Terni, il PSI chiede leggi per la messa in sicurezza del territorio

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Il PSI di Terni torna a chiedere leggi per la messa in sicurezza del territorio tramite le parole del suo segretario provinciale, Rossano Pastura e del membro del comitato comunale di Terni Stefano Picchioni.

“A un anno esatto dal 24 agosto del 2016 che ha sconvolto i territori a cavallo tra Umbria, Lazio e Marche, distruggendo intere frazioni e causando centinaia di vittime, un altro evento di questa natura, questa volta verificatosi a Ischia, ha riportato all’ordine del giorno il problema della prevenzione e dei controlli sui fabbricati, nonché il contrasto al fenomeno
dell’abusivismo”.

“In Italia – hanno proseguito dalla segreteria – 23 milioni di persone vivono in zone classificate ad alto rischio sismico. Nell’ultimo anno solo nel cratere di Norcia sono state oltre 78mila le scosse di terremoto registrate, fra le migliaia, anche quella devastante del 30 ottobre. Eppure sulla coscienza dell’Italia intera grava ancora il peso della prevenzione sismica, della mancanza di un’improrogabile strategia che non si riesce a far propria e a far diventare la risposta a calamità naturali”.

“Dal 2009, anno del tragico terremoto dell’Aquila, a oggi – hanno aggiunto i socialisti – sono stati stanziati 965 milioni di euro per l’adeguamento antisismico di edifici nelle zone a rischio. Ma, secondo la Protezione Civile, non sono ancora abbastanza. Solo per l’edilizia privata servirebbero 300 miliardi di euro e altri 50 per la sicurezza di edifici pubblici come scuole e ospedali, stando ai dati forniti dal Ministero delle Infrastrutture. Secondo l’Ordine degli Ingegneri, invece, intervenire nelle zone più a rischio (zone classificate 1 e 2 e cioè a rischio molto o abbastanza elevato) significherebbe adeguare 12 milioni di immobili dove vivono 23 milioni di persone, lungo tutta la dorsale degli Appennini, fino alla punta della Sicilia. Ma soprattutto si dovrebbero sborsare ben 94 miliardi di euro. Cifre e numeri da capogiro, ma comunque molto inferiori rispetto a quanto si spende per emergenza e ricostruzione”.

Questione, quella della prevenzione sismica, ormai annosa e “spinosa” su cui l’Umbria da tempo lavora. “Uno dei gravi limiti della situazione attuale – hanno sottolineato Pastura e Picchioni – è la scarsa conoscenza dello stato esatto della sicurezza delle abitazioni, della staticità, dei materiali utilizzati, dei suoli e degli effetti degli aggregati edilizi tipici dei centri storici. Pertanto, riteniamo ormai non rinviabile l’emanazione di misure legislative di carattere nazionale e regionale per la messa in sicurezza del territorio”.

La segreteria ternana del Psi rivolge a questo scopo l’invito ai gruppi consiliari regionali affinché “nel più breve tempo possibile, valutino la possibilità dell’emanazione di leggi regionali ad hoc che prevedano l’istituzione di strumenti quali il fascicolo del fabbricato obbligatorio, in modo da selezionare gli interventi (e gli incentivi) con criterio; un programma complesso di intervento sui centri storici e nelle periferie che consenta di fotografare in maniera immediata il livello di sicurezza di un edificio; una classificazione sismica che la Regione utilizzerà poi come base per la mappatura degli edifici esistenti permettendo l’uso dei bonus fiscali per la messa in sicurezza dei fabbricati.

Ancora, un piano da parte dell’Ater regionale per l’individuazione di abitazioni ‘parcheggio’ finalizzate a garantire alloggi temporanei ai nuclei familiari interessati agli interventi di prevenzione sismica, un accordo con gli Istituti di credito per la concessione di finanziamenti ai privati, garantiti dalla Regione”. Dall’esigenza di integrare i diversi provvedimenti di prevenzione sismica, efficienza energetica, riqualificazione urbana e delle periferie, di manutenzione dei beni storici, salvaguardia del territorio si dovrebbero, secondo i socialisti, “individuare – concludono Pastura e Picchioni – le risorse necessarie per l’adeguamento degli edifici pubblici e indicare il sistema di incentivi stabile (‘ecobonus e sismabonus’) per sostenere la spesa dei privati per l’adeguamento degli edifici. Senza
dimenticare gli innumerevoli riflessi economici che un programma del genere avrebbe nei vari comparti coinvolti e chiamati a partecipare”.

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