Arresto Lorenzetti: le accuse, le intercettazioni. ”L’amico che fa squadra”, la Finocchiaro, il posto in Parlamento

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Maria Rita Lorenzetti“Gioco di squadra”, cioè scambio di favori, autorizzazioni, elargizione di incarichi, vantaggi per gli affiliati, insomma una consulenza a me, un progetto a te: secondo il gip di Firenze, Angelo Antonio Pezzuti, c’è anche questo intorno ai lavori Tav di Firenze, il nodo ferroviario da attraversare con un tunnel cittadino per i treni superveloci. E il “gioco”, secondo il magistrato, lo coordinava la presidente di Italferr ed ex presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti (Pd). Si parla anche di “favori” da centinaia di milioni di euro a vantaggio di due società appaltatrici e in danno alla stessa Italferr, azienda partecipata al 100% dalle Ferrovie dello Stato.

Per il gip di Firenze Lorenzetti avrebbe portato avanti “il gioco” anche “spendendo” i suoi rapporti con la senatrice del Pd Anna Finocchiaro a cui nelle intercettazioni talvolta fa riferimento per avere un parere, per segnalare un co-indagato. In ballo in questo caso c’è un posto in Parlamento per Walter Bellomo, un “amico che sa fare gioco di squadra”. Il magistrato parla di un “articolato sistema corruttivo” ed a supporto di questa accusa, nell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari (circa 480 pagine), vengono riportati alcuni stralci di intercettazioni telefoniche.

Gli arrestati. Stamani i carabinieri del Ros, che hanno portato avanti le indagini coordinate dai pm fiorentini Giulio Monferini e Gianni Tei che vedono indagate 31 persone, hanno arrestato Lorenzetti, ai domiciliari con altri cinque accusati di associazione a delinquere finalizzata a corruzione e abuso d’ufficio: il geologo siciliano già dirigente Ds poi Pd a Palermo Gualtiero (detto Walter) Bellomo, membro della commissione Via (Valutazione impatto ambientale) del ministero dell’Ambiente; Furio Saraceno, presidente di Nodavia; Valerio Lombardi, ingegnere di Italferr; Alessandro Coletta, consulente, ex membro dell’Autorità di vigilanza sugli Appalti pubblici; Aristodemo Busillo, della società Seli di Roma che gestisce la grande fresa sotterranea per realizzare il tunnel Tav a Firenze e che venne posta sotto sequestro dalla magistratura. Il gip ha respinto la richiesta del carcere per Bellomo.

Organizzazione criminale. Per gli arrestati ci sarebbero gravi indizi di colpevolezza e il gip, visti i ruoli e i comportamenti, teme la reiterazione del reato. Scrive il giudice Pezzuti che ”grazie al ruolo” di presidente di Italferr e ”alle entrature politiche” Maria Rita Lorenzetti perseguiva ”obiettivi precisi di comune interesse che diventano per ciò stesso le finalità dell’organizzazione criminale”, “ottenendo i favori e la disponibilità di pubblici funzionari organicamente coinvolti nell’associazione” a delinquere.

Bellomo. Al centro di molte intercettazioni e di vicende finite nelle indagini sulla Tav toscana c’è Walter Bellomo, anche lui arrestato stamani. Solo ieri sedeva tra le prime file di una iniziativa politica a Palermo a sostegno di Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria nazionale del Pd, anche se tra i democratici viene collocato in area renziana. Geologo, da anni impegnato in politica, Bellomo ha fatto parte del Pci e poi delle sue diramazioni. Il picco della carriera lo raggiunge nel 1996, quando viene eletto segretario cittadino del Pds, a Palermo. Da allora però il suo percorso nel partito è stato difficile: è tornato alla ribalta qualche anno dopo, mettendosi a capo dell’area sinistra ecologista del partito, senza troppo successo, e cercando gloria schierandosi a fianco di alcuni big del Pds-Ds. Non è mai riuscito a strappare una candidatura ne all’Assemblea regionale ne in Parlamento: per lui solo consulenze, alcune ottenute grazie al partito.

