Terni, scorie a Nera Montoro, Liberati risponde a Italeaf: ”Altri documenti su contaminazione”

0

Controreplica di Andrea Liberati alla società Italeaf in merito alle scorie dell’Ast sotterrati da circa 70 anni a Nera Montoro. La società aveva accusato l’esponente del Movimento 5 Stelle di produrre “allarmismo” ed era entrata nel merito della questione in sette punti. Liberati replica in cinque punti, ribadendo l’esistenza della contaminazione , valutando gli interventi di bonifica realizzati e precisando di non intendere “muovere critica” alla società per gli interventi eseguiti in qualità di esecutore.

Il comunicato di Andrea Liberati:

“Le affermazioni rese dal sottoscritto in merito alla contaminazione del sottosuolo della zona ex Enichem-Nera Montoro sono tutt’altro che infondate, diversamente da quanto sostiene l’impresa Italeaf nel suo comunicato odierno.
Le immagini allegate in questo comunicato sono peraltro di fonte diretta, in quanto assunte presso la Provincia di Terni ex D. Lgs. 195/2005.


1) Lo scrivente non ha mai sostenuto che i rifiuti industriali in loco sepolti siano stati ivi tratti da alcuno degli attuali players e/o proprietari. E’ stato viceversa vergato proprio dal sottoscritto che quei materiali sono lì dagli anni ’40: ciò non vuol dire affatto che non vi sia notiziabilità, giacché la perdita della memoria storica spesso conduce a minimizzare problemi invece plateali (Terni ne è infausto modello), conducendo anche a errori di pianificazione urbanistica che comportano duri contenziosi con i Comuni da parte di quei proprietari che non hanno mai avuto contezza di rifiuti sotterrati, in anni molto risalenti, sui loro terreni. Questo è un problema che Terni dovrà affrontare con serietà.

Dunque si riesce finalmente a sapere che le scorie siderurgiche sono state sepolte ovunque in questi 130 anni nel Sud dell’Umbria: sarebbe ora di compiere una sistematica azione di monitoraggio al riguardo.

2) Si confermano pienamente i dati di contaminazione del sottosuolo (e.g. Fosso Osteriaccia, allegato), peraltro inquinato non soltanto da arsenico, piombo e altri metalli pesanti, ma anche da IPA, così come da legenda acclusa.

3) Quanto ai corpi idrici, 15 pozzi in area ex Europim rilasciano acqua nel fiume Nera in ‘tabella 2’, ex D. Lgs. 152/2006, ma altri 33 scaricano acqua di falda in ‘tabella 3’ ossia assimilabile a ‘scarico su corpi idrici superficiali/fognari’, corrispondenti a scarichi industriali ordinari. L’obiettivo di qualità assegnato dalla Regione è al momento di standard ‘sufficiente’; un giorno, forse, raggiungerà il valore ‘buono’ grazie a future quanto meritorie iniziative progettate in loco e richieste dagli enti competenti. Ciò significa, tuttavia, che l’acqua di falda resterà comunque contaminata fino agli impianti di trattamento: non era forse meglio isolare il sito con tecniche diverse, anziché tentare di asciugare il mare?

4) La fattibilità del masterplan strategico presso il Politecnico di Milano dovrà essere valutato alla luce dei risultati dell’analisi di rischio sanitario-ambientale sito specifica, approvata dagli enti competenti nel 2009. Ciò significa che, se cambiano i parametri dell’analisi di rischio, realizzando e.g. ambienti indoor oppure se i recettori fin qui individuati fossero diversi -con la presenza di bambini, anziché di lavoratori- l’analisi di rischio andrà nuovamente effettuata.
Lo scrivente non è aduso all’applauso massificante, ma tenta di esercitare sempre un adeguato senso critico rispetto a simili iniziative, anche alla luce dei pesanti effetti antropici cagionati dalle attività condotte nei decenni passati in situ.

5) La sostenibilità ambientale degli interventi sin qui posti in essere non è globalmente valutata: infatti nessuno ha finora calcolato i costi ambientali delle misure adottate, né è stata presa in considerazione l’ipotesi di uno sbarramento a monte -solo minimale per il futuro- o di una barriera complessiva attorno all’intero sito in aggiunta a un’operazione di soil washing, così da isolare definitivamente il sito.
Terreni così pesantemente inquinati, infatti, presumibilmente non perderanno la propria carica chimica nel giro di pochi anni: il rischio resta pertanto quello di una bonifica permanente, con un dispendio economico-finanziario ingentissimo sia per il pubblico che per il privato, con un conseguente e pesante stress ambientale.
Solo il tempo potrà dimostrare gli asseriti molteplici benefici di tale iniziativa; e ciò anche in rapporto ai relativi impegni finanziari.

Con ciò non si intende certo muovere critica a chi ne fosse oggi mero esecutore -talora geniale visionario- ma semplicemente indurre la pubblica opinione a riflettere, dati alla mano, sulle conseguenze dell’aver disseminato ovunque i rifiuti siderurgici e, lato sensu, industriali, nei decenni passati”.

CONDIVIDI