”Bancarella dei disoccupati” a piazza Europa. ”Il Comune aiuta solo gli extracomunitari”

Mario, Stefano, Miriam e Devid: quattro storie diverse accomunate dalla difficoltà di lavorare e vivere dignitosamente. Dopo tante peripezie e problemi ora hanno intrapreso l’attività di venditori ambulanti mettendo in piedi la “bancarella dei disoccupati”. Trascorrono mattina e pomeriggio a piazza Europa, nei pressi della farmacia Mariani, vendendo oggetti di ogni tipo recuperati dalla cantina o regalati da persone che non li utilizzano più.

C’è davvero di tutto a prezzi modici: orecchini, portachiavi, giocattoli per bambini, cd originali di musica italiana, straniera e da ballo, oggetti per la cucina, soprammobili, una scacchiera, un telefono fisso. In vendita anche occhiali da sole di vari modelli, anche degli anni ’60 e ’70, occhiali da vista, torce elettriche ed altri articoli che di giorno in giorno accrescono il loro “catalogo”.

Si arrangiano e raccontano che “le persone si fermano, acquistano qualcosa e ci lasciano qualche euro e riusciamo a racimolare i soldi per vivere alla giornata”. Nelle loro parole c’è però delusione e amarezza. Racconta Miriam che 3 anni fa è stata licenziata dalla casa di riposo dove lavorava come infermiera. Un incidente sul lavoro le aveva causato gravi danni alla schiena: due ernie ed una vertebra che è costantemente a rischio rottura. Per Miriam è proprio la ridotta capacità lavorativa dovuta all’infortunio la causa del licenziamento che reputa ingiusto: “Ho fatto vertenza ma purtroppo la legge è sempre dalla parte del più forte”.

Per i problemi alla schiena non le hanno riconosciuto nemmeno l’invalidità: “Mi hanno detto che sono operabile e non mi spetta alcuna pensione. Un medico mi ha però sconsigliato l’intervento chirurgico ritenendolo pericoloso”. Si è quindi trovata a scegliere tra rischiare un’operazione che potrebbe lasciarla inferma e la disoccupazione senza reddito. A quel punto ha cercato lavoro un po’ ovunque “ma preferiscono assumere gli extracomunitari. Mi sono rivolta anche al Comune e non ho trovato alcun aiuto. Nemmeno la casa popolare mi hanno dato, l’hanno data a dei nigeriani. Il Comune aiuta solo gli extracomunitari”.

Stefano è il marito di Miriam, insieme hanno un figlio di 17 anni che studia. Fino all’anno scorso Stefano lavorava nell’edilizia, ma anche lui ha avuto un problema di salute che ora non gli consente di essere più a contatto con la polvere. “Mi sono rivolto alle agenzie interinali – racconta – ma assumono solo ventenni. Così ho preso la licenza da ambulante”. Anche lui parla di una disparità di trattamento tra italiani ed extracomunitari: “Qualche settimana fa avevo regolarmente allestito la mia bancarella in via XX settembre, rispettando i giorni e gli orari in cui quell’area rimane libera. Dopo una mezz’ora è però arrivato uno straniero che ha chiamato i vigili ed io sono stato costretto ad andarmene lasciando il posto a lui”.

Fa impressione ascoltare gli sfoghi di chi si sente emarginato in favore di incolpevoli extracomunitari. Sembra la premessa di una drammatica “guerra tra poveri” in cui le fasce sociali più svantaggiate si ritrovano a contendersi spazi e diritti, mentre si manifesta giorno dopo giorno l’incapacità politica, nazionale quanto locale, di garantire tali diritti a tutti.

“Non voglio andare a rubare, sono una persona onesta e per questo mi sono unito a loro come venditore ambulante”. Devid ha 32 anni e nel 2008 ha avuto un brutto incidente stradale. “Ero fermo ad uno stop – racconta – ed un ubriaco, procedendo contromano, mi è venuto contro frontalmente. Mentre si avvicinava ho lampeggiato e suonato ma inutilmente”. Lo schianto deve essere stato davvero forte a giudicare dai danni riportati dall’incolpevole Devid: “Il femore della gamba destra è praticamente scoppiato, ho avute costole e vertebre rotte, vari traumi e sono rimasto 25 giorni in coma”. Prima  dell’incidente  aveva fatto vari lavori, tra cui la guardia giurata. Poi aveva aperto un’agenzia di pompe funebri ma il socio, che poi è finito in galera, lo aveva truffato.

A causa dei danni riportati nell’incidente, Devid ora è limitato nella capacità lavorativa: può sollevare al massimo 25 chili. Gli è stata riconosciuto però il 50% di invalidità: “Ho fatto tanti colloqui, mi dicono che per assumermi avrei dovuto avere almeno l’85% di invalidità”.

Mario è l’ideatore della bancarella. A gennaio 2011 si era anche incatenato davanti al Comune poiché rimasto senza un tetto. Per un periodo era stato ospitato in una casa di cura, poi ha dovuto trovarsi un altro alloggio. Lavora per due cooperative e quando va bene riesce a mettere in piedi uno stipendio da 500 euro; di queste, 200 vanno al pagamento dell’affitto. A fine anno supera di poco il reddito di 4.900 euro e per questo, pur avendo l’80% di invalidità, non ha diritto alla pensione.

Ora, dopo aver avuto un problema di salute che lo ha costretto al ricovero per oltre un mese e in concomitanza con un ritardo di pagamento degli stipendi della cooperativa, si ritrova nei guai: da dicembre non riesce nemmeno a pagare l’affitto del piccolo monolocale di Marmore.

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