Esab, i sindacati chiedono un tavolo per scongiurare 61 licenziamenti

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Nel tunnel della crisi è buio pesto e non si intravede l’uscita. Ad inizio marzo è arrivata una nuova conferma: la Esab ha comunicato ai sindacati Fim Cisl e Uil Uim la volontà di cessare qualsiasi attività produttiva e dismettere il sito di Terni. A metà aprile i 61 dipendenti attualmente impiegati nello stabilimento di Maratta saranno licenziati. Per cercare di scongiurare le pesanti ricadute occupazionali i sindacati chiedono a Regione, Provincia e Comune l’immediata apertura di un tavolo di confronto con Esab Terni.

La Esab Terni Srl fa parte di un gruppo multinazionale di società e produce filo per saldatura. Esab Saldatura Spa aveva acquisito, nel luglio 2008, lo stabilimento ternano ex Linkweld dedicato alla produzione di fili Mag, già appartenente a Femi Metal. Le cose però non sono andate come si aspettava la multinazionale. La crisi finanziaria globale e quella del mercato metallurgico ha complicato le cose. Così, nonostante gli investimenti fatti nel 2010, il volume di vendite ha registrato nel 2011 un calo complessivo del 10% rispetto ai dati dell’anno precedente con una conseguente ulteriore riduzione del margine di profitto. Infine la contrazione dei prezzi di vendita e il contemporaneo aumento dei costi delle materie prime necessarie alla produzione ha spinto la multinazionale a decidere irrevocabilmente la chiusura dello stabilimento.

L’ 8 marzo sindacati e proprietà si sono incontrati presso la sede di Confindustria Terni per un primo vertice in merito all’avviata procedura di mobilità. A ritrovarsi senza lavoro saranno 53 operai (di cui 12 apprendisti), 7 impiegati ed un quadro.

La Fiom, esclusa dalla trattativa, ha fatto sapere che “si riserva di adire tutte le azioni che riterrà più opportune per tutelare i lavoratori, a partire da una richiesta urgente di incontro alla Esab”.

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