Migliora la salute per chi va veloce

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Il passo deciso e spedito, la facoltà di stringere con forza un oggetto nelle mani, sono segnali importanti per verificare lo stato di salute delle persone più anziane e potrebbero decretare, già dalla mezza età, lo sviluppo futuro di malattie degenerative della memoria ma anche il rischio di infarti. Una ricerca americana spiega infatti come già nel corso di tutta l’età adulta, il rallentamento del passo possa segnalare una propensione della persona a soffrire, in vecchiaia, di problemi a cuore e cervello. Fino a decretare che chi cammina più veloce, finisce per vivere più sano a lungo, sfatando il proverbio che dice «chi va piano va sano e va lontano».

Per arrivare ai risultati, i ricercatori del Boston Medical Center hanno monitorato la salute di 2.400 persone con età media intorno ai 62 anni nel tempo, studiandone malattie e misurandone i riflessi per 11 anni. Tutti, alla partenza, non segnalavano alcun problema medico particolare. In questi anni, il centro medico del Massachusetts ne avrebbe verificato con controlli periodici lo stato di salute. In particolare, facendo attenzione alle reazioni fisiche e ai comportamenti tipici dell’invecchiamento. Per esempio, controllando il tipo di camminata e la sua velocità, per capire se questa era diminuita o meno negli anni. Ma anche verificando il livello della muscolatura, mettendo alla prova i pazienti davanti a un oggetto da stringere con forza nel pugno. Oltre alle prove fisiche, le stesse persone sono state sottoposte a verifiche delle loro condizioni di salute, con controllo del cuore e test della memoria.

Negli undici anni analizzati, intanto solo 79 persone su 2400 avevano sofferto di un infarto o di problemi neurologici gravi. Più in generale invece, come raccontano i primi risultati di una lunga serie che verrà presentata ad aprile nel corso di un congresso medico, chi ha rallentato il passo mostrava una memoria meno attiva. Nello specifico, il rischio di soffrire di malattie neurogenerative o di una qualche forma di demenza (dal morbo di Parkinson a patologie meno comuni) era di 1,5 volte più alto tra quelli che avevano rallentato i ritmi della loro camminata rispetto a chi, seppur invecchiando, aveva mantenuto un passo spedito. E questa falcata più lenta è stata collegata anche a risultati scadenti nei test di memoria e di linguaggio e nella velocità del prendere decisioni anche semplici. Tra gli over 65 poi, chi mostra una maggiore o uguale potenza e forza nelle mani sarebbe esposto a un rischio minore del 42 per cento nel soffrire di ischemie transitorie o infarti.

 

Fonte: Corriere della Sera

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