo della sua vita ma anche da quella dei figli dei quali dunque si poteva appropriare”. Non solo, perché il giudice ha avanzato la richiesta di un procedimento penale a carico dell’ex moglie e dei genitori per calunnie.

Dopo 3 anni d’inferno, quando tutto sembrava dovesse ritornare alla normalità, inspiegabilmente l’uomo si ritrova da capo perché, nonostante siano cadute tutte le accuse a suo carico, la giustizia non ha ancora provveduto a ripristinare la patria potestà, vietando quindi al povero padre di vedere i propri figli.

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  • Mastri55

    Giusto,prima deve essere risarcito della somma esborsata.
     

    • Piozzopina

      spero l’abbiamo già arrestata facendogli pagare la pena che merita!