Polizia scopre tre stranieri che percepiscono assegno sociale dall’Inps ma vivono all’estero

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Stranieri che percepiscono l’assegno sociale ma che invece di risiedere stabilmente in Italia, se ne vanno a vivere nel loro paese di origine. Due casi, relativi ad una cittadina indiana e due coniugi albanesi, sono stati scoperti dalla polizia di Terni e denunciati all’Inps.

Tra i requisiti per ottenere e mantenere il diritto alla prestazione di assistenza sociale erogata dall’Inps – che per il 2012 ammonta a 5.577 euro, vale a dire 429 euro mensili ed è previsto dalla normativa per quei cittadini, italiani, comunitari e stranieri che, superati i 65 anni di età, non raggiungano il reddito minimo previsto dalla legge – vi è infatti quello della residenza effettiva, che si realizza con la stabile ed abituale dimora in Italia. In caso di permanenza all’estero per un periodo superiore ad un mese, senza giustificato motivo, la legge prevede la sospensione del beneficio e la revoca qualora l’assenza si protragga per oltre un anno. Regole frutto dell’armonizzazione delle normative europee volte a contrastare il temuto “turismo sociale”.

Proprio nel corso dei controlli finalizzati alla verifica della permanenza dei requisiti presentati da cittadini stranieri per beneficiare di questo tipo di prestazione, gli agenti dell’Ufficio Immigrazione hanno scoperto in questi giorni che una cittadina indiana di 76 anni, residente in centro, era tornata in India da metà dicembre dello scorso anno e non era ancora tornata e i suoi familiari non sono stati in grado dire se e quando l’avrebbe fatto. Due coniugi albanesi, invece, si sono presentati nei giorni scorsi negli uffici dell’Immigrazione, dopo che gli agenti, non avendoli mai trovati a casa nei mesi scorsi, avevano lasciato nella cassetta della posta un invito a presentarsi in Questura. La coppia, 72 anni lui e 67 lei, ha mostrato agli agenti i passaporti, dove non è stato difficile calcolare che negli ultimi due anni gli stranieri erano stati assenti dall’Italia per oltre un anno. I coniugi, accompagnati dal figlio che fungeva da interprete, vista la loro scarsissima conoscenza della lingua italiana, hanno detto di non sapere che bisognasse risiedere in Italia per aver diritto all’assegno.

L’Ufficio Immigrazione ha segnalato le due situazioni alla sede Inps di viale Stazione, per gli eventuali provvedimenti di sospensione o di revoca dell’assegno sociale, mentre continuano i controlli per verificare l’esistenza di situazioni analoghe.

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