Autovelox, parcheggi e pubblicità: le migliaia di multe sono un aggressione ai cittadini di Terni

Autovelox, divieti di sosta, pubblicità irregolari. La recente raffica di multe da il senso di una città trasformata in un percorso ad ostacoli, in una gincana dove ogni minimo errore costa al cittadino una pesante sanzione. È l’immagine di un’amministrazione predatoria, all’affannosa ricerca del tagliando mal posizionato, delle vetrine non in regola, dei decibel di troppo nei locali, del parcheggio impreciso.

La parola delle ultime settimane è stata “equità” ma a Terni questo concetto non ha fatto breccia: esiste qualcosa di più iniquo di decine di migliaia di multe erogate a casaccio? L’autovelox non distingue tra ricco e povero, tra precario e privilegiato. L’autovelox punisce, è vero, chi guida in modo spericolato. Ed è un bene. Ma più spesso colpisce il guidatore soprappensiero che oltrepassa appena il limite di velocità e non crea alcun pericolo. Colpisce chi recandosi a lavoro distoglie lo sguardo dal tachimetro. Chi andando a prendere i figli da scuola non si accorge di 6 km orari di troppo. Altro che equità, 2mila multe in 48 ore sono un attentato al civile vivere comune. E c’è chi ipotizza che in quasi due mesi siano state scattate circa 20mila foto.

Dopo la devastazione della macchinetta in Viale dello Stadio da Palazzo Spada si sono affrettati ad annunciare l’installazione di telecamere di sorveglianza per scongiurare altri atti vandalici. È una scelta miope: blindare gli impianti autovelox rischia seriamente di incanalare  la rabbia dei multati verso altri obbiettivi. È invece urgente ripristinare un rapporto di rispetto e fiducia reciproca tra amministratori e amministrati. Questo non significa chiudere gli occhi di fronte a problemi seri e drammatici come l’alta velocità e gli incidenti. I cigli delle strade sono pieni di fiori, targhe commemorative e foto in bianco e nero di giovani morti in auto o sulla moto. Per le vie di Terni se ne contano a decine ed è uno spettacolo avvilente. Un vero strazio.

Un box speedcheck

Una soluzione orientata più alla sicurezza e meno a svuotare il portafogli dei cittadini sarebbe stata l’installazione di box speedcheck. Sono quelli già installati in viale Trento e in via Campomicciolo, capaci di dissuadere dall’alta velocità ma anche di evitare brusche frenate e tamponamenti che invece avvengono all’altezza dei classici autovelox: essendo dislocati in tutto il percorso stradale, spingono l’automobilista ad uniformare la velocità per l’intero tratto. Hanno inoltre il pregio di graziare qualche umana distrazione (ma data l’alta visibilità di quei scatoloni arancioni c’è da aspettarsi sarebbero poche) poiché non sono sempre in funzione ma vengono saltuariamente attivate dalla polizia municipale. Per verificarne l’efficacia basta transitare per le strade dove sono già installate: sarà facile constatare come la grandissima maggioranza degli automobilisti rispetti i limiti.

Ci sarebbe da stendere un velo pietoso sulla vicenda delle circa 700 multe comminate agli esercenti “colpevoli” di irregolarità delle vetrine, rei di non aver comunicato all’Ica (società incaricata dal Comune alla riscossione dell’imposta sulla pubblicità) l’esposizione di alcune scritte pubblicitarie. In questo caso la protesta dei commercianti ha aperto gli occhi agli amministratori che hanno riparato annullando le sanzioni. Tutto bene quel che finisce bene potremmo chiosare. In realtà operazioni di questo tipo creano inevitabilmente una sorta di terrore psicologico nei confronti di una burocrazia elefantiaca ed invasiva. Una perenne ansia da marca da bollo non tollerabile in questo periodo di depressione economica.

Emblematica anche la vicenda di Largo Manni. Il parcheggio del nuovo mercato coperto somiglia al formaggio per il topo: una trappola. È davvero difficile immaginare un automobilista che, alla disperata ricerca di un parcheggio, non sfrutti un piazzale come quello adiacente il mercato coperto. Con una rapida valutazione si rende conto che l’automobile non intralcerebbe il traffico ne sarebbe d’impiccio per operazioni di carico e scarico. A quel punto è come porgere un piatto di spaghetti fumanti ad un affamato ed apporre un cartello che vieta di masticare. Tra l’altro il divieto di transito che campeggia all’entrata può lasciare il dubbio all’automobilista – che non porta il codice della strada in tasca – che non venendo beccato al momento dell’entrata non sia poi punibile per la sosta.

Se il Comune continuerà a dare l’impressione di voler far cassa ad ogni costo, anche tendendo imboscate ai cittadini, potrebbe trovarsi nell’inquietante situazione di dover arginare la rabbia e gli atti vandalici disseminando telecamere in ogni angolo buio della città. Uno scenario che può essere evitato applicando una minima dose di buon senso da parte di chi siede sugli scranni più alti di Palazzo Spada.

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