Chiude lo stabilimento della Esab, da Pasqua 61 dipendenti in cassa integrazione

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Dopo Pasqua si ritroveranno senza lavoro ed in cassa integrazione straordinaria. E’ la sorte che toccherà a 61 dipendenti della Esab di Terni, storico sito manifatturiero nell’area di Maratta che produce filo ramato per saldature con tecnologie di trafilatura.

Lo stabilimento è stato rilevato nel 2008, dopo anni di difficoltà, dalla multinazionale britannica Esab-Charter, presente con diversi siti in tutto il mondo per la produzione e commercializzazione di fili e macchine per saldatura. In poco più di tre anni, nel sito di Terni, sono stati fatti investimenti in macchinari, tecnologie e tutela ambientale per un ammontare di circa 6 milioni di euro, con un aumento della produzione e dei dipendenti. A metà gennaio di quest’anno, la notizia dell’acquisizione della Esab da parte della multinazionale americana Colfax Corporation, una realtà economica mondiale attiva nella produzione di valvole e pistoni. Le prospettive sembravano rosee.

Nei giorni scorsi, invece, un comunicato aziendale ha dichiarato la chiusura immediata dello stabilimento di Terni per una crisi di mercato consolidata e pesanti perdite nel 2010 e nel 2011, con un calo globale del volume di vendite del 10%; crisi economico-finanziaria nei paesi dove l’azienda esporta; ulteriore riduzione del margine di profitto, contrazione dei prezzi di vendita e aumento del costo delle materie prime.

Una serie di motivazioni per giustificare la chiusura e la perdita del posto di lavoro non solo per i 61 lavoratori dello stabilimento ma anche per una ventina di operatori dell’indotto che lavorano esclusivamente per lo stabilimento di Maratta.

Giovedì scorso si è tenuto un incontro presso Confindustria Terni tra l’amministratore delegato del sito, i rappresentanti anglosassoni della multinazionale e i sindacati Fim e Uilm. Si è parlato sia della sorte dello stabilimento ternano, sia di quella dei 61 dipendenti. Per quanto riguarda lo stabilimento, le intenzioni dell’azienda sono quelle di trasferirlo in Repubblica Ceca mentre, a proposito dei lavoratori, si è cominciato a tracciare un eventuale percorso attutito da ammortizzatori sociali in base alle richieste sindacali. Nel dettaglio ci sarà cassa integrazione straordinaria per un anno, poi 6 mesi di cassa integrazione in deroga e, successivamente, l’avvio della mobilità. Si stima che solo 6 o 7 riusciranno ad arrivare alla pensione.

I sindacati, inoltre, hanno scritto alle istituzioni richiedendo di avviare un tavolo di trattative con la multinazionale americana. Le parti si rivredranno il 20 marzo.

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