Ast: entro venerdì le offerte di acquisto. La dirigenza pensa ad una sola linea a caldo: 260 posti a rischio

Ci siamo, tra circa un mese le acciaierie di Terni passeranno di mano. Sono quattro i soggetti che, dopo aver fatto visita a viale Brin, sono interessati a diventarne i proprietari e che dovranno presentare entro venerdì prossimo le loro offerte vincolanti di acquisto: si tratta di due fondi privati di investimento, il gruppo siderurgico cinese della Tsingshan e la cordata di aziende formata da Aperam, Marcegaglia e Arvedi.

Proprio la cordata europea sembrerebbe in pole position per l’acquisto dello stabilimento di viale Brin. Secondo le ultime indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore però, l’offerta vincolante non comprenderà il Tubificio (così come auspicato da Outokumpu che vorrebbe mantenerne la proprietà). Si verrebbe a concretizzare il temuto “spezzatino”, da sempre avversato dai sindacati.

I cinesi invece, sempre secondo il Sole 24 Ore, potrebbero non essere più interessati a procedere con l’acquisto. “Non è ancora certo se formalizzeranno l’offerta” ha riferito a questo proposito Markus Moll, managing director di Smr, in un pubblico dibattito, parlando del mercato europeo dell’inox, della situazione dell’impianto di Terni e dell’offerta dei cinesi. Voci che però, al momento, non trovano ulteriori conferme. Anzi, altre fonti riferiscono che Tsingshan ha incaricato una banca di affari di formulare un’offerta ad Outokumpu a cui i finlandesi difficilmente potrebbero rifiutare.

Comunque sia, le offerte presentate dai vari soggetti saranno attentamente esaminate dalla società finnica Outokumpu insieme alla Commissione europea che avrà il compito di avallare il tutto. Ovviamente i finlandesi sperano di incassare più soldi possibili dalla cessione dello stabilimento di Terni visto che dalla fusione con Thyssen-Krupp ci sarà un esborso di denaro pari a 2,7 miliardi di euro. Nelle settimane scorse, per l’acquisto dell’Ast, si è parlato di cifre intorno ai 500 milioni di euro. I sindacati hanno richiesto un incontro con la Regione (ancora non ottenuto) perché prima di scegliere il nuovo acquirente vogliono sapere nel dettaglio il piano industriale della nuova proprietà.

Intanto la direzione dell’Ast starebbe pensando di ridurre la produzione a caldo ad una sola linea. Se ciò si concretizzasse ci sarebbero ripercussioni sui livelli occupazionali: oltre 260 lavoratori diretti potrebbero perdere il posto. Esuberi che potrebbero sommarsi a quelli annunciati circa un mese fa dal piano di razionalizzazione dei costi, attualmente messo in stand-by (qui l’articolo).

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