Crisi economica: Tk-Ast riduce la produzione. L’antitrust europeo rinvia ancora la decisione

2

Operazione risparmio. Da oggi in poi sarà questo l’obiettivo della Tk-Ast di Terni per far sì che lo stabilimento di viale Brin continui ad essere competitivo nel mercato dell’acciaio e scongiurare, nel futuro, la possibile perdita di posti di lavori.

Come paventato pochi giorni fa dai sindacati di categoria, a causa della persistente crisi economica e della diminuzione degli ordinativi, di una perdita d’esercizio nell’anno fiscale in corso di non poco conto e la necessità di risparmiare entro il 2013 circa 60 milioni di euro, la dirigenza societaria è stata costretta a rivedere la produzione industriale dello stabilimento. Nella riunione, tenutasi ieri, tra la direzione del personale, il capo della produzione dello stabilimento e i coordinatori di fabbrica, è stato illustrato il nuovo piano operativo per il mese di ottobre.

Nel dettaglio, la nuova pianificazione prevede una significativa diminuzione della produzione nell’area a freddo dello stabilimento, dove si lavora e lamina i coils d’acciaio, con il conseguente spostamento di 30-40 operai in altri settori produttivi. Una scelta, quella del nuovo piano operativo, che desta preoccupazione tra le varie rsu di categoria (Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl): “Riteniamo che le novità emerse – riferisce una nota unitaria dei sindacati – destano una serie e motivata preoccupazione sulle prospettive dei futuri volumi produttivi. Infatti, la direzione aziendale ha comunicato uno scarico produttivo nell’area di Pra, prevedendo una riorganizzazione nell’area dei trattamenti e un abbassamento delle turnazioni per la laminazione che da 21 turni scenderanno a 15 settimanali, portando di conseguenza una diminuzione di carichi per i servizi correlati”.

La nota, inoltre, mette in evidenza un’altra questione: l’area a freddo non sarà l’unica colpita da una diminuzione di lavoro, anche quella a caldo subirà le conseguenze del piano ma di minor entità rispetto alla prima. “A ciò si aggiungono – prosegue la nota – possibili scarichi produttivi anche sull’area a caldo , soprattutto per il reparto Lac dove per ottobre si prevede una settimana di fermo impianti. I coordinatori di Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl esprimono grande preoccupazione per tale progetto, credendo che una situazione come quella rappresentata sia frutto, certo di una crisi economica profonda, ma anche di una gestione non sempre oculata che porta accelerazioni di questo tipo, difficilmente comprensibili”.

Dulcis in fundo, a completare un quadro per nulla rassicurante, si aggiunge il fatto che la Commissione europea dell’antitrust ha rinviato nuovamente la decisione sulla fusione tra Inoxum ed Outokumpu, prevista il 24 ottobre: ora è attesa per il 16 novembre. Uno slittamento, il secondo, che ritarderà la presentazione del piano industriale finlandese e con esso, la possibilità di conoscere il ruolo riservato agli stabilimenti di viale Brin.

CONDIVIDI
  • Max

    Che periodo storico che viviamo, l’alba per adesso non si vede…..sono uccelli senza zucchero!!!

  • Pedrorodriguez84

    E’ chiaro che oramai siamo al crepuscolo anche di questo residuo industriale ternano, la mucca ha terminato di essere munta.
    E’ da pazzi pensare di continuare a produrre con i costi industriali attuali , che pongono automaticamente fuori mercato il prodotto .
    Chi non capisce questo denota scarsa intelligenza 
    Bisognerebbe già a pensare da domani mattina su quale alternativa possibile si possa far conto per riconvertire le maestranze ( turismo, agricoltura , assistenza agli anziani ), altrimenti si andrà ad ingrossare la già folta massa di disoccupati di questa nostra città .