La recensione di Gravity, il nuovo thriller spaziale con Sandra Bullock e George Clooney

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locandina-gravityDopo aver riscosso un enorme successo di critica al Festival di Venezia, arriva nelle sale italiane Gravity, la nuova fatica del messicano Alfonso Cuaròn che si è fatto conoscere al grande pubblico con opere quali Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban e il fantascientifico I Figli degli Uomini. A prima vista, anche questo Gravity può sembrare un film di fantascienza. Si tratta invece di un thriller mozzafiato, totalmente realistico, che vede i protagonisti dover lottare per la sopravvivenza e può ricordare film come Open Water e Buried.

Sandra Bullock è una spaventata Ryan, la vera protagonista del film, al suo primo viaggio nello spazio, coadiuvata da Matt, un rassicurante e simpatico George Clooney, alla sua ultima missione. Alfa e Omega, inizio e fine, un legame che assumerà valenza metaforica nel corso della narrazione. Ryan non ha ancora superato la morte della figlioletta e la lotta per la salvezza diviene un simbolico percorso di rinascita, dalla gelida oscurità dello spazio verso la “madre” Terra.

Tutto passa attraverso la virtuosistica regia di Cuaròn esaltata da un 3D totalmente coinvolgente. Gli eventi si susseguono a ritmo sostenuto, senza momenti morti, con lunghissimi e spettacolari piani sequenza da lasciare sbalorditi uniti a riprese in soggettiva. La telecamera si muove dalle spaventose vastità siderali per poi insinuarsi nei claustrofobici moduli spaziali. Gli effetti visivi uniti ad una fotografia sontuosa creano uno scenario altamente suggestivo dove ogni elemento risulta del tutto tangibile e nulla è lasciato al caso.

Il sonoro tiene il pubblico schiacciato sulle poltrone. L’assenza di suono nello spazio con le sole voci degli astronauti attraverso i microfoni e l’inesorabile procedere di alcune sequenze ad alta tensione, con Clooney che si muove su una sedia a propulsione (forse unico elemento fantascientifico del film) tentando di raggiungere la compagna alla deriva, può richiamare alla mente 2001 – Odissea nello spazio. Evocative le musiche di Steven Price. La voce del controllo missione dalla Terra è di Ed Harris, omaggio ad Apollo 13 di Ron Howard.

All’interno di uno dei moduli, in assenza di gravità, il corpo abbandonato di Ryan assume lentamente posizione fetale, come una bambina, cullata da una ninna nanna radiofonica, che si prepara a sfuggire ad un grembo di metallo, attraverso un oceanico liquido amniotico, liberandosi del proprio dolore come di una vecchia, logora e ingombrante tuta da astronauta per riacquistare il suo peso di essere umano. Attraverso Matt, che diviene un’iconica figura paterna, la madre diventa figlia e può tornare al mondo. Un assoluto capolavoro di metanarrativa cinematografica. Impressionante sul piano tecnico, emozionante e commovente sul versante narrativo. Una risalita dagli abissi dell’animo umano tra momenti di oscurità e sprazzi di luce proprio come i misteriosi cieli del cosmo.

TRAILER UFFICIALE:

Fonte: Anime Movie Forever

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