Terni, sindaco arrestato, in Consiglio comunale la dura contestazione dei cittadini: “A casa”

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palazzo spadaUna delle più dure contestazioni di cittadini che il Consiglio comunale di Terni abbia conosciuto negli ultimi anni. E’ andata in scena oggi pomeriggio, all’indomani dell’arresto del sindaco Leopoldo Di Girolamo e dell’assessore Stefano Bucari, entrambi esponenti del Partito Democratico.

Fin dall’avvio del Consiglio le tante persone giunte in aula hanno contestato la maggioranza urlando insulti di vario genere ed inviti ad andare “a casa”. Presente anche un cartello con su scritto: “La corruzione costa…”. Ad ottenere lunghi applausi sono invece gli interventi più critici dei consiglieri di opposizione, a prescidere dal partito di appartenza.

Dopo la “minaccia” da parte del presidente del Consiglio di far sgomberare l’aula dalla polizia municipale e l’invito da parte dell’opposizione di mantenere la calma, i toni delle contestazioni si sono abbassati ed il dibattito ha preso avvio con la presentazione di una proposta di mozione di sfiducia da parte del gruppo consiliare del M5S nei confronti del sindaco e della giunta e di una proposta d’atto d’indirizzo presentata da Francesco Ferranti e sottoscritta dai consiglieri del gruppo di Forza Italia.

Nell’atto è tra l’altro scritto: “Considerato che l’amministrazione non può permettersi una situazione di stallo come quella causata dall’inchiesta in corso” si propone al consiglio d’impegnare sindaco e giunta a “fare un passo indietro”, rassegnando le dimissioni e consentendo così alla città “di tornare democraticamente alle urne”.

Anche Enrico Melasecche (IlT) ha presentato una proposta d’atto d’indirizzo con una censura al sindaco e alla giunta e con una sostanziale richiesta di dimissioni per il sindaco e la giunta.

Intervenendo nella prima parte del dibattito sugli atti presentati, Valentina Pococacio (M5S) ha detto che “la notizia degli arresti in fondo ce l’aspettavamo, ma non ci rende certo felici. E’ il segno di una situazione penosa, agonizzante, nella quale la maggioranza e l’amministrazione stanno trascinando la città. Politicamente la maggioranza e la giunta sono finite”.

Paolo Crescimbeni ha detto: “Quanto accaduto ieri è grave ma più grave ancora è il fatto che voi sembra quasi lo riteniate fatto di ordinaria amministrazione; se per voi questo è normale, allora normali non siete voi, siete dei mostri, nel senso latino del termine; abbiamo una giunta parte agli arresti e parte indagata per reati gravissimi e voi non avete il senso del pudore, di alzarvi chiedere scusa e andarvene”. “Tutto ciò – ha proseguito Crescimbeni – è ancor più grave se si considera che avviene alla conclusione di un percorso triennale di disastri causati da questa Amministrazione in campo finanziario, ambientale e contabile”. “Cosa dovrebbe accadere di più per indurvi ad andar via? Questa città non vi vuole più”, ha concluso il consigliere d’opposizione rivolgendosi alla Giunta.

Per Enrico Melasecche (IlT) il distacco dalla città e la perdita di consensi già palesati nella precedente tornata elettorale, è ormai arrivata ai massimi livelli, così come la crisi della città.

Anche per Marco Cecconi (FdI), nella situazione odierna ci sono “responsabilità etiche e politiche prima ancora che giudiziarie”. “E’ stato creato un sistema – ha aggiunto il consigliere – come lo ha definito la procura e a fronte dell’esito di questa situazione non oso immaginare cosa sarebbe accaduto a parti politiche invertite”.Francesco Ferranti (FI) ha ribadito la richiesta di dimissioni affinché – ha detto – la città sia riconsegnata ad una situazione di etica e decoro”.

Thomas De Luca (M5S) nel suo intervento si è soffermato sugli affidamenti di servizi “per i quali si è proceduto spesso non in conformità con le regole amministrative”. “Qualcuno forse immagina che il sindaco Di Girolamo possa diventare un capro espiatorio: non può essere così. Le responsabilità storiche, politiche e mortali di un sistema non si cancellano”.

Il dibattito sugli atti presentati oggi in consiglio comunale è proseguito in serata con l’intervento di Franco Todini (IC). “Dopo gli avvisi di garanzia – ha detto Todini – non aderì alla richiesta di dimissioni per gli assessori, ma oggi si profila una situazione completamente diversa: ci sono misure cautelari molto gravi e una crisi che si riverbera su tutta la città. Oggi l’amministrazione è condizionata dall’azione della magistratura”.

