Bar della Cascata ceduto ad un privato, scoppia la polemica tra Comune e Provincia

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Cascata MarmoreSi accende la polemica tra Comune e Provincia di Terni: a scaldare gli animi è la vendita del bar di piazzale Byron, situato nel belvedere inferiore della Cascata delle Marmore. Un’attività commerciale che nel corso degli anni ha garantito alle casse pubbliche introiti ingenti e costanti e che ora è stato ceduto per una cifra che appare al di sotto del reale valore.

A sentire esponenti politici comunali, il passaggio di proprietà sembra essere arrivato tra i corridoi di Palazzo Spada come un fulmine a ciel sereno, quando ormai i giochi erano fatti. Di diverso parere è invece l’amministrazione provinciale che sostiene di aver messo il Comune al corrente della vendita.

Ieri i consiglieri comunali hanno approvato all’unanimità un atto d’indirizzo, rivolto al Sindaco e all’assessore al Turismo Fabrini, in cui si chiede di “riesaminare tutti gli atti concernenti la vendita, da parte della Provincia di Terni, del bar situato all’interno della Cascata delle Marmore in piazzale Byron”. A questo ha replicato oggi la Provincia.

LA VICENDA – La vendita del bar, di proprietà della Provincia ma situato in area di proprietà comunale si è materializzata qualche settimana fa. La grotta in cui ha luogo l’attività commerciale, attraverso un bando di gara, è passata definitivamente di proprietà da Palazzo Bazzani alla famiglia Taschetti (che lo aveva in gestione da diversi anni) al costo di 90 mila euro. Una vendita che rientra nel piano di alienazione dei beni di proprietà della Provincia; si tratta però di una cifra irrisoria se si considerano gli incassi che il bar realizza durante la stagione primaverile ed estiva. Tutto sarebbe stato fatto senza che Palazzo Spada venisse interpellata o informata sulla vendita in atto.

LA NOTA DELL’UDC – L’esponente dell’Udc di Terni, Enrico Melasecche, in una nota critica aspramente la vicenda: “Apprendiamo esterrefatti che all’interno della proprietà pubblica, a piazzale Byron, sotto la Cascata sulla quale la Giunta di cui mi onoro di aver fatto parte fece investimenti milionari, in gran parte con fondi europei, ma altri ne furono fatti dalle amministrazioni successive, Cascata visitata da circa 400 mila turisti l’anno, la Provincia, senza avvertire il Comune, proprietario di gran parte di quell’area, ha letteralmente svenduto per 90 mila euro la proprietà del bar, che rende ogni anno cifre iperboliche. Cosa risponde l’assessore al Turismo, Fabrini, agli interroganti del Pd? Che in fondo si trattava di un bene avente destinazione d’uso a ‘magazzino’ (se fosse vero per tutti questi anni si sarebbero consentiti introiti milionari con una destinazione d’uso impropria!), come se il valore commerciale di un bene non fosse dato dal valore attuale della rendita futura ma dalla burocratica classifica catastale!”.

“Ma all’ineffabile assessore comunale fa poi eco il Sindaco – continua la nota dell’Udc – sostenendo che, anche se il Comune fosse stato avvertito, non avrebbe avuto la possibilità economica di intervenire. Come dire che dei sei milioni di multe comminate dai due autovelox in viale dello Stadio o in via Alfonsine non poteva essere investito nulla in quei pochi metri quadrati che avrebbero reso oro al Comune piuttosto che introitare la Provincia una mancia dai furbissimi acquirenti. Non solo, creando in questo modo all’interno della Cascata una piccola enclave da cui il neo Creso pretenderà servitù e diritti vari e con cui da oggi Comune e Provincia dovranno fare i conti per tutto e su tutto. L’assessore ha poi aggiunto che, volendo, si potrebbe recintare il chiosco, escludendolo dall’area Cascata: altra perla che merita di essere citata solo per dimostrare plasticamente la qualità della Giunta di cui Di Girolamo ci ha fatto dono. Se poi ci fossero dubbi su quanto interessi alla Provincia il bene di alcuni privati contraenti, basta confrontare la meticolosità con cui ha trattato con il Comune la predisposizione della convenzione per la gestione della Cascata e confrontarla con la liberalità con cui ha invece gestito la vendita del chiosco: due comportamenti diametralmente opposti”.

“Abbiamo chiesto di avere copia di tutta la documentazione – conclude la nota – a cominciare dal fatturato del bar, perché non possiamo credere che la Provincia l’abbia venduto facendo finta di non sapere quanto rende, dal certificato di destinazione urbanistica, al contratto di locazione del ‘magazzino’, ecc.. Siamo convinti che la pubblica opinione, prima ancora della Corte dei Conti, che merita di studiare il caso, sia interessata a capire come e perché sono state prese certe decisioni. Quanto a Polli e Di Girolamo, se togliessero il disturbo anzitempo, siamo tutti convinti, a cominciare dai consiglieri del PD che hanno presentato l’interrogazione, che, come suol dirsi, non farebbero un soldo di danno!”.

LA RISPOSTA DELLA PROVINCIA – Oggi pomeriggio con un comunicato stampa, Palazzo Bazzani ha replicato all’atto di indirizzo del Consiglio comunale: “A causa delle problematiche finanziarie degli enti locali e ai fini di disporre di risorse per investimenti l’amministrazione provinciale ha varato, nel 2012, un Piano delle alienazioni, programmando la vendita di tutti i beni immobili non strumentali, tra cui il chiosco della Cascata. Il Piano delle alienazioni è stato approvato ad aprile-maggio 2012 con delibera di Giunta e di Consiglio provinciale, successivamente sono state poste in essere le procedure per la vendita dei singoli beni immobili nel rispetto della normativa vigente e del regolamento dell’ente, comprese le forme di pubblicità richieste dalla normativa stessa. Per il chiosco le procedure di gara si sono concluse a dicembre 2012 con l’aggiudicazione e la sottoscrizione del contratto”.

“La vendita riguarda esclusivamente il fabbricato e l’area di pertinenza esterna per complessivi 25 mq – continua la nota – e non comprende le licenze commerciali che sono sempre state di proprietà dei gestori che si sono succeduti, licenze che sono state rilasciate dal Comune di Terni. Si puntualizza inoltre che il chiosco è sempre stato di esclusiva proprietà e disponibilità della Provincia di Terni, non essendo compreso nella convenzione sottoscritta dalla Provincia e dal Comune di Terni per la gestione della Cascata delle Marmore. Pur non avendo, in merito, il Comune un ruolo sovraordinato rispetto alla Provincia, il vice presidente della Provincia Piacenti d’Ubaldi, con delega a bilancio e patrimonio, ha informato i vertici istituzionali del Comune di Terni delle vicende relative al patrimonio dell’area della Cascata delle Marmore e di Villalago”.

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