Caso Ilva, l’ad di Tk-Ast, Pucci: ”Nessuna ripercussione negativa per acciaierie ternane”

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Il caso Ilva, i cui stabilimenti sono stati sequestrati tramite un’ordinanza dei giudici di Taranto con l’accusa di inquinamento e disastro ambientale, sta tenendo sotto scacco migliaia di lavoratori e con essi il sistema economico e politico italiano. Ora sembra che la situazione si stia indirizzando verso una soluzione positiva, sia per la città pugliese che per i lavoratori del sito siderurgico, con l’impegno da parte dei vertici dell’Ilva, come dichiarato dal presidente Bruno Ferrante, di risanare gli impianti tramite un primo investimento di 90 milioni di euro ed un successivo di 56 milioni di euro, per un totale di 146 milioni.

Nei giorni scorsi si erano paventate possibili ripercussioni negative sul polo siderurgico ternano ma, a spegnere queste voci ci ha pensato l’amministratore delegato di Tk-Ast, Marco Pucci, che al Giornale dell’Umbria ha dichiarato: “Nella condizione data, non credo proprio che ci possano essere effetti di sorta sul mercato e sulle prospettive che riguardano il sito ternano. Le produzioni del polo siderurgico di Taranto e quelle di Terni sono totalmente distinte e non sovrapponibili. Ambedue le fabbriche sono a ciclo integrato ma, mentre noi produciamo solo acciaio inossidabile, l’Ilva sforna acciaio al carbonio. I due business sono completamente diversi e le sorti dell’Ilva, dunque, potremo anche dire che ci sono indifferenti all’atto pratico. Anche se personalmente ritengo che le possibilità che un polo industriale come quello di Taranto possa realmente chiudere i battenti siano pressoché uguali allo zero”.

L’amministratore ternano conclude specificando che una possibile chiusura degli impianti pugliesi può solo avvantaggiare la Tk tedesca: “Non si pone per Terni un problema di approvvigionamento. Semmai, ma stiamo parlando solo in linea teorica, potrebbe avvantaggiarsi di una ipotetica chiusura dell’Ilva, che rifornisce in effetti una parte importante del mercato interno italiano, la Tk tedesca che produce altro tipo di acciai. Ma, ripeto, non credo che il sito tarantino chiuderà”.

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