Terni, cantamaggio, Bolletta: “Tradizione che non esiste più, rompere con il passato e rinnovare”

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La festa del cantamaggio, la festa più importante della tradizione cittadina teranana. O almeno forse lo era, dato che non è mistero per nessuno come negli ultimi anni da parte di tutti ci sia stato un netto calo d’interesse e partecipazione.

Per non lasciar morire una festa che sembra insalvabile, l’ex presidente della prima commissione Stefano Bolletta espone una serie di idee in un’intervento fiume, ma anche ricco di spunti interessanti, che riproponiamo integralmente:

“Prima o poi le tradizioni possono finire, anche le migliori, anche le più radicate; la tradizione del Cantamaggio Ternano è già finita tradizione del Cantamaggio Ternano è già finita, forse ce ne siamo accorti e tentiamo di tenerla in vita artificialmente; forse per la paura di non sapere come sostituirla

La tradizione del Cantamaggio è nata attraverso lo svilupparsi dei quartieri della città nelle fasi della sua industrializzazione; le vecchie tradizioni contadine che festeggiavano l’arrivo della stagione delle messi , sopravvissute per secoli, sono state superate e sostituite da un nuovo modello di festa legato alla città.

Per decenni il nuovo Cantamaggio è cresciuto, si è radicato, è diventato patrimonio collettivo, ha costruito senso di comunità; è diventato tradizione.

Il Cantamaggio ternano ha sviluppato anche le identità di quartiere; i gruppi maggiaioli si sono costituiti nei vari quartieri, è nata e cresciuta una sfida fra comunità appartenenti ad una comunità più grande, la città.

Le comunità di quartiere erano protagoniste, si raccoglievano fondi casa per casa per sostenere i costi del carro, si organizzavano feste nelle varie zone, il carro “doveva“ sfilare per tutto il quartiere.

Di tutto questo esiste ormai molto poco e inoltre la serata dei carri non è più la grande festa di popolo che era fino a qualche anno fa; prima è finita la partecipazione alla costruzione dei carri e poi è andata scemando anche la partecipazione passiva alla festa.

La tradizione non esiste più, la manifestazione (la sfilata dei carri) continua a resistere grazie al lavoro eroico dell’Ente e dei suoi volontari; il tentativo di far rinascere la tradizione attraverso la manifestazione è destinato a fallire.

Il Cantamaggio ternano è nato da una rottura, la festa cittadina del maggio che mandava in soffitta le antiche tradizioni contadine; d’altra parte, spesso, le operazioni di rinnovamento passano per momenti di rottura con il passato e forse oggi abbiamo bisogno di un nuovo momento di rottura.

Il Cantamaggio ternano è stato uno dei più grandi eventi della città, sarebbe un peccato farlo morire; io penso che se non si progetta un nuovo inizio assisteremo ad un inevitabile, lenta, morte.

Trasformare la tradizione in un evento di rievocazione storica

Quando le tradizione finisce può iniziare la rievocazione storica; un sistema moderno che molte città in Italia utilizzano per tramandare la loro storia. Fino ad oggi la manifestazione è stata pensata dalla città per la città, la rievocazione storica consente di pensare ad un evento della città per promuovere se stessa dal punto di vista anche turistico.

La rievocazione storica consente di costruire un evento che può fare sistema con altri eventi già presenti nel nostro territorio (La Festa dell’Anello, La Festa di Sangemini, La Festa delle Acque di Piediluco…) e può dare nuova linfa ad altre manifestazioni che si impegnano nella valorizzazione di prodotti e cucine tipici, o nella rievocazione di antiche tradizioni. Un nuovo Cantamaggio può essere il legante per far crescere altri tentativi in corso che provano a valorizzare prodotti tipici come il pane e la pasticceria.

Il processo di progettazione

Nessuno ha la bacchetta magica, nessuno ha la soluzione in tasca, ma ognuno può contribuire con idee suggerimenti. Non si può pensare di chiudere un giorno il Cantamaggio attuale e aprire il giorno dopo con un’altra cosa; può essere un passaggio fatto di tappe programmate che via via trasformino la manifestazione, ma con tempi e obbiettivi ben definiti.

La costruzione di un grande evento di rievocazione storica deve prevedere un serio lavoro di progettazione basato su criteri rigorosi di ricerca storica; vanno assolutamente evitati approssimazioni e pressapochismi, occorrono le giuste competenze per garantire un prodotto di qualità.

Di seguito provo a descrivere alcune idee che potrebbero essere una traccia di lavoro, anche con la speranza di aprire una discussione basata sui contenuti.

In una fase storica della città in cui sembra che tutti vogliano distruggere tutti, forse è venuto il momento di ricominciare a progettare; tutti insieme.

I quadri di rievocazione storica 

Il nuovo evento potrebbe essere fondato sulla costruzione di una serie di quadri di rievocazione.

