Verso la maxiriforma della sanità umbra, Terni: a rischio la Asl, forse salva cardiochirurgia

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La riforma della sanità dell’Umbria comincia a prendere forma. Ieri la giunta regionale ne ha discusso a lungo senza ancora votare atti ufficiali, ma già si intravedono interventi che rivoluzioneranno l’intero settore. Si passerà da quattro a due Asl ma rimane sospesa la decisione sulla dislocazione: certamente ne rimarrà una a Perugia, mentre quella di Terni rischia la soppressione in  favore di quella di Foligno. Tale ipotesi è infatti quella propugnata dall’assessore regionale allo Sviluppo economico Vincenzo Riommi ma che non trova d’accordo Stefano Vinti, assessore alle Politiche della casa. Si è intanto trovato l’accordo su sette linee guida che comportano importanti cambiamenti e profonde riorganizzazioni.

1. Governo della spesa: saranno razionalizzati gli approvvigionamenti di beni e servizi attraverso la centrale unica di committenza. Previsto anche il riassetto della logistica dei magazzini farmaceutici ed economali, e la gestione su base regionale del sistema assicurativo.

2. Riordino servizi medicina del territorio: accorpamento dei punti di erogazione delle prestazioni non decentrabili (vaccinazioni, attività di medicina legale ecc.), centralizzazione delle attività di diagnostica e di laboratorio di patologia clinica, attivazione di un unico pool di senologi lettori per lo screening mammografico, riorganizzazione delle guardie mediche, ampliamento dei posti letto di residenze sanitarie assistenziali attraverso la progressiva riconversione di posti letto ospedalieri di medicina. Andrà avanti con forza l’esperienza delle case della salute che vedrà la collaborazione dei medici di famiglia.

3. Riorganizzazione della rete emergenza-urgenza: prevista già nella seconda metà del 2012 la definitiva attivazione della centrale unica del 118 e la dislocazione territoriale delle postazioni e del sistema del trasporto sanitario.

4. Rete ospedaliera: riorganizzazione delle chirurgie di alta specialità (neurochirurgia, cardiochirurgia e chirurgia toracica) attraverso una evoluzione del sistema che porti a differenziare l’offerta delle prestazioni nelle due aziende ospedaliere. Si tratta di un punto molto importante per Terni, soprattutto per quanto riguarda cardiochirurgia, fiore all’occhiello del Santa Maria, che dovrebbe aver scongiurato il rischio di soccombere in favore del Silvestrini di Perugia. Un’ipotesi che più volte il primario dell’ospedale di Terni, Pardini, ha fortemente criticato mettendo in luce i grandi successi raggiunti e l’alto numero di interventi eseguiti su pazienti provenienti da fuori città e da fuori regione. Dovrebbero rimanere entrambe le cardiochirurgie di Terni e Perugia, differenziate per il tipo di interventi effettuati. Il Santa Maria conserverà inoltre la propria autonomia con il proprio direttore generale. Ci sarà una riorganizzazione delle strutture di chirurgia generale e delle chirurgie specialistiche con lo sviluppo di integrazioni ospedaliere con pool itineranti di professionisti per aumentare l’offerta delle prestazioni che attirano paziente da fuori regione. Sarà potenziata l’offerta di ortopedia a Perugia per accorciare le liste di attesa. Non si parla del nuovo ospedale di Narni-Amelia, nemmeno un accenno.

5. Punti nascita: è prevista la riduzione di almeno due punti nascita (saranno chiusi quelli di Assisi e di Narni).

6. Convenzione Università: prevista una riorganizzazione che comporterà la riduzione di circa il 50% degli attuali dipartimenti

7. Liste di attesa: sarà conferito uno specifico incarico alla direzione regionale della sanità per coordinare un progetto di abbattimento dei tempi di attesa e portarli entro i 180 giorni previsti dalle linee guida ministeriali.

La riforma così delineata mette comunque in allarme Federconsumatori e Confesercenti che continuano a leggere nella riorganizzazione delle alte specialità chirurgiche un rischio per le eccellenze di Terni come chirurgia toracica e cardiochirurgia che potrebbero migrare a Perugia. “Se sarà adottata questa soluzione – sostengono le due associazioni – sarà la fine dell’ospedale di Terni in quanto il ridimensionamento ne comporterà l’inevitabile marginalizzazione con ricavi sempre più bassi e costi insopportabili”.

“Si prospetta poi – continuano – il trasferimento della struttura dirigenziale dell’Asl a Foligno e non si comprendono i motivi di tale decisione, se non una nuova, ma non originale, forma di baratto: il mantenimento del nosocomio ternano svuotato di competenze e professionalità contro la cessione dell’Asl. E’ la vecchia politica di scambio che nulla ha a che fare con i veri interessi della gente. Ancora una volta questo territorio rischia di essere depauperato. Abbiamo cominciato con l’industria, ora rischiamo di venire spogliati delle competenze amministrative, rischio ulteriormente aggravato dalle minacciate chiusure di importanti uffici dello Stato quali Prefettura, Inps, Inail e Privincia, che impoveriranno ancora di più, non solo economicamente, il nostro territorio”.

“In questo quadro catastrofico – concludono Federconsumatori e Confesercenti – i partiti che governano la città continuano a non comprendere la gravità della situazione e si mettono a posto con la coscienza approvando un semplice atto di indirizzo del Consiglio comunale mentre la Regione da venerdì comincerà l’iter legislativo di riorganizzazione senza che ci sia stata una decisa presa di posizione contro tale tipo di riforma. Crediamo che sia giunto davvero il momento di riattivare quelle forme di politica partecipata che possano condizionare le scelte della Regione”.

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