Riordino province, giunta regionale: ”E’ in gioco tutta l’Umbria”. Pdl: ”Non bastano parole”

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“Le decisioni da assumere e a cui l’Umbria non si sottrarrà, non riguardano il mero salvataggio della Provincia di Terni, come più volte emerso dal dibattito pubblico, ma la necessità di operare un riordino complessivo del sistema endoregionale umbro”. E’ quanto torna a ribadire la Giunta della Regione Umbria per bocca della presidente Catiuscia Marini e dell’assessore alle riforme istituzionali Gianluca Rossi. “In questa partita – hanno affermato Marini e Rossi – si gioca il destino dell’Umbria e quindi si dovrà presentare al Governo una proposta di riordino che sia espressione del sentire delle istituzioni e della comunità regionale e che veda il massimo coinvolgimento del sistema delle Autonomie locali e dello stesso Consiglio regionale”.

La Giunta regionale ha inoltre ribadito la propria contrarietà all’idea di un Umbria monoprovinciale, che “ridurrebbe fortemente il carattere plurale della regione e che, in ragione della profonda diversità che questo Ente assumerà rispetto al passato, equivarrebbe a determinare una perfetta e anomala coincidenza tra il territorio e la popolazione di ambito regionale e quello della provincia unificata. Difficile se non impraticabile nell’ipotesi di una unica Provincia in Umbria anche la politica di decentramento regionale, su cui ancora ci sono molti aspetti da chiarire da parte dello stesso Governo. Attualmente, infatti, le Province in Umbria svolgono funzioni trasferite dalla Regione in materia di politiche ambientali, trasporti, urbanistica, scuola, formazione e lavoro, etc. Nel verificarsi dell’anomala condizione di coincidenza dei due ambiti, regionale e provinciale – afferma ancora la Giunta regionale – si svuoterebbe nei fatti il ruolo dell’istituzione provinciale, cosi come è conosciuta, venendo meno lo stesso decentramento”.

Per quanto attiene alla possibile perdita per Terni degli organi periferici di governo, Marini e Rossi hanno infine sottolineato “il rischio di un grave e progressivo indebolimento di tutto il sistema regionale, che rischierebbe un vero e proprio declassamento con effetti evidenti sui cittadini e le imprese umbre e multinazionali”.

A tali dichiarazioni hanno risposto in una nota congiunta i consiglieri regionali del Pdl Raffaele Nevi e Alfredo De Sio: “Apprendiamo che la Giunta regionale ha preso posizione sul riequilibrio territoriale per evitare che ci sia un solo capoluogo di provincia invece che due ed evitare la conseguente disgregazione dell’Umbria. Vedremo se questo verrà accettato dal Governo oppure no, ma intanto è utile che la sinistra si muova per fare quello che non è riuscita a fare in cinquanta anni”.

Per Nevi e De Sio, però, “non basta dirlo, ma occorre che tutti si impegnino concretamente, altrimenti sarà il Pd che ne risponderà ancora una volta alla opinione pubblica e noi non faremo sconti. Il decreto ci dà la possibilità di avere due città di rilevanza nazionale e tutta l’Umbria, non solo Terni, deve collaborare per raggiungere questo obbiettivo. Come al solito però – concludono i due consiglieri – c’é preoccupazione perché il centro sinistra è ancora una volta totalmente diviso e ancora una volta le divisioni potrebbero portare al fallimento dell’operazione”.

 

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  • nicola_ds

     qual è la posizione del PDL umbro, non di Nevi e De Sio, sulla questione province?

  • sergio-65

    Cari ternani Perugia non ha niente da spartire con voi.  La storia lo insegna siamo  vicini ma troppo diversi, un’altra lingua, un’altro modo di pensare, insomma niente in comune. Spero che i comuni interessati al cambio provincia siano intelligenti e capiscano con chi stare. Saluti

    • Bruno

      Infatti la questione linguistica vi differenzia da tutti quei territori che dovrebbero passare nella nuova provincia. Territori “umbri” e non “etruschi”.

  • Gna86

    Caro sergio-65 noi ternani siamo ben consapevoli di non avere niente da spartire con voi!
    Infatti voi siete etruschi, noi discendiamo dalle popolazioni “umbre” che abitavano tutta l’odierna umbria meridionale e parte dell’alto lazio.
    c’ è a ricordarcelo il dialetto, la pizza di pasqua e non la torta ed il diverso modo di pensare.
    Io sono della provincia ternana (risiedo in un altro comune), e sono fortemente grato in quanto umbro alla città di terni che ha dato con le sue industrie per metà ottocento e gran parte del novecento possibilità enormi alle povere genti (semplici contadini) umbre.
    Non scordiamoci di quanti todini, spoletini (senza contare gli abitanti della valnerina tutta) hanno trovato lavoro e “ricchezza” in Terni.
    Io non me lo scordo e rimango indignato dalle parole di rappresentanti dei comuni delle zone appena citate sputare nel piatto dove loro hanno mangiato!!
    Ora, se le nostre industrie non sono riuscite a cementare un rapporto, se viene meno la storia e la cultura che dovrebbe legarci a tutti i territori dell’umbria meridionale, se ci dimentichiamo che la valnerina prende il nome dal nera che attraversa la nostra città, che “lu” lo usiamo noi come lo usano a spoleto, a foligno e a todi, bhè allora non posso far altro che constatare che se cecità c’è nel cuore verde d’italia non è certo da additare a noi…
     
    Distinti saluti