Nasce Confindustria Umbria dalla fusione di Perugia e Terni: ”Cambiamento storico e radicale”

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confindustriaE’ nata oggi Confindustria Umbria, frutto della fusione delle associazioni di Perugia e di Terni, che riunisce 1.500 imprese con circa 50 mila dipendenti. Sarà operativa dal primo luglio. La costituzione dell’organismo unitario è stata decisa all’unanimità dalle assemblee delle due province. Dopo la firma dell’atto di fusione, Umbro Bernardini ed Ernesto Cesaretti, presidente e vice presidente di Confindustria Umbria in questa fase transitoria, hanno fatto il punto sull’operazione.

Bernardini e Cesaretti hanno spiegato che la nuova organizzazione è “nata per rendere più efficienti i servizi, per essere più vicini alle esigenze delle imprese e per ridurre i costi di gestione”. A definire questo “passaggio storico” come “un primo vero esempio, a livello nazionale, di fusione, per un cambiamento radicale e sostanziale” è stato il presidente Bernardini, il quale ha poi spiegato che in questo modo “può crescere il peso specifico dell’associazione. La nostra forza di rappresentanza – ha detto – aumenta sia verso l’esterno che internamente, visto che ora saremo la voce unitaria di 1.500 imprese. Prima Confindustria Umbria era solo una federazione molto leggera che rappresentava le vere due anime, di Perugia e Terni, mentre ora saremo più forti, più rappresentativi”.

Entro dicembre sarà convocata la prima assemblea elettiva che procederà alla nomina del presidente e del vice presidente con il successivo insediamento del nuovo Consiglio direttivo. Questo sarà costituito dai presidenti delle otto sezioni territoriali in cui sarà articolata Confindustria Umbria (comprensori di Perugia, Terni, Alta Valle del Tevere, Media Valle del Tevere, Eugubino-Gualdese, Spoleto-Valnerina, Foligno, Orvieto). Diciassette, invece, saranno le sezioni di categoria che accoglieranno le imprese associate in base alla tipologia di attività esercitata.

Per la carica di presidente di Confindustria Umbria, il nuovo statuto non prevede l’alternanza tra Perugia e Terni. Secondo Bernardini però “è auspicabile che il prossimo presidente, da eleggere entro l’anno, sia un rappresentante di Perugia e spero che questo sia Cesaretti”. Una sorta di “investitura” per l’ormai ex presidente di Confindustria Perugia.

“Anche per la carica di presidente di Confindustria Umbria – ha sottolineato Cesaretti – dobbiamo cominciare a ragionare non più in termini di Perugia e Terni. Esiste infatti da oggi un’associazione che riguarda tutta l’Umbria e bisogna inevitabilmente pensare in questi termini”. Cesaretti, ha puntato sull’aspetto della semplificazione. “Da tre organismi – ha detto – ne nasce uno che speriamo sia anche da esempio per altri”. Anche per le istituzioni quindi, come ha evidenziato Bernardini. “Per questa fusione dalle istituzioni – ha sostenuto – abbiamo avuto riscontri positivi, soprattutto per il fatto che avere un unico interlocutore non può far altro che migliorare i rapporti, con qualcuno che ci ha anche detto che siamo riusciti a fare quello che loro non riescono nemmeno a pensare”.

Una fusione, secondo quanto ricordato inoltre dal presidente di Confindustria Umbria, che è stata deliberata all’unanimità dalla base associativa. “Che – ha detto Bernardini – si è dimostrata, rispondendo in questa maniera all’innovazione e al rinnovamento, ancora una volta un passo più avanti di chi la rappresenta”. A firmare l’atto anche Antonio Campanile. “Dopo avere superato i pregiudizi e i campanilismi è stato quasi naturale arrivare ad una fusione” ha sostenuto il past president di Confindustria Perugia che ha fatto parte della speciale commissione costituita per il percorso di fusione.

Ora, attraverso questo nuovo soggetto unitario, i rappresentanti di Confindustria sperano che le loro istanze, “quasi sempre poco ascoltate” ha affermato Bernardini, possano essere prese più in considerazione. Tra le principali priorità, quella di “ricreare le condizioni per tornare a fare impresa, affinché le imprese possano tornare a crescere e ad investire, e quindi ad assumere”. “Per far questo – ha spiegato Bernardini – non basta andare alla ricerca di fondi, occorrono condizioni di base oggi assenti”. “Nella nostra regione – ha concluso – il processo di deindustrializzazione è in uno stato avanzato e quando non si campa di industria si campa di qualcos’altro, come ci insegna purtroppo il nostro sud Italia”.

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