Riordino province, in Regione il Pdl si spacca. Marchesani: ”Spreco di risorse”, Nevi: ”Provincia unica è follia”

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La parola “campanilismo” è destinata a riecheggiare ancora a lungo. Da qui fino alla fine di novembre, cioè fino al termine ultimo per la Regione Umbria di presentare al governo il piano di riordino delle due province per salvare quella di Terni, gli esponenti politici e istituzionali faranno a gara per denunciare l’altrui campanilismo sottolineando invece come il loro agire ne sia privo. La litania è già cominciata nelle scorse settimane con gli incontri e le dichiarazioni degli esponenti del Pd. Oggi è la volta del Pdl che sembra spaccarsi proprio su inconfessabili questioni di campanile.

Ieri il consigliere regionale Pdl Andrea Lignani Marchesani (di Città di Castello la cui Asl sarebbe soppressa con la riforma della sanità) ha bocciato con nettezza l’operazione del riordino: “Mantenere la Provincia di Terni riequilibrando i territori e le popolazioni dei due enti intermedi umbri rappresenterebbe solo l’occasione per far quadrare giochi di potere geopolitici interni al centrosinitra e comporterebbe non una semplificazione ed un risparmio bensì un aggravio di spesa. Inoltre il tentativo di mantenere Terni e di dare la sede della futura Asl sud di Foligno rappresenterebbe un’ulteriore mortificazione per l’Alto Tevere”.

Oggi il capogruppo Pdl a Palazzo Cesaroni, Raffaele Nevi (di Terni) è corso a mettere una pezza a quanto dichiarato dal suo collega:  “Il gruppo del Pdl in Regione non si è ancora pronunciato in merito alla questione del riordino territoriale dell’Umbria. Certamente lo faremo, nei modi e nei tempi giusti, valutando costi e benefici, per il territorio ternano ma soprattutto per l’intera Umbria, di tutte le soluzioni in modo molto laico e senza farsi cogliere dalla sindrome sempre più pericolosa che vedo girare ovunque e che è quella dell’esasperato localismo. Certamente, come prima cosa va letto bene il decreto, vanno capite bene le cose e poi va fatta una scelta condivisa, innanzitutto dalle comunità interessate e dalle forze politiche più importanti. “.

Dopo questa premessa soft che sembra non confermare ma nemmeno smentire quanto dichiarato da Marchesani, Nevi mostra tutt’altro orientamento: “E’ evidente a tutti che siamo di fronte ad un passaggio di non facile soluzione ma occorre provare a costruire un modello di Umbria più forte in cui non ci sia la follia di avere una provincia coincidente con l’intera regione, in cui nessuno si senta ospite. Certamente vanno evitati baratti che non farebbero altro che inasprire i problemi che già oggi esistono e che sono il frutto di anni di gestioni miopi e queste si, campanilistiche, che hanno inasprito i rapporti e minato il senso di appartenenza dell’Umbria. Dobbiamo evitare – conclude Nevi evocando indirettamente lo spauracchio del referendum di Terni con il Lazio – che ci sia un aumento di questo processo che sta dando luogo a veri e propri movimenti centrifughi che tendono a scardinare l’Umbria e che non vanno assolutamente sottovalutati”.

 

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