Sangemini, cordata Norda aumenta offerta ma fissa scadenza, sindacati: ”Il tempo stringe”

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linea-imbottigliamento-stabilimento-sangeminiAlla Sangemini restano soltanto quattro giorni per accettare quella che ad oggi appare come l’unica concreta alternativa al fallimento. L’offerta della cordata capeggiata dal gruppo Norda è stata rafforzata (si parla di un milione di euro in più) per andare in contro alle richieste dell’attuale proprietà ma ora ha una precisa scadenza: il 27 novembre. E’ emerso nell’incontro di ieri tra il prefetto di Terni, Gianfelice Bellesini, sindacati di categoria e rsu dell’azienda.

“Il tempo stringe sempre di più e l’attuale proprietà non può continuare a tenere nel cassetto l’unica offerta che gode al momento dei prerequisiti necessari ad essere presa in considerazione dal tribunale” scrivono in una nota di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil. Per quanto riguarda altre eventuali offerte, sindacati e rsu ribadiscono la propria disponibilità a valutare le carte, ma con la massima trasparenza e celerità. Dall’incontro in prefettura, infatti, non sono emersi elementi che lascino intravedere concrete possibilità alternative.

Il prefetto ha comunque ribadito che qualsiasi proposta deve seguire i canali ufficiali e formali, con tutti i passaggi necessari sia nei confronti della proprietà che del sistema creditizio. “Basta con i giochetti, non permetteremo che l’attuale proprietà porti al fallimento Sangemini” sostengono i lavoratori. “Se ci sono veramente altri soggetti interessati – dicono – che compiano immediatamente tutti gli atti previsti dalla procedura nei tempi necessari”.

Lavoratori e sindacati chiedono anche un immediato incontro con l’assessore regionale Vincenzo Riommi, in quanto “la Regione deve fare la sua parte così come promesso dallo stesso assessore nell’assemblea tenuta in settembre presso il centro congressi della Sangemini”.

Ad agitare le acque emerge infine che il sindaco Leonardo Grimani e il consigliere comunale Gianni Medei sono stati raggiunti da una denuncia, depositata presso la procura di Roma, avanzata dall’imprenditore campano, Francesco Agnello, uno dei papabili imprenditori in corsa per l’acquisto della Sangemini. Le accuse rivolte nei confronti dei due politici sono quelle di turbativa d’asta, calunnia, diffamazione e falso. La denuncia farebbe riferimento ad alcune dichiarazioni rilasciate dal primo cittadino che Agnello avrebbe reputato dannose e in grado di influenzare i negoziati. Per il sindaco le dichiarazioni rilasciate rientrano invece nella normale attività di primo cittadino.

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