Terni, arriva da Roma per vendere cellulari iPhone contraffatti: 20enne rumena arrestata

0

sequestro-cellulari-rumena-polizia-terniEra arrivata da Roma a Terni per vendere cellulari contraffatti: per questo motivo una donna rumena di 20 anni è stata arrestata nel pomeriggio di ieri da una volante della polizia grazie alla segnalazione di un cittadino ternano che poco prima aveva contattato il 113.

Il ternano aveva riferito che due ragazze nomadi lo avevano avvicinato in piazza Bruno Buozzi per vendergli uno smartphone (del valore commerciale di 600 euro) a 200 euro tirandolo fuori dal reggiseno dove lo tenevano nascosto. L’uomo, dopo aver rifiutato l’offerta, ha indicato alla polizia la direzione che avevano preso le ragazze. Dopo pochi minuti, la pattuglia ha trovato una delle due donne che, davanti ad una scuola in via Curio Dentato, stava tentando di vendere un cellulare bianco ad un passante. La ventenne è stata portata in questura per ulteriori accertamenti mentre l’altra ragazza non era presente al momento del fermo e non è stata rintracciata.

Una volta giunti in questura, il telefono che aveva in mano al momento dell’arresto, all’apparenza identico ad un iPhone, è risultato contraffatto come l’altro che la ragazza teneva in un marsupio nascosto sotto un’ampia gonna. Agli agenti ha dichiarato di averli comprati da un cittadino marocchino a Roma per 20 euro e che aveva intenzione di rivenderli a 30. Entrambe le persone avvicinate in strada dalla donna hanno però confermato che la richiesta di denaro era stata decisamente superiore ed hanno sporto denuncia nei suoi confronti. Sotto la gonna, oltre al marsupio, è stata trovata anche una borsa contenente tre anelli, una catenina, e vari accessori per cellulari.

Tutto il materiale è stato sequestrato: entrambi i cellulari avevano lo stesso codice IMEI ed è stato accertato che i monili erano di metallo. Numerosi, invece, i precedenti penali a carico della ventenne: arresti e denunce in tutta Italia, da nord a sud, per la stessa tipologia di reato. Questa mattina è stata giudicata per direttissima, su disposizione del pm Elisabetta Massini, per tentata truffa, vendita o acquisto di cose con impronte contraffatte di una pubblica autenticazione e introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi.

CONDIVIDI