La Provincia di Terni si appella al Parlamento e rilancia: ”Dobbiamo essere salvati come Sondrio e Belluno”

3

Il decreto del Governo Monti che sopprime 35 province italiane, tra cui quella di Terni, sta per approdare in Parlamento dove potrebbe essere modificato (a meno che il Governo non ponga la fiducia). In vista di ciò, il Consiglio provinciale ieri ha approvato all’unanimità un ordine del giorno sul riordino delle Province con il quale fa appello proprio al Parlamento perché apra “un caso Umbria”. Nel documento si reputa assolutamente insostenibile la perdita degli uffici territoriali di governo poiché comporterebbe gravi ricadute in termini occupazionali ed economiche. Si chiede quindi che, come Sondrio e Belluno (province montane per le quali, pur non rispettando i parametri di estensione territoriale e popolazione, è stata fatta una deroga), anche Terni sia salvata.

Ecco il testo integrale del documento votato:

“Sopprimere per decreto la Provincia di Terni appare come un non senso istituzionale dai gravi risvolti economici e sociali per l’Umbria.

È necessario che oltre alle giuste esigenze di semplificazione e di risparmio che il Governo Italiano ha posto nel caso del decreto di riforma delle Province, venga tenuto conto del corretto funzionamento delle istituzioni locali. Una Regione come l’Umbria coincidente per competenza territoriale con un solo Ente provinciale è un non senso tecnico oltre che organizzativo.

Anteporre un’esigenza di risparmio, fra l’altro molto dubbia, a quello che può significare la perdita di status di capoluogo, con tutto ciò che ne consegue in termini di uffici territoriali di governo, per una città come Terni è sbagliato e va rigettata dal Parlamento. 110 mila abitanti, una concentrazione di multinazionali unica nel panorama nazionale, uno snodo infrastrutturale di collegamento strategico per il centro Italia, un territorio provinciale costituito da un variegato sistema economico e sociale fondamentale per la riconoscibilità oltre che per l’equilibrio dell’Umbria, meritano una discussione matura e scevra da scorciatoie populiste.

Il Parlamento deve aprire un caso Umbria, così come si è fatto in altri casi pur meno gravi del nostro che prefigura una regione, pur con dimensioni coerenti a quanto previsto dal decreto, si con un unico ente provincia coincidente con gli stessi confini amministrativi regionali. Un caso che non può essere paragonato ad altri e non può essere considerato meno degno di quanto una piccola lobby di interessi micro-territoriali e politici hanno previsto nel caso del salvataggio di Sondrio e Belluno.

Il consiglio Provinciale rivendica il lavoro fatto dal presidente del Consiglio delle Autonomie Locali e Sindaco di Terni Di Girolamo, dalla Regione, dalle forze economiche e sociali. Un lavoro trasparente che oltre ad essere coerente a quanto richiesto dal Governo nazionale, ha posto con forza l’esigenza di ricostruire un nuovo modello organizzativo ed istituzionale umbri tenendo conto del giuste equilibrio fra tagli alle risorse e coesione sociale. Quella proposta è e deve rimanere il punto di arrivo anche nella discussione parlamentare in atto, così da consentire all’Umbria nel suo complesso di aprire tempestivamente una nuova stagione di riforme che la renda più forte e competitiva nel panorama nazionale.

Il Consiglio Provinciale di Terni pone altresì al centro della discussione l’esigenza di salvaguardare un patrimonio di professionalità e competenze che negli anni ha posto in cima alle classifiche le performance delle politiche e dei servizi provinciali. Pensare di trasferire per decreto tutta questa ricchezza, senza prefigurare né un percorso né una logica organizzativa appare dannoso per un intero sistema territoriale ed economico. Terni e il ternano non possono inoltre permettersi in questo particolare momento storico lo spostamento degli uffici territoriali di governo con gravi ricadute in termini occupazionali ed economiche.

Tutto ciò premesso il Consiglio Provinciale chiede al Presidente e alla Giunta di attivare tutti i canali necessari per sensibilizzare le rappresentanze parlamentari non solo umbre affinché venga corretta una decisione che appare esiziale per la tenuta dell’Umbria. Chiede altresì che qualsiasi provvedimento riguardante le Province, coerentemente a quanto posto dall’UPI, abbia effetto non prima della scadenza naturale del mandato conferito in modo democratico dai cittadini onde evitare forzature e distorsioni al normale iter democratico sancito dalla Costituzione”.

Nota del gruppo consiliare del Pd. Oltre ad aver votato, insieme agli altri gruppi, il precedente documento, il gruppo consiliare Pd ha anche diramato una nota di protesta contro la decisione del governo Monti di cancellare la Provincia di Terni. Nella nota viene evidenziato la necessità per l’ente ternano di essere salvaguardato come avvenuto per altre Province, come Sondrio e Belluno. Per il gruppo Pd il decreto Monti creerebbe in Umbria “un non senso organizzativo oltre che istituzionale” oltre a causare perdite di posti di lavoro.

Questa la nota del gruppo consiliare provinciale del Pd:

“L’iter di riforma che ha riguardato le Province è ormai giunto al suo approdo parlamentare. Questo ci consente di tracciare una riga sullo stato dell’arte, al netto delle discussioni che ci hanno animato in questi ultimi mesi, esplicitando in modo chiaro i rischi che questo provvedimento comporta per il territorio ternano e per l’Umbria.

Innanzitutto vanno sfatate alcune presunte certezze che alcuni, pur da posizioni di rilievo istituzionale, continuano ad esplicitare nella consapevolezza che la realtà è ben diversa: le province in quanto Enti di rango costituzionale non vengono soppresse. È evidente anzi che queste vengono indicate come snodo istituzionale fondamentale su materie di area vasta di grande impatto per i cittadini e il sistema economico come infrastrutture, scuole e ambiente. Quello che è in discussione quindi non è provincia si o provincia no ma per quello che ci riguarda la scomparsa della Provincia di Terni.

