Ast, c’è l’accordo sul piano industriale: azienda, sindacati e Governo hanno firmato

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mise presidio (2)Sta per iniziare l’incontro al ministero dello Sviluppo economico tra Governo, azienda e sindacati sul piano industriale dell’Ast. Un tavolo in cui, secondo gli stessi partecipanti, dovrebbe finalmente arrivare la firma dell’accordo. Dopo i passi avanti di venerdì scorso, i presupposti sembrano esserci ma, visti i precedenti, meglio evitare previsioni e pronostici.

In mattinata però sia esponenti politici che esponenti sindacali non hanno nascosto un certo ottimismo. Il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, ha sostenuto che “oggi si possa mettere la parola fine alla vertenza Ast con piena soddisfazione delle parti. Stiamo chiudendo una vertenza molto lunga, dopo molte giornate di lotta che hanno avuto dei costi per i lavoratori e per l’impresa”.

Il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, parlando a margine dell’iniziativa del sindacato alla stazione Leopolda di Firenze, ha detto: “Io mi aspetto che finalmente questa situazione davvero incresciosa trovi una soluzione”. Il segretario di Fim Cisl, Marco Bentivogli, ha affermato: “Oggi dobbiamo fare di tutto per riuscire a chiudere. Le posizioni si sono avvicinate moltissimo nelle ultime ore, anche se restano aperte le questioni sugli automatismi dei licenziamenti sulla preservazione di una parte del salario aziendale e della ristrutturazione che non deve essere pagata dai lavoratori degli appalti”.

FEDERACCIAI Dichiarazioni più forti sono invece quelle del presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, che in una nota sostiene che lo sciopero stia mettendo a rischio il futuro delle acciaierie stesse.

Scrive Gozzi: “Le perduranti iniziative di mobilitazione all’Acciai Speciali Terni stanno causando un enorme pregiudizio alle aziende italiane trasformatrici di acciaio inossidabile, che storicamente hanno fatto affidamento sulle forniture del produttore nazionale di acciaio inossidabile. In particolare, vengono penalizzati i settori dei tubisti e dei rilaminatori, che pure rappresentano storicamente lo sbocco principale della produzione di Terni – con ordinativi superiori alle 400.000 tonnellate/anno (su una produzione italiana di 600.000 tonnellate) -, e che si trovano oggi costretti a ricercare alternative di fornitura all’estero. Rispettiamo la piena autonomia dell’azienda e dei sindacati, tuttavia non possiamo non rilevare che mentre le vertenze si stanno protraendo, e si sta discutendo ormai da tempo se mantenere un forno o due in attività, la situazione si deteriora giorno dopo giorno. La preoccupazione –  prosegue la nota – che come Federacciai per conto delle aziende trasformatrici, esprimiamo è che se la questione non si risolve rapidamente, a breve non ci saranno più nemmeno gli ordini per mantenere acceso un solo forno, poiché, come noto, nel settore siderurgico i grandi utilizzatori devono avere garanzie di fornitura e una volta cambiato il fornitore non si torna indietro facilmente. Il rischio per Acciai Speciali Terni è che quando gli scioperi saranno terminati, l’azienda non avrà più gli ordinativi per poter riprendere il lavoro. In questo senso, riteniamo che forse, una più puntuale considerazione anche del mercato e dei clienti potrebbe aiutare le parti a ricercare un più rapido e condiviso accordo, nell’interesse di tutti”.

Aggiornamento ore 16: L’incontro non è ancora iniziato. Il leader della Fiom, Maurizio Landini, entrando al ministero ha detto: “Siamo qui per ricercare una intesa che rispetti il mandato dei lavoratori. Qualsiasi accordo deve avere il consenso dei lavoratori. I temi sono l’integrativo aziendale, gli appalti, evitare licenziamenti, che si confermino gli investimenti e il piano industriale della durata di quattro anni, per noi questi sono i punti necessari per trovare un compromesso”.

