Ast, sindacati: ”I tagli di Thyssen sulle spalle dei lavoratori più deboli”

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Ast (3)I lavoratori dell’indotto non possono essere la valvola di sfogo delle tensioni che la politica di ThyssenKrupp su Ast sta generando dopo l’accordo del 3 dicembre. La multinazionale sta portando all’estremo la sua strategia di contenimento dei costi sugli appalti e, a catena, le ditte appaltatrici, pur di non perdere commesse vitali, scaricano sui lavoratori tutto il peso degli sconti imposti. La conseguenza, già ben visibile, è la perdita di posti di lavoro, oltre all’abbassamento di salari e diritti attraverso una modifica dei contratti applicati. E’ la posizione di Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria e di Terni che, di fronte a questa situazione, sono pronti ad “aprire una vera vertenza dell’indotto di Ast”. I sindacati lo hanno espresso oggi nel corso dell’attivo dei delegati dell’indotto delle acciaierie ternane che si è svolto nella sala degli edili di Terni.

Un mondo complesso quello dell’indotto di Ast, fatto di almeno 1500 lavoratori (non si conosce un numero preciso per la difficoltà di penetrare a fondo un universo molto articolato, composto anche da tantissime piccole e piccolissime realtà) che sta attraversando una fase di grande difficoltà. “La gestione dell’accordo del 3 dicembre su Ast, che era l’unico accordo possibile – hanno spiegato i sindacati nel corso dell’iniziativa – sta comunque generando effetti negativi sugli appalti in termini di volumi e occupazione. Le nostre organizzazioni hanno già denunciato la perdita di posti di lavoro, almeno un centinaio quelli accertati, ma se non si inverte la tendenza le cifre sono destinati a crescere”.

Nei numerosi interventi, i delegati, tra i quali anche diversi migranti, presenti in gran numero nel sistema dell’indotto Ast, hanno sottolineato la gravità della situazione: “Gli sconti selvaggi richiesti da Thyssen alle ditte dell’indotto attraverso il ricatto ‘o accetti o sei fuori’ stanno ricadendo sulle nostre spalle. Molte aziende hanno già messo mano ai contratti, altre ai licenziamenti”. “Basta guardare quello che è successo alla portineria ‘Serra’ (quella riservata ai lavoratori delle ditte terze, ndr) – ha detto uno dei delegati intervenuti – dove fino a qualche anno fa c’era una fila interminabile, mentre oggi in un minuto si riesce ad entrare”.

Di qui la necessità di un’azione compatta dei lavoratori (significativa a riguardo la presenza dei delegati di Tk-Ast all’attivo) e dei sindacati, per pretendere, in primo luogo, il rispetto di quanto previsto dall’accordo del 3 dicembre: accordo sottoscritto da tutte le istituzioni, dal governo, alla Regione, agli enti locali – hanno ricordato sindacati e lavoratori – e che prevedeva garanzie anche per il sistema degli appalti, in termini di ricollocamento e formazione. “Ad oggi quegli impegni sono rimasti sulla carta”, è la denuncia di Cgil, Cisl e Uil, mentre sul versante delle imprese “è assordante il silenzio delle associazioni datoriali, che dura ormai da anni”.

Chiamare le istituzioni alle proprie responsabilità rispetto agli impegni sottoscritti, “costringere” le associazioni delle imprese a confrontarsi sul sistema complessivo degli appalti, continuare il percorso in prefettura per monitorare anche le ricadute in termini di legalità sul territorio: questi i punti fondamentali della vertenza che Cgil, Cisl e Uil, attraverso il coordinamento delle Rsu/Rsa dell’indotto Ast, intendono portare avanti, pronte a mettere in campo “qualsiasi iniziativa si renda necessaria, a partire da una manifestazione sotto la Regione”.

“Il fatto che oggi siano qui insieme lavoratori metalmeccanici, dei trasporti, dell’edilizia, del commercio, della cooperazione – ha osservato nel suo intervento conclusivo Mario Bravi, segretario generale della Cgil dell’Umbria intervenuto anche a nome di Cisl e Uil regionali – è già un elemento importante e non scontato. Per questo Cgil, Cisl e Uil regionali hanno il dovere di dare seguito a questa iniziativa, non solo per l’enorme importanza che il sistema Ast riveste nell’economia umbra (20% del Pil), ma per sanare una contraddizione: tutti, a partire dal governo, esaltano l’accordo del 3 dicembre, frutto di 40 giorni di sciopero e mobilitazione dei lavoratori delle acciaierie, come una medaglia da lucidare, poi però quando si tratta di tradurre in fatti concreti tutte le cose che l’accordo prevede, vediamo un ritardo e un’inerzia inaccettabile. I lavoratori degli appalti non sono invisibili – ha concluso Bravi – e il nostro impegno sarà quello di chiedere alla presidente Marini un incontro immediato per fare chiarezza sulle azioni concrete che la Regione intende mettere in campo da subito per rispettare gli impegni presi. E senza risposte, sarà mobilitazione”.

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