Provincia di Terni, Marini: ”Pronti a ricorso Corte Costituzionale”. Le conseguenze della soppressione

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Il 31 ottobre il Governo ha approvato il decreto che riordina le Province italiane e ne cancella 35, tra cui quella di Terni (qui l’articolo). I lavori del Cal e del Consiglio regionale umbro per riequilibrare le Province di Perugia e Terni in modo da permettere a quest’ultima di sopravvivere sono quindi finiti nel cestino. Ora la presidente della Regione Catiuscia Marini manifesta tutta la propria disapprovazione per il decreto governativo e si dice pronta a ricorrere alla Corte Costituzionale.

Corte Costituzionale rinvia decisione. Mesi fa altre 8 regioni avevano già presentato ricorso ma la Consulta, che si sarebbe dovuta esprimere oggi, ha rinviato la decisione. Il presidente della Consulta ha infatti ritenuto di non entrare ancora nel merito di una materia che sta cambiando di nuovo, poiché è ancora in corso di pubblicazione il decreto di riordino. Nel ricorso, le 8 regioni contestavano soprattutto lo svuotamento di funzioni degli enti provinciali. Il rinvio della decisione ha mandato su tutte le furie  il vicepresidente vicario dell’Unione Province italiane (Upi), Antonio Saitta: “E’ successo quello che temevamo: la Corte Costituzionale questa mattina non si è assunta la responsabilità di decidere sul ricorso di ben 8 Regioni italiane che contestavano la legittimità costituzionale del decreto Salva Italia sulle disposizioni legate al destino delle Province. Certamente non è stata casuale la mancata pubblicazione sulla gazzetta ufficiale del nuovo decreto legge sul riordino delle Province, approvato ormai da 5 giorni, fermo nelle stanze del Governo e firmato dal capo dello Stato solo pochi minuti fa”. Per Saitta “il governo è responsabile di un caos legislativo intorno alla riforma delle Province, che ha attuato in meno di un anno attraverso ben tre decreti legge”.

Marini contraria a decreto pronta a ricorso. La Giunta regionale dell’Umbria contesta soprattutto il fatto che il Decreto legge non ha preso in considerazione in alcun modo il percorso svolto in Umbria sia in sede di Consiglio delle autonomie locali, sia di Consiglio regionale e delle indicazioni emerse che, nel rigoroso rispetto di quanto previsto dalla legge “135” (spending review), ponevano la necessità di un assetto istituzionale regionale basato su due aree provinciali.

La presidente della Regione, Catiuscia Marini, ha riferito che “la Giunta regionale intende rilanciare con forza questa posizione ed auspica che in Parlamento, sede di conversione in legge del decreto, vengano fatte valere le ragioni dell’Umbria e di tutta la sua comunità, innanzitutto nel rispetto del percorso istituzionale effettuato, e in considerazione della specificità del caso umbro che non ha equivalenti in tutta Italia. In tal senso – ha aggiunto Marini – chiediamo a tutte le forze politiche umbre con rappresentanza in Parlamento di farsi interpreti della volontà dell’Umbria e delle sue istituzioni”.

La presidente Marini ha quindi sottolineato che “l’esecutivo regionale contesta radicalmente, inoltre, la scelta effettuata dal Governo di prevedere deroghe solo per alcune realtà del Paese e si chiede in subordine al suddetto percorso una deroga per la Provincia di Terni, in considerazione proprio del fatto che solo in Umbria – tra le Regioni nelle quali si verificherà l’esatta coincidenza del territorio tra Regione e nuova Provincia – vi sono le condizioni per il totale rispetto dei criteri (numero di abitanti e superficie) individuati dallo stesso Governo per il mantenimento dell’istituzione provinciale”.

“Qualora, anche in sede di conversione in legge del decreto non dovessero essere introdotte dal Parlamento le modifiche auspicate dalla Giunta regionale – afferma la presidente – la stessa promuoverà ricorso di fronte alla Corte Costituzionale a tutela della legittimità e correttezza del percorso effettuato dal Consiglio delle autonomie locali e dal Consiglio regionale dell’Umbria, nonché delle prerogative di una regione spesso individuata come riferimento di virtuosità e che al contrario vedrebbe minata la sua autonomia, mentre con responsabilità si è impegnata con concrete azioni di riforme istituzionali volte al contenimento delle spese, ma anche – ha concluso la presidente – alla salvaguardia dei servizi essenziali per il cittadino”.

Conseguenze per i cittadini della soppressione della Provincia. Mentre esponenti politici e rappresentanti istituzionali cercano scappatoie o soluzioni tampone (come l’eventualità di stabilire a Terni la sede della Provincia unica dell’Umbria), intanto i cittadini si chiedono quali conseguenze comporterà la soppressione dell’ente provinciale. Insieme all’ente provinciale con buona probabilità saranno tagliati anche gli uffici statali periferici. Il Governo non è ancora entrato nei dettagli, ma questura e prefettura sono a forte rischio di essere accorpate o almeno declassate rispettivamente in commissariato e presidio. Per farsi rilasciare il passaporto, il cittadino ternano dovrebbe quindi recarsi alla questura di Perugia, mentre in alcuni casi la patente dovrebbe essere ritirata nella prefettura di Perugia. Anche il centro per l’impiego di Terni potrebbe essere accorpato con quello di Perugia; stesso discorso per gli Uffici scolastici provinciali e per gli uffici della Motorizzazione. Per i ternani si prospettano quindi molte trasferte nel capoluogo di Regione. Nei prossimi giorni approfondiremo maggiormente le conseguenze che ricadranno sui cittadini ternani.

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