Ast, Renzi: ”Soluzione vicina se prevale responsabilità”. Lavoratori divisi su sciopero

“Se prevale la responsabilità, siamo veramente vicini alla soluzione a Terni”. E’ quanto ha detto questa mattina il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a margine della firma dell’accordo di programma per la riconversione dell’area Ferriera di Servola sottoscritto a palazzo Chigi. Si tratta di un’altra, pur velata, richiesta ai lavoratori dell’Ast di interrompere lo sciopero, dopo quella esplicita di ieri arrivata direttamente dal ministero dello Sviluppo economico.

E proprio il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, questa mattina, sempre a palazzo Chigi è tornata a chiedere ai lavoratori di interrompere lo sciopero: “Faccio un appello perché prevalga il senso di responsabilità: sento che si può arrivare presto a una chiusura dell’accordo che mantenga l’integrità del sito e dia stabilità ai lavoratori”.

“Il negoziato è ancora aperto – ha proseguito Guidi – ma si sono registrati notevoli passi avanti anche grazie all’azione del governo che ha ottenuto una modifica sostanziale del piano industriale, avanzamento riconosciuto anche dai sindacati”. Le distanze maggiori, ha aggiunto Guidi, ora si registrano “sull’integrativo. Materia che non è di competenza del Governo ma sulla quale il Governo ha deciso di assistere le parti per senso di responsabilità e anche su questo punto si sono registrati degli avanzamenti”. Guidi – “pur rispettando l’indipendenza delle parti” – ha poi chiesto una riflessione, anche considerando “il lungo blocco produttivo” e le implicazioni che può avere sulla futuro commerciale dell’azienda, in modo che si arrivi all’incontro di mercoledì prossimo “in un clima che consenta di chiudere l’ultimo pezzo dell’accordo” e salvaguardare così un’azienda e un sito produttivo “strategico” per l’Italia.

Ieri i lavoratori in assemblea hanno però deciso di proseguire la mobilitazione almeno fino a mercoledì prossimo, data del nuovo incontro al Mise. Una decisione approvata dalla maggioranza, anche se pare che stia crescendo il fronte di chi chiede un ammorbidimento della lotta.

Aggiornamento ore 15: ”Noi i licenziamenti non li firmeremo mai né a Terni, né mai”. Lo ha detto il segretario della Fiom Maurizio Landini dal palco di Napoli dove ha concluso la manifestazione indetta per lo sciopero di 8 ore dei metalmeccanici.

Aggiornamento ore 15,35: La presidente dell’Umbria, Catiuscia Marini, in un’intervista al Tgr regionale, in merito alla decisione di lavoratori e sindacati di proseguire lo sciopero, ha sostenuto che “è ovvio che le modalità con cui si sciopera le decidono i lavoratori all’interno dell’azienda e le organizzazioni sindacali. E’ però altrettanto evidente che oggi stiamo discutendo del merito di una nuova proposta e quindi tutti noi auspichiamo che sia possibile articolare in maniera diversa anche le forme di protesta”.

Per Marini la proposta di accordo sull’Ast che mercoledì torna sul tavolo del ministero rappresenta un significativo passa in avanti, “una modifica sostanziale anche rispetto al piano presentato il 18 luglio. Contiene gli elementi anche più importanti per noi come Regione, come acciaierie, come Terni, in particolare quello dei volumi produttivi e del mantenimento del secondo forno”. Ha inoltre sostenuto che “se non ci fosse stata l’azione del Governo nei confronti dell’azienda, difficilmente noi oggi avremmo potuto discutere nel merito di alcune modificazioni sostanziali”.

Aggiornamento ore 18,25: Anche Fismic ora spinge per una sospensione dello sciopero. In una nota il sindacato scrive: “La lotta dei lavoratori e la mobilitazione dell’intera città hanno permesso di modificare profondamente il piano di sostanziale chiusura annunciato mesi fa della proprietà della multinazionale. Sempre grazie alla loro lotta si mantiene acceso il secondo forno e viene garantita una produzione di un milione di tonnellate di acciaio l’anno; bisogna che questa garanzie vengano ora estese anche alle ditte terze, assicurando anche a loro un futuro occupazionale sereno”. Su queste basi, la Fismic “ritiene che ci siano buone condizioni per concludere, facendo degli ulteriori e piccoli passi avanti sul mantenimento di taluni istituti dei contratti integrativi. Crediamo che l’appello lanciato dal ministro Guidi di richiamare tutti al senso di responsabilità, affinché nella prossima convocazione di mercoledì si giunga alla conclusione di un accordo per i lavoratori, sia assolutamente da condividere e la nostra organizzazione già sta operando ogni sforzo perché questo avvenga”.

