Omicidio Vecchione, il marito Giuliano Marchetti condannato a 16 anni di reclusione

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Marianna Vecchione fu uccisa il 23 marzo 2011 nella propria abitazione di via Brodolini con un colpo di fucile. Oggi il marito della 35enne, Giuliano Marchetti, è stato condannato a 16 anni di reclusione. Il 44enne ternano, nel processo svolto con rito abbreviato, doveva rispondere di omicidio volontario. Il pm Barbara Mazzullo aveva chiesto per Marchetti la condanna a 18 anni di reclusione.

Il gup ha anche condannato Marchetti – che rimarrà agli arresti domiciliari – al pagamento di una provvisionale di 150 mila euro a favore della madre della vittima (in quanto affidataria dei due figli della coppia), di 100 mila euro all’ex marito (al quale è stata invece affidata la figlia maggiore della donna) e di 60 mila ciascuno ai due fratelli della 35enne.

Nel calcolo della pena inflitta all’imputato (oggi presente in aula) il giudice ha considerato come unica aggravante quella della coabitazione (escludendo sia la premeditazione, non considerata neanche dal pm in sede di richiesta di condanna, sia i futili motivi), equiparandola alle attenuanti generiche.

“E’ una sentenza che non ci soddisfa” commenta l’avvocato Roberto Spoldi, legale dell’imputato, il quale durante la discussione finale aveva chiesto che si procedesse per il reato di morte in conseguenza di altro reato. “Secondo noi – aggiunge – non c’é stato dolo, ma soltanto la volontà da parte di Vecchione di minacciare la compagna, brandendo il fucile regolarmente detenuto, durante una discussione poi degenerata. Anche le provvisionali ci sembrano esagerate, visto che comunque gli atti sono stati rimessi a un altro giudice per la quantificazione del danno”.

L’avvocato Spoldi annuncia che dopo il deposito della sentenza, previsto in 90 giorni, presenterà ricorso in appello. Lo stesso farà il legale di parte civile, l’avvocato Massimo Proietti. “Non condividiamo questa sentenza – dice Proietti al termine dell’udienza -, che non ci soddisfa nel merito. Abbiamo sempre sostenuto che dovessero essere considerate tutte le aggravanti, tra le quali anche quella della premeditazione, ma evidentemente sia il pm che il giudice sono stati di avviso opposto”.

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