Amelia, la comunità Incontro analizza gli ultimi fatti di cronaca e lancia l’appello sull’emergenza droga

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Emergenza droga e violenza. Nessun ambiente ne è esente e nessuna famiglia può dire di
esserne esente. I fatti di cronaca registrati negli ultimi giorni parlano chiaro e la Comunità
Incontro Onlus Molino Silla di Amelia fa una riflessione con lo psichiatra della struttura,
David Martinelli, con la psicoteraperuta e responsabile dell’equipe degli psicologi e area educativa, Tania Fontanella. Martinelli e la Fontanella hanno voluto analizzare i fattori che
spingono alcuni soggetti alla violenza e il perchè l’assunzione di sostanze è di nuovo tornata un’emergenza.

“Le recenti notizie di cronaca – spiega lo psichiatra della Comunità, Martinelli – riguardanti la diffusione dello spaccio di sostanze, ma anche i gravi episodi di violenza suscitano stupore e ci inducono ad una riflessione. Nessuno di noi è al sicuro perchè tutti possiamo essere vittime. Per poter efficacemente combattere l’uso delle sostanze è necessario tuttavia  porre l’accento non solo  sui danni che queste causano, ma anche cercare di comprendere qual è il bisogno che spinge un numero sempre crescente di persone a cercarle. Solo intercettando questo bisogno potremmo trovare risposte alternative efficaci. I cambiamenti che ci sono stati sul mercato delle sostanze ci inducono a pensare che la richiesta prevalente sia quella di avere a disposizione dei metodi che permettano di gestire e di vivere le  emozioni scegliendo a piacimento, come da un catalogo, la sostanza che dovrebbe farci sentire in un determinato stato d’animo. Ciò che dovremmo imparare invece è che le emozioni andrebbero ascoltate come e quando vengono, visto che sono loro a dirci come siamo fatti nel profondo  e a dare un senso alle nostre esperienze. Se invece continuiamo a voler scegliere cosa possiamo provare e cosa dobbiamo reprimere, magari perché non è quello che desideriamo in quel momento, diventiamo sempre meno umani. Le emozioni che rifiutiamo  andrebbero gestite correttamente per non farle diventare esplosive e violente.”

Dello stesso parere la psicoterapeuta della Comunità, Tania Fontanella: “A fronte degli ultimi eventi drammatici di cronaca, – sottolinea – dobbiamo riflettere sull’importanza delle reti di sostegno e di supporto che dovrebbero avere i nostri ragazzi al fine di prevenire episodi di omicidi in ambito famigliare che leggiamo sui media nelle ultime settimane, come l’omicidio di Cisterna di Latina o la tragedia di Montelaguardia a Perugia. Nella maggior parte dei casi, tali gesti richiedono all’esecutore la necessità di farlo in uno stato alterato di coscienza dato dall’utilizzo di alcolici e/o sostanze, o da disturbi psichiatrici non ben monitorati e seguiti adeguatamente. Tuttavia la situazione è ancora più complessa di come appare, in quanto tali atti efferati stanno avvenendo in quello che dovrebbe essere considerato il luogo sicuro per eccellenza a cui ritornare, ovvero la famiglia. Ciò è sintomatico di un forte malessere sociale e psicologico in cui se le difficoltà che pone davanti la vita e la società odierna (perdite di lavoro, separazioni, lutti) se non ben elaborate, possono dare adito ad importanti fragilità psicologiche che fanno sentire le persone spesso sole e sopraffate, senza una via d’uscita. E’ necessario quindi ricostruire una rete intorno alle persone. Quando parliamo di rete parliamo di una sinergia di azioni volte alla prevenzione, ma anche ad un’azione concreta di sostegno e di supporto realizzata tramite le agenzie educative prima tra tutti la famiglia, seconda per ordine d’importanza la scuola e poi tutta la dimensione amicale. Sicuramente trovare un coordinamento di
azioni rispetto a tutti questi ambiti d’intervento, potrebbe essere il primo punto di partenza per sostenere il grande disagio emotivo, il grande vuoto affettivo che spesso i nostri ragazzi non sanno come colmare, ritrovando così uno spazio emotivo sano e funzionale con cui affrontare le difficoltà che la vita pone davanti”.

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