Saldi estivi a Terni: affari in negativo per i commercianti. Confcommercio: ”Restituire potere d’acquisto a famiglie”

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Chi si aspettava di risollevare i propri affari con l’avvio dei saldi si è dovuto ricredere perchè la crisi continua ad attanagliare il portafoglio delle famiglie e con esso, anche il fatturato delle attività commerciali della città di Terni. Un fenomeno che non è tipico della città umbra, ma dell’intero paese nostrano. Il trend negativo di questa prima settimana di ribassi è in linea con quello nazionale e purtroppo, all’orizzonte, non si vedono schiarite.

A confermare il tutto è il presidente di Confcommercio Terni, Ivano Rulli, che dalle pagine del Giornale dell’Umbria dichiara: “Una stagione che inizia in maniera molto fiacca. Anche a Terni siamo in linea con il trend negativo nazionale, neanche i saldi riescono più a risollevare dalla crisi, ed è sempre peggio: rispetto all’anno scorso abbiamo un meno 20%, non si può più puntare sui saldi per recuperare il fatturato”. Un fatturato sempre più in discesa, che nella stragande maggioranza non permette ai commercianti di coprire i costi fissi, sempre più elevati a causa di una politica finanziaria ed economica, attuata da Roma, votata all’aumento delle tasse per coprire un debito sempre più elevato causato da decenni di imponenti sperperi. Ciò, insieme al sempre più risicato potere d’acquisto delle famiglie, ha portato nell’ultimo anno ad una elevata chiusura delle attività commerciali, anche storiche, come ad esempio Wonderful, che ha definitivamente abbassato le saracinesce in tutti i suoi punti vendita dell’Umbria (4 a Terni).

L’ulteriore conferma di tale tendenza arriva dal numero di aziende iscritte alla Camera di Commercio nei primi mesi del 2012, 254 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precendente, e dalla marea di locali sfitti presenti nel centro cittadino: “I negozi restano sfitti a lungo – prosegue Rulli – non c’è più ricambio, al momento non vedo soluzioni se non quello di sperare che il Governo metta mano a politiche in grado di restituire il potere d’acquisto alle famiglie, altrimenti credo che la situazione continuerà solo a peggiorare”. Famiglie che sono più che mai attente a ciò che acquistano, e nella maggior parte dei casi indirizzano i loro acquisti sui beni primari, anche se il settore alimentari risente anch’esso dell’attuale crisi: “Inutile coprirsi gli occhi con le mani – conclude Rulli – la situazione è chiara, non ci sono i soldi e la gente non fa più acquisti, o meglio, limita al massimo le spese e, ovviamente, ciò che viene subito tagliato sono le spese voluttarie, è evidente che non si eliminano i beni primari, il cibo soprattutto, anche se pure in questo settore le persone tirano la cinghia al massimo”.

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