Chiude la sede ternana di Telecom, appello dei lavoratori alle Istituzioni: ”Salvare posti di lavoro”

I lavoratori della sede ternana di Telecom non accettano di veder chiudere il proprio luogo di lavoro e nei giorni scorsi hanno costituito il “Comitato lavoratori Telecom Italia di Terni, divisione Caring Services”. Lanciano un appello alle istituzioni e si dicono pronti a “intraprendere ogni iniziativa utile a salvaguardare il posto di lavoro per noi e per i nostri figli, perché la chiusura del 187 di Terni sarebbe un ulteriore spinta verso il baratro per il futuro della nostra città”.

I lavoratori della sede di via Mentana ripercorrono le tappe che stanno portando alla chiusura di un importante centro occupazionale: “Il 27 marzo 2013 è stato firmato un verbale di accordo tra Telecom Italia spa assistita dall’Industria-Confindustria di Roma e le organizzazioni sindacali SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL Nazionali e Territoriali unitamente al Coordinamento nazionale delle RSU in cui il riassetto organizzativo, reso necessario dagli alti costi industriali della Divisione Caring Services che ci vede, purtroppo, negativamente protagonisti”.

L’accordo prevede che “i presidi di caring services di 47 città italiane, che alla data del presente accordo, abbiano un numero di dipendenti inferiore a 46 verranno chiusi progressivamente nell’anno 2014. I tempi di chiusura saranno oggetto di comunicazione alle organizzazioni sindacali territoriali interessate”. Presso la sede di Terni sono occupati 40 lavoratori, un livello occupazionale al di sotto della soglia dei 46 fissata nell’accordo.

Il Comitato dei lavoratori Telecom Italia di Terni ritiene tale decisione “assolutamente inefficace per la riduzione dei costi visto che la sede di via Mentana ospita uno dei più numerosi presidi di tecnici e operatori della rete nonché una centrale che garantisce il servizio a gran parte della città. L’immobile, proprio perché adibito a centrale telefonica, rimarrà comunque in affitto fino al 2022. Ci resta per questo difficile comprendere dove siano i risparmi se, 187 a parte, tutto il resto non può essere tecnicamente chiuso. Il servizio 187 è formato da operatori altamente qualificati che più volte negli anni hanno visto posizionare Terni tra le migliori sedi d’Italia per risultati raggiunti. I 40 lavoratori della Telecom di Terni rivolgono un appello alle Istituzioni locali e Regionali, affinché insieme si possano contrastare le scelte di Telecom Italia basate solo su logiche di profitto senza porre minima attenzione al territorio”.

“Un territorio il nostro già gravemente compromesso, che vede di giorno in giorno aumentare la crisi nelle aziende, le stesse che dovrebbero garantire un posto dignitoso di lavoro alla popolazione. Un’azienda come Telecom Italia, che sino ad oggi ha prodotto ottimi profitti, non può e non deve risparmiare sempre e soltanto mettendo a rischio il futuro del lavoratori tenendo conto che siamo già sottoposti a contratto di solidarietà con una pesante riduzione dello stipendio a partire dal 15 aprile 2013”.

“Siamo pertanto pronti – concludono i lavoratori – ad incontrare le Istituzioni e gli organi di stampa per individuare ed intraprendere ogni iniziativa utile a scongiurare quanto previsto dall’accordo per salvaguardare il posto di lavoro per noi e per i nostri figli, perché la chiusura del 187 di Terni sarebbe un ulteriore spinta verso il baratro per il futuro della nostra città”.

Venturi. Anche il consigliere comunale di Terni Oltre, Leo Venturi, in un comunicato stampa reputa indispensabile l’intervento delle Istituzioni: “Terni subisce un ulteriore ingiustificato scippo, l’ennesima botta alla drammatica situazione occupazionale della città. Le istituzioni non possono rimanere indifferenti e passive. Occorre una forte mobilitazione che ponga Terni al centro di una battaglia politica fuori e dentro le istituzioni per arrestare una deriva che sta conducendo l’economia ternana nella totale marginalità e senza prospettive. Il sindaco cambi passo e atteggiamento nel difendere gli interessi generali del territorio che appare l’anello debole dell’Umbria e dell’intero Paese”.

Per Venturi, “questa vicenda si lega a tante altre che hanno visto Terni soccombere o essere almeno passiva, la chimica ne è un esempio ma anche questioni di competenza della regione dell’Umbria ci hanno visto uscire sconfitti, l’Università, Umbria Mobilità, la Sanità ne sono esempi. Basta, occorre una svolta anche con iniziative clamorose di protesta e di proposta in grado di arrestare una deriva ormai insostenibile. Presenteremo un atto in consiglio comunale che individui azioni operative in grado di difendere la sede Telecom e le attività produttive del territorio”.

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