Finocchiaro e l’amico che fa squadra. In una intercettazione Lorenzetti assicura a Walter Bellomo, membro della commissione Via al ministero dell’Ambiente, di averlo promosso per un incarico prestigioso presso Anna Finocchiaro, elogiandolo anche perché sa ”fare gioco di squadra”.

Bellomo poteva infatti influenzare il rilascio di un parere favorevole sulla Via e il 5 luglio 2012, saputo che il cantiere di Firenze era all’ordine del giorno della commissione plenaria per avere l’autorizzazione paesaggistica, che era scaduta, Maria Rita Lorenzetti gli telefona dicendo: ”Tu sei proprio bravo… L’ho detto ad Anna (Finocchiaro, ndr), l’altra sera siamo stati a cena insieme”, e siccome ”c’è la possibilità che con la spending review cancellino i cda e mettano dirigenti del ministero” ”allora lei mi ha detto …se ne fa un altro… vediamo un’altra cosa”. ”Le ho detto – proseguiva la Lorenzetti intercettata dal Ros – ‘lui lo merita… è uno bravo… Anna ti devi mettere d’impegno'”. Di Bellomo, cui il gip attribuisce capacità di ricatto nell’ambito dell’ordinanza, Maria Rita Lorenzetti dava il giudizio di uno ”competente” con ”professionalità” e con ”capacità di relazione: autorevolezza nelle relazioni e fare squadra non è una cosa semplice”.

Favori a Bellomo. Dalle indagini è anche emerso che Lorenzetti si adoperò per procurare un posto di lavoro in un supermercato di Coop Centro Italia, in Umbria, ad una parente di Bellomo, per incentivarlo ad aiutare la ”squadra”. Gualtiero detto Walter Bellomo avrebbe ricevuto anche altri favori: diversi incarichi per l’esecuzione di lavori ferroviari sulla tratta Cefalù-Castelbuono; un incarico di consulente ambientale da parte di Coopsette per la costruzione della nuova tangenziale esterna est di Milano; la riconferma a membro della commissione Via.

Favori, scrive il gip Angelo Pezzuti, che Bellomo avrebbe ricevuto ”come contropartita per l’apporto fornito per l’ approvazione del Put (piano di utilizzo delle terre, ndr) per i lavori Tav a Firenze e delle varianti all’autorizzazione paesaggistica da parte della commissione Via presso il ministero dell’Ambiente, nonché per il rapido e positivo esame da parte del gruppo istruttore Via del progetto per la realizzazione dell’autostrada Cispadana appaltata ad un’Ati partecipata da Coopsette”.

Il posto in Parlamento. Non più pago delle consulenze, Bellomo sogna, anche grazie all’intercessione di Lorenzetti, di fare il salto di qualità: vuole finalmente entrare in Parlamento. Con la legge elettorale Porcellum basta una decisione della segreteria del Partito Democratico e il gioco è fatto. In particolare sperava in un seggio in Sicilia su cui ha voce in capitolo proprio Anna Finocchiaro. Grande è la delusione per Bellomo quando capisce di non essere lui il prescelto.

In una intercettazione di gennaio 2013, a giochi ormai fatti (le elezioni sono a febbraio), Bellomo si sfoga: “Mi sono rotto i coglioni di lavorare per una squadra e poi al momento di dover trovare sempre qualcosa o qualcuno che mi deve scavalcare. Dovevo essere candidato qui nella quota Bersani perché in Sicilia la Finocchiaro aveva un posto. Mi aveva detto che sarei stato io”. Bellomo annuncia di volersi dimettere dalla commissione Via lamentandosi, riporta il gip di Firenze, che la senatrice Anna Finocchiaro (Pd) ”gli ha preferito nell’inserimento della lista, in un posto sicuro per l’elezione, un altro” candidato.

“Devo dirti che ci sono rimasto molto male – continuava al telefono Bellomo -, tra l’altro mi hanno rotto i coglioni ieri era il mio compleanno, mentre ero con mia moglie fuori: ‘Anna vuole il curriculum…’, … quando lei aveva in mente di mettere questo ragazzo in una postazione dove è certo che anche se perdiamo le elezioni questo è deputato”.