Aggiornamento ore 18,45: Il primo punto, quello relativo ai licenziamenti, è stato superato. Come previsto, sono stati trovati tutti i 290 volontari che hanno accettato di lasciare il proprio posto di lavoro in cambio dell’incentivo da 80 mila euro (61 mila netti). In una pausa della trattativa, lo ha annunciato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. Il sindacalista ha detto: “E’stato raggiunto il numero di esuberi volontari richiesto dall’azienda: 290 persone usciranno infatti con l’esodo incentivato, quindi è stato risolto il problema dei licenziamenti, ora resta il nodo salariale ma speriamo di essere in dirittura di arrivo, crediamo che ci siano gli elementi per chiudere. Il tema del salario è delicato e la trattativa non sarà semplice ma ci sono i margini per chiudere”.

Aggiornamento ore 20,45: Nonostante sia stato superato il problema dei licenziamenti, rimangono ancora altre questioni, la trattativa resta complessa e proseguirà nella notte. Fonti sindacali fanno infatti sapere che l’azienda avrebbe infatti chiesto un’ulteriore cassa integrazione straordinaria per i prossimi due anni a causa della perdita di alcune commesse. Altro problema riguarda la clausola di salvaguardia per le aziende dell’indotto che l’azienda si rifiuta di introdurre. Ulteriori passi avanti sono stati invece compiuti sul fronte dell’integrativo aziendale.

Il segretario nazionale della Uilm, Mario Ghini, rientrando al Mise dopo una pausa, ha detto che “è una trattativa difficile ma noi proviamo a cercare di chiudere: ci sono i margini e penso che, salvo sorprese, ce la si possa fare, non ci sono motivi per un ulteriore rinvio”. Ghini ha anche confermato che l’azienda si è mostrata disponibile a muoversi da 8,1 milioni sull’integrativa aziendale, ma che per il momento è ferma per quanto riguarda la clausola di salvaguardia per l’indotto.

Aggiornamento ore 22,10: La trattativa non sta avanzando. Poco fa, rientrando al ministero dopo una breve pausa, il segretario nazionale Fiom, Rosario Rappa, aveva spiegato che il negoziato è fermo: “I punti che avevamo posto restano, non sono stati sbloccati. Il ministro, Federica Guidi, ha chiesto all’azienda una verifica per questo abbiamo momentaneamente interrotto la riunione. E’ vero però che, oltre alla questione esuberi che appariva già in via di soluzione dallo scorso incontro, sono stati compiuti alcuni passi avanti sul fronte del piano industriale:alcune cose sono state accolte, ora si tratta di vedere i testi”.

La principale divergenza tra azienda e sindacati riguarda la clausola di salvaguardia dei lavoratori delle ditte esterne. Soprattutto su questo sarebbe in corso un faccia a faccia tra Guidi e Morselli.

Aggiornamento ore 01: La trattativa prosegue ma ancora non sarebbero stati sciolti i nodi della discordia. A questo punto il negoziato potrebbe proseguire ancora per diverse ore, magari per tutta la notte, oppure potrebbe essere sospeso e ripreso domani.

Aggiornamento ore 4,40: Prosegue l’estenuante negoziato. Le posizioni delle parti si sarebbero avvicinate ma resta in campo la possibilità che la trattativa possa essere interrotta e ripresa nel pomeriggio.

Aggiornamento ore 6,15: Si registrano ulteriori passi avanti ma la trattativa tra sindacati e azienda va avanti a rilento. Ancora tutti da risolvere i punti della discordia: la clausola di salvaguardia per i lavoratori delle ditte esterne, il contratto integrativo (su cui la distanza tra le parti sarebbe però di lieve entità) e la cassa integrazione (l’azienda, a causa di mancanza di ordini, vorrebbe attivare la cig straordinaria per circa 400 lavoratori, i sindacati ritengono che vada invece attivata la cig ordinaria).

Aggiornamento ore 11: Dopo un’intera notte di discussione, non è ancora arrivato l’epilogo di questa trattativa. Ancora tre i punti su cui non c’è accordo tra azienda e sindacati: clausola di salvaguardia, contratto integrativo e cassa integrazione.