Patrizia Braghiroli (M5S)  ha ricordato, rivolgendosi ai consiglieri del Pd che “onore significa adempiere ad un obbligo, rispondere ad un impegno”. “Ad oggi – ha chiesto – cosa avete fatto rispetto agli obblighi e agli impegni che vi eravate presi? Nulla fino ad oggi. E quindi in questa nuova situazione come pensate di poter andare avanti?”. Perciò la consigliera ha chiesto alla giunta di fare “non uno ma mille passi indietro, riconoscendo di non essere più in grado di governare la città”.

Angelica Trenta (M5S) nel suo intervento ha detto, rivolgendosi alla giunta: “Non siete riusciti a garantire alla città neanche il limite della decenza amministrativa”. “L’azione di governo non è stata rivolta agli interessi dei cittadini, nonostante i nostri numerosissimi atti e le nostre sollecitazioni sull’illegittimità tecnica e politica delle vostre scelte”. La consigliera si è inoltre lamentata del fatto che il vicesindaco non abbia effettuato il proprio intervento in aula all’inizio del dibattito, “come sarebbe stato corretto”. Infine Angelica Trenta ha auspicato di veder rinascere la città, “dopo che l’attuale amministrazione, abbandonando personalismi e questioni di parte, lascerà libero il campo”.

Andrea Cavicchioli presidente del gruppo del Pd, ha iniziato il suo intervento ricordando che “stiamo vivendo una situazione complessa e difficile”. “Tuttavia ho sempre avuto una cultura garantista rispettosa dei principi basilari di uno stato di diritto: non si possono elaborare sentenze preliminari come sta succedendo in questa città. Non si può non garantire la possibilità di difendersi nelle sedi opportune e di difendere la propria moralità. Occorre prudenza, non nella diatriba politica, ma nella volontà di vedere le questioni giudiziarie nel loro complesso e nel loro iter”.

“Sul dato politico – ha detto Cavicchioli –  state tranquilli che non faremo un accanimento terapeutico. In questa consiliatura c’è stato un sostanziale mutamento di atteggiamento su molte questioni. A cominciare dal profilo finanziario a fronte dell’indebitamento eccessivo e delle situazioni di criticità con le quali ci siamo dovuti confrontare. Abbiamo scelto il male minore non solo nell’interesse di questa amministrazione, ma nche di quelle che verranno dopo, con il predissesto leggero, altrimenti avremmo messo in ginocchio questa città. Se questa città sarà amministrata per un anno da un commissario questo avrebbe l’obbligo di fare alcune operazioni, tra le quali la modifica delle modalità del piano di predissesto.
Noi abbiamo cercato prima di tutto di rimettere a posto i conti. Non ho esitato in alcuni momenti a dire che se dobbiamo tirare a campare, è meglio staccare la spina. Oggi però iniziano ad esserci delle inversioni di tendenza interessanti, nella chimica, all’Ast, con la possibilità di utilizzare fondi”.

Saverio Lamanna (Pd) ha detto che “si sbaglia chi pensa che noi siamo il toro da sacrificare”. Ha ricordato che il sindaco Di Girolamo “ha rinunciato per otto anni alla sua indennità: mi sarei aspettato maggiore solidarietà per due persone oneste. Aspettiamo il corso degli eventi che possono anche cambiare. Noi continuiamo a fare il nostro dovere finché il sindaco continuerà a ritenere di chiederci di farlo. Non abbiamo alcuna paura del confronto, tantomeno di quello elettorale”.

A conclusione del dibattito l’intervento del vicesindaco Francesca Malafoglia. “Con riferimento alle vicende giudiziarie in corso  e senza entrare nel merito di esse, in qualità di vicesindaco, per dovere istituzionale e come previsto dalla legge, mi accingo a dare la disponibilità ad effettuare le attività operative per consentire l’erogazione dei servizi e il funzionamento della macchina amministrativa”. Francesca Malafoglia ha specificato che il suo ruolo sarà limitato all’esito degli sviluppi giudiziari e che opererà “in stretto contatto con il consiglio comunale”.

“Comprendo l’amarezza e il disorientamento – ha detto il vicesindaco – ma ribadisco la mia personale convinzione che ci saranno tutte le condizioni per chiarire la legittimità del comportamento del sindacop e dell’assessore Bucari”. Infine il vicesindaco ha detto di comprendere la posizione delle opposizioni “ma chiedo solo il rispetto delle situazioni personali e del principio d’innocenza”.

 

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