Ast, istituzioni locali: ”Piano industriale di Tk è irricevibile, solo tagli su lavoratori”

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palazzo ChigiIl piano dell’Ast “è irricevibile”: è questa la posizione delle istituzioni umbre dopo la presentazione del piano industriale da parte della ThyssenKrupp. In particolare ad essere irricevibile è “il costo sociale che si chiede ai lavoratori”: il riferimento è ai 550 esuberi e al taglio dello stipendio pari al 10%. Per la presidente della Regione Catiuscia Marini e per i rappresentanti degli altri enti locali il piano “necessita di sostanziali e profonde modifiche a cominciare dalla questione dell’occupazione e delle prospettive industriali dell’intero sito di Terni”.

Agli incontri a Roma, prima a palazzo Chigi e poi al ministero dello Sviluppo economico, a rappresentare le istituzioni locali c’erano la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, insieme all’assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Riommi, il presidente della Provincia di Terni, Feliciano Polli, e il sindaco, Leopoldo Di Girolamo.

Per i rappresentanti si tratta di un piano che “di industriale ha davvero poco, perché prevede esclusivamente un taglio drastico sia in termini di dipendenti che di salario, scaricando così tutto il costo sociale soltanto sui lavoratori delle acciaierie, in un territorio già duramente colpito in passato da piani di ridimensionamento delle acciaierie e su tutto il sistema delle imprese dell’indotto”. “Peraltro ciò a fronte di un peso del costo complessivo del lavoro all’interno del bilancio di Tk che è assai marginale, attestandosi attorno al quattro per cento. Una sproporzione che è indice di un’assoluta mancanza di strategia industriale da parte di Tk per ciò che riguarda il sito di Terni”.

Aggiungono le istituzioni locali: “A fronte di una impostazione del piano tutta basata su tagli, riduzioni e ridimensionamenti non vi è poi alcuna significativa voce relativa a investimenti che possano, anche in minima parte, supportare le supposte strategie di rilancio di Ast che il management ha in maniera troppo sommaria riferito di voler perseguire. Va ricordato a tale proposito come l’approvazione della Commissione Europea dell’ operazione di retrocessione di Ast da Outokumpu a Tk fosse ‘anche il frutto di rassicurazioni in ordine alla conservazione della potenzialità produttiva del sito, alla realizzazione di investimenti e del necessario sostegno finanziario'”.

Secondo le istituzioni umbre “anche per ciò che riguarda le prospettive di mercato, sia pure in un contesto complicato dalla crisi economica, non sono state evidenziate chiare strategie per aggredire il mercato globale e posizionarsi nei nuovi mercati a maggior valore aggiunto. Manca inoltre completamente ogni impegno finanziario e progetto per sostenere nuovi investimenti in ricerca ed innovazione che sono il presupposto fondamentale per assicurare un futuro di competitività alle acciaierie di Terni”.

Ringraziando il Governo, a cominciare dalla Presidenza Consiglio ministri con il sottosegretario Graziano Delrio, al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, e al viceministro Claudio De Vincenti, per la “ferma posizione assunta a fianco delle istituzioni locali e delle organizzazioni sindacali”, gli enti locali umbri considerano “fondamentale confermare il carattere nazionale di questo confronto” ed hanno sollecitato “un’azione anche in sede europea sia sulle questioni poste dalla Commissione europea in sede di antitrust sia, più complessivamente, sulla politica industriale europea”.

“Auspichiamo infine – concludono Regione, Provincia e Comune – che la questione dell’acciaio, nell’ambito delle politiche europee, sia uno dei temi che caratterizzi il semestre di presidenza italiana”.

BREGA Il presidente del Consiglio regionale, Eros Brega, scrive in una nota: “Il piano industriale presentato oggi da Tk-Ast è inammissibile perché mortifica la città di Terni, l’Umbria, ma più in generale la strategicità della siderurgia italiana. Il progetto presentato dalla multinazionale tedesca mina il sistema della siderurgia del nostro Paese. Oggi ci giochiamo, ancora di più del 2004, non solo la sopravvivenza del polo ternano, ma tutta la credibilità della sistema industriale italiano dell’acciaio. Terni, ancora una volta, è chiamata a fare la parte della paladina, ma la partita non può essere giocata in casa. La questione investe direttamente il Governo nazionale, ma anche i nostri parlamenti europei. L’uno e gli altri sono chiamati a mettere in campo un’azione sinergica in difesa di uno dei centri d’eccellenza della siderurgia. Occorre che la questione sia portata quanto prima sui tavoli di Bruxelles – conclude il presidente dell’Assemblea legislativa – affinché i nostri parlamentari, anche approfittando del semestre di presidenza italiana, possano investire l’istituzione europea della vicenda e far valere le ragioni dell’Italia”.

NEVI Per il capogruppo regionale di Forza Italia, Raffaele Nevi, “il piano industriale presentato oggi da Thyssen Krupp è allarmante perché, come ha affermato il sottosegretario De Vincenti, non è chiaro sulle prospettive. È evidente che si può e si deve discutere se ci sono delle iniziative di razionalizzazione da intraprendere ma tutto ciò deve portare al rafforzamento dell’azienda e non al suo progressivo indebolimento. È questo il punto sul quale non possiamo minimamente derogare perché altrimenti sarebbe come scegliere di abbandonare la produzione siderurgica di qualità. I Governi, a partire da quello Berlusconi, hanno sempre tenuto fermo questo principio che è poi un principio europeo più volte riaffermato dal commissario Tajani e posto alla base del nuovo piano d’azione europea per la siderurgia di recente emanazione. Poiché questo è il punto, questa discussione che si apre con l’azienda – conclude Nevi – a partire da lunedì deve necessariamente avere come protagonista principale il Governo nazionale come fu nel 2004 per il magnetico”.

TODINI Il consigliere comunale Franco Todini scrive in una nota: “Le prime notizie che arrivano dal piano industriale della ThyssenKrupp per l’Acciaieria di Terni non fanno altro che confermare i pessimi sentori dei giorni scorsi. Il sito industriale ternano è un polo d’eccellenza, vale la pena di ricordarlo, non solo in Italia ma anche in Europa. Per questo gli attuali asset produttivi e i livelli occupazionali vanno difesi a oltranza e senza esitazione alcuna. La prospettiva di due anni “e poi si vedrà” non è in linea con l’alta qualità della produzione siderurgica che l’Ast ha sempre saputo garantire. Naturalmente soltanto un piano industriale che preveda riqualificazione manageriale, volumi adeguati ed autonomia della rete commerciale può garantire la sopravvivenza dell’azienda ternana. Ogni riduzione ulteriore della produzione, oltre a provocare una fuoriuscita delle centinaia di maestranze previste, non servirebbe ad efficientare l’Ast, ma avrebbe un effetto domino fino a relegare l’azienda ad un ruolo subalterno sul mercato, sia italiano che europeo. Occorre pertanto che il governo prenda coscienza che senza una politica industriale seria e determinata, da far valere a livello di Commissione Europea, Terni e l’Italia perderanno ancora una volta un asset strategico fondamentale per l’economia del paese”.

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