Aumento stipendi dirigenti Asl, Panella: ”Notizie false, difenderemo la nostra reputazione fino in tribunale”

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Toni non certo pacati quelli usati dal direttore Asl4 Vincenzo Panella per replicare alla accuse rivolte dal consigliere comunale Leo Venturi che aveva denunciato un aumento spropositato ed ingiustificato del suo stipendio  e di quello di altri due vertici (Filistauri e Pirola).

Per il consigliere di Terni Oltre, l’aumento complessivo per i tre direttori nel 2010 ammontava a 69mila euro circa, di cui 23.855 solo per Panella che in questo modo percepirebbe la bellezza di oltre 223mila euro annui.

Nella conferenza stampa indetta ieri, insieme agli altri due direttori, Panella tende a rettificare i dati riportati dalla stampa locale: “Si tratta di cifre fantasiose, prese non si sa da dove, di vere e proprie menzogne e mascalzonate, quelle uscite sulla stampa locale e amplificate da altri soggetti imbastite nei miei confronti e dei miei collaboratori. E’ come se facessero credere che con il risparmio ottenuto da questi tagli alla povera gente, io e i miei collaboratori ci fossimo aumentati lo stipendio. Chi ha fatto tali accostamenti ne risponderà in tutte le sedi opportune. Su questo non si transige. E’ una questione d’onore”.

Un Panella battagliero quello presente in conferenza stampa che tende a rimarcare il fatto che i dati comparsi nei giorni scorsi non sono veri: “Il contratto d’opera che io ho firmato nell’agosto 2009 indica l’importo annuale lordo del mio stipendio che è di 132.212 euro, mentre quelli degli altri due direttori è di 105.770 euro lordi l’anno. Non solo. Il mio contratto è stabilito dalla normativa nazionale e regionale ed è uguale a quello dei direttori delle altre 6 aziende sanitarie. Ed è fermo dal 2001, senza alcun aggancio con la rivalutazione inflattiva. Anzi, tempo fa la Regione stessa ha deciso di abbassare la retribuzione del direttore generale”.

In conclusione, il direttore dichiara che difenderà la sua reputazione e quella dei suoi collaboratori fino in fondo: “Su questo noi andremo fino alla morte per difendere la nostra onorabilità e reputazione, trascinando in tribunale chi di dovere. Siamo di fronte ad una vera e propria campagna diffamatoria che, del resto, non è iniziata oggi”.

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