Si può pensare ad una specie di set cinematografici, aree in cui si ricostruiscono e si mettono in scena storia, costumi e tradizioni.

I quadri ovviamente dovrebbero essere animati da figuranti e potrebbero essere attivati per alcuni fine settimana nel periodo in cui storicamente si è svolto il Cantamaggio. Il periodo storico che andrebbe trattato dovrebbe essere quello che va dalla fine dell’economia contadina all’inizio dell’economia artigianale prima e industriale poi; un arco temporale che si colloca tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. I quadri possono essere allestiti in diverse parti della città, utilizzando vere e proprie porzioni di città, aree pubbliche e locali privati. Possono essere utilizzati piccole parti del centro storico cittadino, aree agricole fuori città, porzioni di antichi borghi esterni alla città.

I quadri possono essere realizzati in modo diverso, possono essere ricostruzioni di sistemi complessi ( pezzi di quartiere o di borgo ) in cui mettere in mostra pezzi di comunità (allestimento di alcune case, allestimento di alcune attività artigianali, allestimento di alcune attività commerciali, si pensi all’antico sistema di bettole); l’idea è quella di far immergere il visitatore, “completamente“, in un’altra epoca.

Gli allestimenti possono anche essere di tipo tematico, si pensi ad esempio alle tradizioni contadine e quindi a set di ricostruzione di veri e propri insediamenti tipici. Possiamo immaginare anche allestimenti che raccontino delle antiche feste religiose, quelle più arcaiche, con i loro riti propiziatori e con i giochi di strada tradizionali. I quadri storici dovrebbero, ovviamente essere datati:, così da poter raccontare le varie fasi della nostra storia.

Gli eventi nei quadri storici

Nei vari spazi (set) di allestimento possono essere progettati una serie di eventi tipici della storia del Cantamaggio e della nostra città.

Solo per fare alcuni esempi:

La tradizionale gara delle canzoni maggiaiole
Rassegne delle antiche canzoni maggiaiole
Rassegne degli antichi canti contadini e operai
Rassegne della poesia in vernacolo
Rassegne del teatro dialettale
Tornei di giochi storici

Anche in questo caso, nel momento degli spettacoli, lo sforzo dovrebbe essere quello di togliere gli “ strumenti” della modernità per offrire un prodotto storicamente rigoroso utilizzando le tecnologie dell’epoca.

La cultura dei prodotti e delle ricette tipiche 

La tradizione e la cultura (“saperi e sapori“) dei prodotti tipici e delle antiche ricette può essere uno degli elementi fondativi del nuovo Cantamaggio. Dando per scontato che i luoghi in cui si consuma il cibo dovrebbero essere accuratamente allestiti secondo rigorosi criteri storici, possiamo certamente immaginare un evento che sia anche promozione della cultura dei prodotti e delle ricette tipiche, anche qui lavorando con rigoroso criterio storico. La ricostruzione di un piccolo sistema delle antiche bettole potrebbe essere la soluzione per gli allestimenti culinari.

Nel quadro del progetto potrebbero essere previsti laboratori per offrire ai visitatori – turisti attività di raccolta e conoscenza dei prodotti (pensiamo alle erbe spontanee..), ma anche attività in cui si impara a cucinare le nostre ricette tipiche. Anche in questo campo il coinvolgimento delle nostre competenze (appassionati e ricercatori, gli studenti dell’alberghiero,ecc .) è fondamentale. Questo è anche un settore che ci consente un valido esempio di messa a sistema dei vari eventi che si svolgono nel nostro territorio.

Solo per fare un esempio ricordiamo che da anni l’Associazione CIAV realizza a Collestatte e Torreorsina eventi di alto valore storico e scientifico che vanno esattamente nella direzione auspicata (Le Stagioni alle Porte del Parco).

Solo per fare altri esempi, ricordiamo come a Terni, all’alba dl secolo scorso si è fortemente sviluppata la tradizione della pasticceria; si racconta che da Roma venivano a comprare le paste di Pazzaglia. Il Pane è un altro di quei prodotti della tradizione contadina che ha visto uno sviluppo forte dell’artigianato, oggi il pane sciapo di Terni è venduto in grandi quantità sul mercato romano. Un evento legato al pane e alla pasticceria può trovare piena cittadinanza nel quadro del nuovo Cantamaggio e divenire evento di promozione delle nostre produzioni tipiche artigianali.

La sfilata dei carri o la rievocazione storica dei carri? 

Come già detto, ci può essere una fase in cui si costruisce il nuovo progetto e si mantengono elementi del vecchio; in questo senso la sfilata del 30 aprile può tranquillamente coesistere almeno per una prima fase, con il nuovo che si va costruendo.
Con il tempo si tratterà di capire se anche la sfilata può essere sostituita o dovrà continuare ad esistere.