In un’altra conversazione dei giorni seguenti sempre Bellomo torna sull’esclusione dalla lista per le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013 da parte della Finocchiaro dicendo al suo interlocutore che ”il tradimento viene proprio dalle persone per cui io mi sono ammazzato la vita” cioè da quella persona che ” da quattro anni ogni mercoledì mi fa la lista delle cose che ha interesse che io gliele risolva. Proprio da questa persona io devo essere pugnalato alla schiena”.

Da rifiuti a sottoprodotti. Tra gli obiettivi nella “partita Tav” a Firenze c’era da ottenere un decreto che mutasse la qualifica giuridica delle terre di scavo da rifiuti, da smaltire in discariche apposite, a “sottoprodotti” da poter trattare come normali inerti. Scrive il gip che “l’emanazione del decreto sulle terre” di scavo dal tunnel della Tav sotto Firenze ”è vista” dalla squadra di Maria Rita Lorenzetti, ”come snodo fondamentale per incominciare i lavori” e ”non viene presa in considerazione altra soluzione che possa essere rispettosa dell’attuale disciplina vigente”. ”Lorenzetti si è molto impegnata per l’emanazione del decreto sulle terre” ed ”ha seguito tutte le fasi della sua approvazione influendo in ogni modo per la sua conclusione favorevole”.

Il decreto del ministero modifica lo status delle terre di scavo, considerate rifiuti da smaltire in discarica, in sottoprodotti. Secondo il gip è una questione di cui si occupa l’ex presidente delle Regione Umbria attraverso un’attività di persuasione per la quale si avvale di altri co-indagati. Parlando con Renato Casale di Italferr, Lorenzetti viene intercettata dai carabinieri del Ros di Firenze in cui dice che ”il decreto deve definire le condizioni in base alle quali terre e rocce da scavo si possono considerare sottoprodotti” e non rifiuti: un vantaggio per lo smaltimento giacché il sito individuato, l’area ex mineraria di Santa Barbara, in Toscana, non è qualificata come discarica e quindi non avrebbe potuto ricevere le terre.

Per arrivare al decreto che qualifica le terre di scavo in modo diverso dalla normativa (rifiuti) Lorenzetti si sarebbe attivata presso Gualtiero (Walter) Bellomo ma anche presso il Consiglio di Stato e la Regione Toscana.

Centinaia di milioni di euro in più. Scrive il gip: “Soprattutto la Lorenzetti, con espressioni esplicite e intenti manifesti, fa chiaramente il gioco del general contractor (Nodavia, ndr) e del socio di maggioranza Coopsette che giuridicamente dovrebbe esserle controparte contrattuale a cui deve far arrivare il massimo del profitto possibile con totale pregiudizio del pubblico interesse”.L’obbiettivo, continua il magistrato è ”ottenere il massimo riconoscimento possibile delle riserve contrattuali poste dagli appaltatori (Nodavia e le società subappaltatrici, ndr) per una maggiorazione delle spettanze per centinaia di milioni”. Centinaia di milioni di euro: per il gip di Firenze sarebbe stata questa l’entità del danno per le casse della società della Ferrovie dello Stato in favore delle aziende private.

Architetto “stronzo e terrorista”. La “squadra” non tollerava ostacoli sul suo cammino: stando alle intercettazioni del Ros, emerge la “guerra” condotta contro l’architetto Fabio Zita, dell’ufficio Via della Regione Toscana, poi destinato ad altro incarico, definito da Lorenzetti ”stronzo” e ”terrorista” perché convinto che le terre di scavo siano rifiuti e non semplici sottoprodotti smaltibili più facilmente.

”Stronzo”, lo definisce l’ex presidente della Regione Umbria, “bastardo” gli fa eco il co-indagato Valerio Lombardi, tecnico di Italferr. Nell’intercettazione Lombardi parla anche di una ”bozza di delibera” della Regione Toscana destinata a creare ”qualche problemino: ieri abbiamo avuto una riunione in Regione Toscana nella quale ci hanno detto che… vabbè… il terreno proveniente dalla fresa è un rifiuto… e questo è scontato”. Parole a cui Lorenzetti reagisce insultando il dirigente regionale, quindi occupandosi di lui: ”Ma questo Zita è presente anche nelle commissioni al ministero dell’Ambiente? Sta nelle commissioni Via?”. Ricevendo risposta affermativa, quindi si informa su chi fosse il referente del funzionario presso il ministero dell’Ambiente.

