Fallita scalata Alitalia, Baldassarre condannato a 2 anni per manipolazione del mercato

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Antonio BaldassarreL’ex presidente della Corte costituzionale e della Rai, Antonio Baldassarre è stato condannato dal tribunale di Roma a due anni di reclusione per il reato di manipolazione del mercato: si tratta della sentenza di primo grado per il processo alla fallita scalata ad Alitalia. Baldassarre è stato candidato sindaco alle passate elezioni (sconfitto al ballottaggio) ed è attualmente consigliere comunale d’opposizione a Terni. Stessa condanna per l’ex presidente degli Industriali Lazio, Giancarlo Elia Valori mentre i manager Claudio Prati e Danilo Dini, ex consulenti della società Sviluppo del Mediterraneo, la finanziaria legata a Valori, sono stati condannati a un anno e quattro mesi di reclusione.

Baldassarre e Valori sono stati condannati al pagamento di una multa pari a 300 mila euro ciascuno, mentre Dini e Prati a 160 mila euro a testa. Il tribunale ha disposto per tutti la sospensione temporanea dai pubblici uffici per un anno e la pubblicazione per estratto della sentenza sulle edizioni on line del Corriere della Sera e del Sole 24 ore. La sospensione dai pubblici uffici per Baldassarre comporterebbe la decadenza da consigliere comunale. Il tribunale ha però stabilito che la pena sarà sospesa se entro tre mesi saranno risarcite le parti civili costituite (100 mila euro alla Consob, 10 mila euro a Codacons e 5 mila euro a Federconsumatori Campania).

Il pm Maria Francesca Loy aveva chiesto la condanna di Baldassarre e Valori a 4 anni di carcere, e quella di Dini e Prati a due anni e mezzo, ritenendo che dall’agosto al dicembre del 2007, avessero contribuito attivamente alla creazione di una cordata interessata a rilevare il 49% delle quote di Alitalia, diffondendo al mercato notizie false che potevano aver contribuito ad alterare il titolo azionario e a condizionare le decisione di investitori e risparmiatori. Per l’accusa, quella cordata di aziende altro non era che “un’armata Brancaleone” che raccoglieva un insieme di società “decotte, inattive o addirittura inesistenti”, messe in campo perchè “forse non si voleva che la compagnia di bandiera italiana finisse in mani straniere o perchè si voleva turbare quella vendita”.

Per i difensori degli imputati, non ci fu alcuna diffusione di notizie false al mercato circa l’esistenza di una cordata nè alcun condizionamento degli orientamenti degli investitori. “Baldassarre – hanno spiegato gli avvocati Marco Franco e Stefano Preziosi – si attivò esclusivamente come consulente legale nell’ambito di un progetto teso all’individuazione di colui che era meritevole di risanare la compagnia aerea e che poteva essere scelto per imbastire una trattativa”.

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