Anche in questo caso si tratta di capire se l’attuale evento può essere sostituito da un sistema di eventi di rievocazione.

Si potrebbe per esempio immaginare di utilizzare la costruzione dei carri per ripercorrere la storia del Cantamaggio, ogni anno si potrebbero ricostruire i carri della storia del Cantamaggio da quelli con la “frasca“ a quelli più tecnologici e recenti.

Non più quindi la gara fra nuovi carri ma la ricostruzione (attraverso immagini fotografiche, disegni e progetti d’epoca) dei carri del passato; questo è un lavoro che può ricoinvolgere anche alcuni quartieri. I carri che raccontano la storia del Cantamaggio potrebbero spostarsi in ambiti ristretti nelle zone della città in cui sono allestiti i set di rievocazione storica; gli stessi carri potrebbero essere i palcoscenici su cui si svolgono i vari eventi in programma.

Un unico grande evento di rievocazione storia mettendo sistema altri eventi. 
Un unico grande prodotto turistico ‘Il Festival delle tradizioni’ 

Nel nostro territorio si sono sviluppate a fasi alterne manifestazioni di valore che potrebbero insieme al nuovo Cantamaggio, rappresentare un vero e proprio sistema di eventi di rievocazione storica. Abbiamo già citato Le Stagioni alle Porte del Parco, possiamo citare la festa del pane (opportunamente riprogettata), e sicuramente, una delle più importanti, La Festa delle Acque di Piediluco o il più recente tentativo dei “giochi della Valnerina“.

Se ci pensiamo bene si potrebbe immaginare un progetto che, con le dovute autonomie organizzative, potrebbe presentarsi come un percorso che va da maggio a luglio offrendo appuntamenti diversi uniti da un unico filo conduttore; in questo senso possiamo immaginare la costruzione di un vero e proprio Prodotto Turistico: Il Festival delle Tradizioni.

Un prodotto turistico che potremmo definire anche “il turismo delle esperienze“, una full-immersion in altre epoche; una esperienza turistica in cui il visitatore non guarda “da fuori“ ma “entra“ e vive nell’ambiente storico ricostruito.

Il sistema di alleanze territoriali 

In questo contesto Terni non sarebbe certamente sola: Narni e la Corsa All’Anello, la Festa di Sangemini, le iniziative di rievocazione realizzate in Valnerina.

Questa area dell’Umbria sud potrebbe giocare, tutta insieme, una carta vincente mettendo a sistema i suoi prodotti di rievocazione storica e Terni sarebbe la prima ad allestire un evento di rievocazione storica che non sia di stampo medievale.
Può essere l’occasione anche per cominciare a pensare seriamente alla costruzione di un vero progetto di sviluppo economico in campo turistico che necessariamente dovrebbe essere basato sulla costruzione di nuovi prodotti turistici e sulla definizione di un Prodotto turistico d’area definendone anche (finalmente) il brand name: “Le Terre di San Valentino e il Parco Fluviale del Nera“; ma su questo sarà opportuno tornare in maniera più diffusa.

Mettere a sistema le competenze 

Per costruire un progetto serio il primo rischio che va evitato è quello del pressapochismo; il nostro vecchio luogo comune “è meglio fare qualcosa che non fare niente“ va sostituito dall’idea che se una cosa non è fatta bene è meglio non farla, si rischia solo di distruggere la buona idea.

Per questo occorre mettere al lavoro le competenze, sia nella fase della progettazione che nella fase della realizzazione. Occorrono ricerche storiche e antropologiche, occorrono professionalità adeguate in vari campi, i volontari che costruiscono ogni anno tanti eventi nel nostro territorio possono dare un grande contributo, ma occorre anche mettere al lavoro professionisti ed esperti: occorreranno capacità artistiche specifiche, registi, sceneggiatori, scenografi, costumisti, artigiani, progettisti tecnici, occorrerà il contributo di facoltà universitarie specializzate.

Per evitare pressappochismi è necessario anche un vasto lavoro di formazione dei volontari che dovranno svolgere il lavoro di comparse nella realizzazione nella “esposizione“ dei quadri storici. Il progetto può essere anche una occasione per creare dei percorsi formativi permanenti legati alle necessità della manifestazione, una occasione per tanti giovani di tentare mestieri diversi nella città dell’acciaio; anche una grande occasione per portare a Terni cultura e saperi e farli incontrare con la nostra cultura e i nostri saperi.

Museo diffuso delle tradizioni 

Una operazione di questo genere può lasciare anche tracce permanenti sul territorio, tanti degli allestimenti, pur in forma passiva, possono divenire luoghi di visita anche durante il resto dell’anno; si può immaginare quindi di creare un vero e proprio percorso museale permanente legato alla storia e alle tradizioni della città. Esistono tanti musei diffusi delle tradizioni contadine, noi possiamo fare quello dell’epoca della prima industrializzazione.”

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