Arresti per rifiuti, Liberati: ”Magistratura umbra indaghi su rapporto tra coop e politica”

Il neo consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati, commenta gli arresti di ieri per truffe sulla gestione dei rifiuti messe in atto nel Lazio ma che hanno interessato Terni. E lo fa chiedendo un passo indietro dei presidenti delle cooperative e soprattutto sostenendo la necessità che le Procure umbre indaghino sui rapporti insani tra cooperative e politica.

Il comunicato di Andrea Liberati del M5S:

“Occorre l’intervento dell’FBI anche per rimuovere la dirigenza di certe cooperative umbre? E’ una domanda che, tra ironia e rassegnazione, tanti cittadini si pongono, osservando attoniti l’inazione di presidenti coop che, giunti all’ennesimo mandato, vanno regolarmente avanti, nonostante da molte Procure –non certo umbre- si susseguano indagini giudiziarie. Indagini che investono alcuni apicali coop e mettono in discussione la regolarità di attività delicatissime per le nostre comunità e spesso per la nostra stessa salute, in un rapporto insano con la Pubblica Amministrazione e le relative risorse pubbliche.

Restiamo adesso in fiduciosa attesa che i presidenti delle cooperative coinvolte nelle ultime indagini facciano un deciso passo indietro a garanzia anzitutto dei propri soci, coltivando viepiù la speranza che (anche) la giustizia in Umbria analizzi in profondità le relazioni pericolose esistenti tra politica e affari, pur in una regione economicamente dominata proprio dall’universo cooperativistico.

Come Movimento Cinque Stelle frattanto insisteremo nel denunciare in ogni sede la gigantesca questione morale che attraversa da decenni la nomenclatura umbra: proprio qui, per scientifica volontà dei vecchi partiti, la rete delle grandi cooperative ha debordato, costruendo indecenti bacini di consenso elettorale sulla pelle di persone non più libere. E, mentre il libero mercato moriva e le piccole imprese venivano escluse da tutto, gli stessi soci lavoratori delle coop sono stati abbandonati al loro precariato e ai propri stipendi da fame, ben diversamente da una dirigenza divenuta scandalosamente facoltosa. Ce n’è abbastanza per chiedersi come mai le Procure umbre non diano la sensazione di agire con l’altrui medesima sollecitudine.

La prima misura -di molte- che occorre adottare è la stipula di un protocollo Regione Umbria-Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) anche al fine di sviluppare un sistema di vigilanza preventiva sugli appalti. Già ci sono accordi con ANAC, come il protocollo Cantone-Zingaretti e il protocollo Sabella-Marino nel Lazio. Facciamo subito lo stesso. Magari un po’ prima che arrivi l’FBI”.

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