Narni, Elettrocarbonium: tutti in fabbrica, inizia assemblea permanente

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ElettrocarboniumProtesta a oltranza. Ma tutti dentro la fabbrica. La decisione è arrivata a sorpresa dalla riunione fra lavoratori e organizzazioni sindacali della Elettrocarbonium di Narni Scalo dopo che alla scadenza dell’ultimatum intimato al legale rappresentante dell’ormai ex ad Monachino, non sono arrivati gli stipendi. Sembrava certo l’avvio di una nuova tornata di scioperi e invece no. Tutti dentro. Riuniti in assemblea permanente.

Difficile prevedere il futuro, si naviga a vista. Con poche certezze: domani alle 6 la fabbrica riapre, ufficialmente “come se niente fosse” (anche se ben difficilmente si tornerà davvero a lavoro); gli stipendi non saranno pagati domani e nemmeno a breve; le chiavi della fabbrica per ora resteranno alla Elettrocarbonium, che ha rinviato la riconsegna a SGL. Resta il nodo della minaccia di portare i libri in tribunale.

Relativamente al discorso stipendi e licenziamento collettivo, è arrivato ai lavoratori un fax dall’azienda che ha riacceso i dissidi. Perchè di fatto si sottolinea che i soldi di febbraio arriveranno solo allo sblocco delle portinerie e quelli di marzo per niente, almeno per ora, vista la protesta. Si legge nel fax: “La mensilità di marzo non può essere lavorata, e a oggi non è stato fatto, dallo studio di consulenza in quanto lo sciopero dei lavoratori ha impedito le operazioni di consuntivazione delle presenze da parte degli addetti preposti, ciò significa che non si potrà dar seguito alle vostre richieste in tal senso. Il pagamento della mensilità di febbraio non è in discussione non appena sarà possibile dare corso alle disposizioni oggi ferme per il medesimo effetto di cui sopra; si ribadisce che allo stato attuale non vi è alcuna disponibilità finanziare per gestire una incentivazione del personale in esubero stante la chiusura di ogni attività aziendale e il mancato recupero della materia prima ferma in deposito. Peraltro la merce che continua a restare depositata in azienda, e che oggi può essere una risorsa economica, rischia di tramutarsi in un ulteriore costo con danno economico per l’azienda che non solo viene privata di importanti risorse economiche ma potrebbe trovarsi nelle condizioni di dover spendere altri soldi per lo smaltimento (…) Ancora una volta si sottolinea che vi è una conclamata necessità di recuperare ogni risorsa utile a poter facilitare la difficile situazione odierna e in questo senso vi è tutta l’intenzione di tutelare gli interessi della società rivalendosi nei confronti di coloro che stanno volutamente causando un danno all’azienda con un comportamento intenzionalmente spinto a una inservibile conflittualità; il pagamento della mensilità di febbraio deve portare alla chiusura dello stato di agitazione e alla disponibilità dei lavoratori a gestire un periodo di attività, utile a completare le citate necessarie lavorazioni, e di sospensione dal lavoro in attesa della condivisione di un percorso di uscita di lavoratori. Un vostro ulteriore diniego in tal senso chiuderà ogni presupposto per definire un accordo e di conseguenza si provvederà a chiedere l’attivazione della fase amministrativa prevista dalla procedura di mobilità, nelle more della quale le vostre organizzazioni non potranno artificiosamente ed esclusivamente per aggiungere ulteriore disagio all’attuale situazione aziendale dichiarare il rientro di uno stato di agitazione che per forza di cose non può considerarsi risolto”.

Lo scontro azienda-lavoratori prosegue dunque. E per ora non sembrano esserci vie per una facile uscita.

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