Una cancellazione per decreto che impone all’Umbria, pur avendo tutte le caratteristiche demografiche e dimensionali per avere due province, così come previsto dalla riforma, la soppressione della sola Provincia di Terni costringendo la Regione a trasferire deleghe amministrative fondamentali ad un nuovo ente con il suo stesso territorio. Un non senso organizzativo oltre che istituzionale, che non giova a nessuno se non a dar fiato al disfattismo di maniera che serpeggia in vasti settori dell’opinione pubblica e soprattutto a chi investe sul sensazionalismo o la protesta come fonte di legittimazione personale o politica.

Pensiamo sia una scelta sbagliata per Terni e il suo territorio, ma soprattutto per l’Umbria e per la sua tenuta futura. Una Regione che nasce e prospera grazie a due poli di riferimento che sono stati e continuano ad essere complementari nelle politiche di sviluppo. La perdita di rango di capoluogo per una città come Terni ha conseguenze per tutto il sistema sociale ed economico umbro. Una città che vanta caratteri unici per la concentrazione di multinazionali, per essere crocevia e snodo di infrastrutture strategiche per l’intero centro Italia, per essere di fatto territorio cuscinetto fra l’interland Romano e una vasta area geografica che si estende fino all’Adriatico Una città di 110 mila abitanti, un sistema territoriale strategico e variegato per caratteri di sviluppo come quello che va dal Comune di Ferentillo al comune di Fabro passando per il narnese amerino, la Centrale Umbra e Orvieto, non possono essere trasferiti per decreto senza che questo sia il frutto di una maturazione politica e culturale che investe tutti i gangli della società Umbra.

Un tema quest’ultimo posto correttamente dal Sindaco di Terni Di Girolamo, in qualità di presidente del Consiglio delle Autonomie Locali e condiviso da tutti comuni umbri e dalla Regione. Purtroppo quanto proposto dall’Umbria è rimasto inascoltato da un Governo più sensibile alle lobby microterritoriali e parlamentari rispetto a chi, seguendo procedure corrette e trasparenti, ha avanzato proposte sensate e coerenti allo sforzo di riforma e semplificazione di cui ha bisogno il nostro Paese a tutti i livelli.

Crediamo sia determinante che il Parlamento si pronunci sulla deroga a quanto previsto dal decreto rispetto alla vicenda umbra. Un silenzio in questo momento verrebbe ricordato dagli umbri come colpevole e illogico in rapporto ad altre scelte molto discutibili che ben poco hanno di tecnico come nel caso di Belluno o Sondrio. Non chiediamo di salvare poltrone, discussione già superata visto che le Province saranno enti di emanazione comunale. Chiediamo di accendere in Parlamento i riflettori su Terni e l’Umbria, in un momento in cui oltre al rango di capoluogo per Terni, si giocano partite delicatissime per il futuro industriale ed economico.

Una regione l’Umbria che, seppur piccola, ha tratto il suo equilibrio dalla ricchezza diffusa delle sue identità territoriali. Tutti i cittadini umbri sanno che qui nessuno li ha mai lasciati soli di fronte alle difficoltà, grazie ad una capillare distribuzione di servizi e ad una classe dirigente amministrativa oltre che politica consapevole della difficoltà di tenere insieme l’esigenza di tagli con quella di mantenere coesione sociale e diritti. Il settore pubblico in Umbria, più che in altre parti, è stato ed è uno dei principali comparti economici e come tale va trattato. Perdere anche solo un posto di lavoro per un territorio come quello ternano in questo momento significa aggravare ulteriormente una crisi dalla quale non si può uscire solo con provvedimenti ad effetto.

Dalla crisi profonda che stiamo attraversando, si esce solo con una rinnovata coesione sociale e civile di cui le istituzioni tutte a partire dal Parlamento devono farsi interpreti senza per forza abdicare a scorciatoie, sicuramente d’impatto ma altrettanto sicuramente dannose e di corto respiro”.

CONDIVIDI
  • Pedrorodriguez84

    Questi sostenitori di Polli & Co. , cioè di quel gruppo di criminali che ha gozzovigliato con la finanza pubblica , si devono rassegnare a scomparire come è giusto che sia.
    Speriamo veramente che il governo ponga la fiducia sullo scioglimento delle province destinate a essere tagliate, così almeno vengono stroncati i residui tentativi di rianimare questi zombi parassiti!!!

  • Rost

    E’ giusto toglire dalla nostra spesa persone inutili, ma per fare bene bisognerebbe sopprimerle tutte……..MA A COSA SERVONO?….DI QYEL POCO  E MALE CHE SI OCCUPANO, NON POSSONO FARLO I COMUNI E LE REGIONI?……..MA?

  • Simone T.

    “…esiziale per la tenuta dell’Umbria”? Ma è veramente ridicolo! Esiziale sì, ma per i politici locali attaccati disperatamente, anzi arrogantemente alle poltrone! La soluzione è semplicissima: lasciare tutti i servizi ai cittadini, lasciare al lavoro tutti i dipendenti, senza paventare chissà quali perdite; eliminare tutte le province, mandare i politici locali a lavorare, anzi a cercare lavoro; diminuire le tasse, anche se di poco; risparmiare qualche centinaio di milioni di euro, anche se i politici diranno che nel totale sono pochi, che sono come un caffè al giorno per ogni singolo cittadino… ma io non lo voglio offrire il caffè ai politici…