Architetto sostituito. Sempre nella primavera 2012 in un’altra conversazione Lorenzetti dice che l’architetto Zita (sulle terre di scavo) fornisce informazioni diverse perché il suo obiettivo è ”fare il terrorista”. ”Zita è chiaro che fa il mestiere suo… non lo vuole questo decreto”. Anche Bellomo attacca Zita in una conversazione con Valerio Lombardi: ”Un mascalzone”. Il gruppo avrebbe cercato di neutralizzare le sue posizioni finché Lombardi comunica che la missione è compiuta: Zita è stato sostituito alla commissione Via della Regione Toscana.

Appalto per il marito. L’inserimento del marito, architetto Domenico Pasquale, negli appalti post-terremoto in Emilia Romagna, sarebbe uno dei favori ricevuti da Maria Rita Lorenzetti, nel “gioco di squadra”.

“Poveraccio, il marito mio, a questo punto mi tocca fargli un monumento… non c’entra un cazzo! Non è vero niente”, diceva Lorenzetti in un’intercettazione telefonica dopo che erano uscite le prime indiscrezioni su questo scambio di favori oggi chiosato dal gip Pezzuti nell’ordinanza. ”L’unica cosa – proseguiva al telefono con un interlocutore – che lui c’ha è che lui ha vinto una gara della Regione Emilia per una scuola del comune di Novi… che non gli ha portato nessuno… se non il fatto che hanno fatto bene l’offerta”. ”Si dice – continuava Lorenzetti -: ‘pretendeva incarichi per il marito’… ma di che cazzo parlano!”.

Invece, secondo il gip Pezzuti, Lorenzetti avrebbe avuto l’incarico per il marito avendo messo a disposizione dell’associazione a delinquere la propria rete di relazioni personali e politiche ”per consentire, in particolare tramite il solito Bellomo, l’approvazione del piano di utilizzo delle terre di scavo per i lavori Tav di Firenze” e per avere ”tramite Sandro Coletta e Piero Calandra, l’emissione di un parere interpretativo da parte dell’Autorità di vigilanza per i contratti pubblici che avrebbe consentito l’avvio di un accordo bonario per la valutazione di riserve presentate da Nodavia per i lavori Tav di Firenze per un importo di circa 250 milioni di euro”.

“Che ho fatto per accuse tanto gravi?” Lorenzetti è “molto provata e dispiaciuta per un provvedimento inaspettato”: lo ha detto al suo difensore, l’avvocato Luciano Ghirga, che l’ha incontrata nella sua abitazione di Foligno. Al legale la Lorenzetti ha detto di “non sapersi immaginare quali suoi comportamenti possano avere portato ad accuse tanto gravi”.

“La mia assistita – ha spiegato l’avvocato Ghirga – non riesce a capire quali suoi comportamenti possano avere portato a un provvedimento del genere. Maria Rita Lorenzetti è stata sempre una persona intransigente nelle sue azioni. Ora è molto dispiaciuta per i suoi familiari e per gli umbri che comunque continuano a dimostrarle affetto”. Secondo l’avvocato Ghirga, nell’ordinanza di custodia cautelare “non ci sono fatti nuovi rispetto a quelli già contestati con l’avviso di garanzia di gennaio. Agli atti – ha proseguito – non ci sono intercettazioni di telefonate che provino alcuna attività illecita. Solo conversazioni relative ai suoi rapporti politici e istituzionali”.

L’avvocato Ghirga ha poi ribadito che il marito della Lorenzetti, architetto, “non ha mai avuto alcun tornaconto per l’attività della moglie”. “Mai alcuna utilità” ha affermato il legale. L’avvocato Ghirga ha quindi annunciato ricorso al tribunale del riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare.

Non è più presidente Italferr. Lorenzetti da domani 17 settembre non sarà più presidente di Italferr, per la scadenza dell’incarico. A riferirlo è il suo difensore: “Domani è in programma l’approvazione del bilancio dell’Italferr e quindi Lorenzetti avrebbe naturalmente cessato dal suo incarico. Indipendentemente dall’indagine – ha concluso l’avvocato Ghirga – che l’ha portata agli arresti domiciliari”.

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