Ast, salta il tavolo al Mise, nessun accordo tra Tk e sindacati. Spettro dei licenziamenti

E’ il peggior esito possibile: tra azienda e sindacati non c’è nessun accordo sul futuro dell’Ast. Il tavolo al Mise è saltato, la trattativa è fallita. A questo punto si parla già di lettere di mobilità pronte ad essere recapitate ai lavoratori. Una situazione pesante, complicatissima, su cui rimangono accese poche speranze, tutte concentrate in una bozza di accordo del Governo, una specie di riassunto, su cui le istituzioni locali auspicano di poter tornare a discutere.

La proposta del Governo formulata nella notte, che si avvicinava non poco a quella avanzata il primo ottobre scorso da Thyssenkrupp, è stata rifiutata sia dai sindacati che, più sorprendentemente, dall’azienda. Sembra addirittura che la chiusura dell’ad di Ast, Lucia Morselli, sia stata totale. I successivi disperati tentativi di trovare un accordo in extremis sono naufragati nel giro di poche decine di minuti. Si è quindi arrivati alla rottura definitiva.

Ora c’è massima preoccupazione per le conseguenze di questo drammatico epilogo. Infatti secondo quanto affermato un mese fa (in occasione del lodo del ministro Guidi), l’azienda potrebbe ora ripristinare e mettere in atto il piano industriale lacrime e sangue, quello presentato il 17 luglio scorso che prevede circa 550 licenziamenti, tagli draconiani ai salari, la chiusura di un forno fusorio entro il 2016, l’azzeramento della contrattazione collettiva. Il Governo ha comunque chiesto all’azienda di evitare atti unilaterali: in sostanza ha chiesto di non inviare le lettere di messa in mobilità.

Attualmente è davvero difficile vedere spiragli o intravedere un possibile salvatore. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ci ha già messo la faccia (perdendola): soltanto l’altro ieri aveva sostenuto la necessità di salvare le fabbriche di Terni, Termini e Taranto. Ed aveva anche fatto trapelare un suo miracoloso intervento telefonico che venerdì scorso avrebbe scongiurato il fallimento del tavolo. Per quest’ultima trattativa aveva inviato il sottosegretario Graziano Delrio: a dar manforte al ministro allo Sviluppo economico Federica Guidi e per manifestare in modo netto e chiaro che l’accordo per il futuro dell’Ast era una priorità del Governo. Tutto inutile. Un fallimento pressoché totale. Rimane accesa solo una fiammella, una bozza di accordo del Governo, a cui fanno riferimento le istituzioni umbre appellandosi a Thyssenkrupp.

ISTITUZIONI UMBRE In una nota congiunta, la Regione Umbria, la Provincia e il Comune di Terni scrivono: “Prendendo atto del mancato raggiungimento dell’intesa sulla bozza di accordo per la vertenza Ast di Terni predisposta dal governo, ringraziano l’esecutivo per la paziente opera di mediazione svolta al fine di raggiungere un accordo che responsabilmente tenesse insieme la prospettiva industriale del sito siderurgico ternano e la tenuta dei livelli occupazionali, alla luce di istanze emerse nel corso di queste lunghe settimane di confronto. Regione Umbria, Provincia e Comune di Terni esprimono altresì l’auspicio che i contenuti della bozza di accordo elaborata dal governo possa comunque rappresentare la base consolidata per poter continuare il percorso intrapreso e rivolgono un invito pressante a tutte le parti, e soprattutto all’azienda, affinché in questa delicatissima fase del confronto si tenga comunque aperto il dialogo e non si assumano atti unilaterali che rischierebbero di pregiudicare gli sforzi fin qui compiuti, oltre che ‘alzare’ inutilmente la tensione sociale”.

In mattina l’azienda ha spedito ai lavoratori le lettere di messa in mobilità, clicca qui per leggere l’articolo.

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