Aggiornamento ore 11,45: I sindacati hanno lanciato una sorta di ultimatum all’ad Lucia Morselli che ora sarebbe in contatto con i vertici di Thyssenkrupp per valutare se vi siano le condizioni per avere il mandato a concludere. Le richieste riguardano sempre i tre punti: l’integrativo salariale, la clausola di salvaguardia per i lavoratori dell’indotto diretto e l’esclusione del ricorso alla Cig straordinaria.

Aggiornamento ore 12,30: Il ministro Guidi, uscendo da un’audizione al Copasir per tornare al tavolo su Ast al Mise, ha detto: “Stiamo avanzando”.

Aggiornamento ore 13,45: Si starebbe avvicinando il momento della stretta finale. Visti i precedenti, resta d’obbligo il condizionale.

Aggiornamento ore 14,45: Ulteriori voci parlano di accordo molto vicino. A quanto pare l’azienda avrebbe accettato di attivare la cassa integrazione ordinaria (e non quella straordinaria) ed avrebbe accolto buona parte delle richieste dei sindacati sul contratto integrativo. Gli ultimi dubbi sembrano riguardare la clausola di salvaguardia dei lavoratori delle ditte esterne.

Aggiornamento ore 15,05: L’accordo è stato finalmente raggiunto. Lo ha annunciato ora il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, uscendo dal Mise: “Tutte le parti hanno firmato l’accordo su Ast”.

Aggiornamento ore 15,15: Bellanova ha commentato: “E’ un bel risultato. Molto faticoso, ma ce l’abbiamo fatta. Siamo alla firma di un accordo unitario siglato da tutte le organizzazioni sindacali, è molto soddisfacente e credo che domani riceverà un alto consenso da parte dei lavoratori che se lo sono conquistati”.

Secondo Bellanova “non ci saranno licenziamenti, ci sono 290 esuberi, tutti con adesione volontaria. È stata tolta dal tavolo la Cig. C’è stato un rinnovo dell’integrativo aziendale e c’è l’impegno che al passaggio di appalto si guarderà prioritariamente ai lavoratori che già lavorano. Oggi possiamo segnare un punto per il rilancio non solo della siderurgia ma anche dei rapporti sindacali che erano molto deteriorati”.

Aggiornamento ore 15,35: Il premier Matteo Renzi, in Aula alla Camera, rispondendo ad una domanda sugli interventi del governo per il miglior uso dei fondi europei per rilanciare l’occupazione, tra l’altro ha detto: “La siderurgia in Italia è cruciale e lasciatemi esprimere oggi la soddisfazione del governo perché è stata chiusa la vicenda Ast”.

Aggiornamento ore 15,40: Intanto trovano conferma alcune voci secondo cui tra gli esodi volontari ci sarebbe anche Andrea Maurelli, l’operaio che aveva messo in atto un lungo sciopero della fame per richiamare l’attenzione del premier Renzi sulla vertenza Ast. Maurelli, ex presidente del consiglio provinciale (eletto nelle fila del Prc, era passato al Pd), era stato contattato da Terni Oggi già a fine ottobre ed aveva negato che avesse deciso di accettare gli 80 mila euro per lasciare il lavoro, sostenendo di aver soltanto “chiesto informazioni”.

Aggiornamento ore 15,50: Secondo le prime anticipazioni dei sindacati, l’accordo raggiunto poco fa è su un piano di rilancio, sviluppo e ristrutturazione su quattro anni che si pone l’obiettivo di garantire almeno un milione di tonnellate di fuso attraverso il mantenimento dei due forni. Tra le altre previsioni, quella per le controllate Aspasiel, Sdf e Tubificio destinate a diventare business unit. Nel nuovo piano industriale anche un piano investimenti, una politica commerciale adeguata, la tutela dei contratti a tempo determinato e degli apprendisti.

Viene anche anticipato che l’accordo sull’integrativo prevede 40 euro per la domenica, la conferma delle attuali maggiorazioni, un’indennità di chiamata 40 euro su volontariato, un premio di 723 euro per tutti legato alle certificazioni Iso, un percorso per garantire la tutela anche dei lavoratori delle ditte terze.

Domani si terranno le assemblee nei vari reparti dell’acciaieria e, a seguire, il referendum per approvare l’accordo.

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