Aggiornamento ore 18,30: La divisione tra chi vuole interrompere lo sciopero e chi invece è per la linea dura, inizia ad emergere con più evidenza. In particolare oggi è stata diffusa una lettera di Michele Dettori, un ex Rsu di Ast che si fa carico di rappresentare il fronte di chi vuole ammorbidire la lotta. Questo il suo scritto:

“Dopo varie sollecitazioni pervenutemi da lavoratori che mi conoscono all’interno dello stabilimento come ex coordinatore delle Rsu Tk-Ast della Fiom Cgil, scrivo per diffondere il ‘grido d’aiuto’ delle persone che oggi sono ostaggio della vertenza Tk-Ast. Parlo di ostaggi, perché di questo si tratta, in quanto se è vero che questa vertenza ha esordito con una condivisione quasi totale da parte dei lavoratori, ad oggi la condizione è completamente ribaltata. Nei vari presidi ,di questa situazione, ne sono tutti coscienti, a partire da molti Rsu, ma la mancanza di coraggio delle segreterie sindacali non permette di far emergere l’anima responsabile dei lavoratori che sono pronti a riprendere le attività produttive. Parlo di anima responsabile ma questo non significa rassegnata, in quanto la mia esperienza sindacale mi ha sempre portato a difendere il lavoro, ma per farlo le fabbriche devono essere aperte. Oggi è il momento che emerga il coraggio di quelle organizzazioni sindacali che hanno guidato questa vertenza nell’accenderla, ed ora per responsabilità dovranno farlo per spegnerla. Nelle ultime ore si sono registrate schermaglie anche tra segreterie, che nella vertenza del ‘magnetico’ erano state identificate come ‘i falchi e colombe’. Oggi è il momento che emerga il coraggio di quelle organizzazioni sindacali che hanno guidato questa vertenza nell’accenderla, ed ora per responsabilità dovranno farlo per spegnerla. Ritengo inoltre che oggi ci si trovi ad un bivio, dove ai passi fatti in avanti dall’azienda devono seguire i passi in avanti del sindacato. La mia storia sindacale mi impone di rendere pubblica una mia scelta, maturata durante questi giorni difficili e che è conseguenza degli errori macroscopici che sta facendo l’organizzazione alla quale prima della vertenza versavo il mio contributo della tessera d’iscrizione. Potrei soffermarmi a fare una analisi di tutta la vertenza che personalmente e pubblicamente non ho mai condiviso, ma non penso sia utile a nessuno in questo momento, mentre penso che sia necessario che le segreterie sindacali e le Rsu si adoperino da subito a far esprimere tramite referendum a voto segreto i lavoratori , per uscire dallo stallo e decidere se riprendere le attività produttive , permettendo quindi realmente di difendere il posto di lavoro, il salario, la fabbrica e la città”.

Aggiornamento ore 19: Inizia a farsi più evidente la divisione tra i lavoratori sulla linea da tenere. In queste ultime ore il confronto è più animato e sembra crescere ulteriormente il fronte di chi ritiene opportuno rientrare al lavoro. Per questo, per domenica mattina, è stata fissata la riunione delle rsu.

Per Claudio Bartolini della Fim Cisl “gli umori sono contrastanti, di fronte all’emergere di queste contrapposizioni una valutazione tra le segreterie dovrà essere fatta”. Per Daniele Francescangeli dell’Ugl metalmeccanici “passi in avanti nella trattativa ci sono stati, ma l’accordo ancora no. Per cui né Renzi né la Guidi possono spingere i lavoratori a fare qualcosa di diverso da una lotta che finora ha pagato. Saranno gli operai a decidere se mantenere lo stesso peso della lotta o trovare altre forme”.

Ai presidi, nelle ultime, i toni si fanno più accesi, benché la voce più forte sembra essere ancora quella di chi spinge per proseguire lo sciopero. Un operaio ha dichiarato: “Questa mattina ho assistito a una discussione tra alcuni colleghi e 150 persone, sia operai che impiegati, che vorrebbero rientrare in fabbrica. Forse non hanno capito che se molliamo la presa ora la trattativa ripartirà da zero. E visto che Renzi parla tanto di Terni venga almeno una volta qua”. Altri aggiungono: “Noi siamo responsabili ma non ci fidiamo delle aperture fatte dall’azienda lo sciopero deve continuare”. Secondo un altro lavoratore “la lotta è stata sempre democratica e pacifica e ha pagato, quindi bisogna proseguire”.

Sul fronte opposto, invece, poche le persone che si espongono direttamente nel sostenere la tesi del rientro al lavoro ma le loro ragioni sono contenute nella lettera di Michele Dettori (riportata in questo articolo, poco sopra).

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