Comitato Terni con il Lazio, lettera aperta a Marini: ”Quello che l’Umbria non ha fatto per Terni”

Dopo aver raccolto le firme sufficienti per richiedere il referendum (qui l’articolo), il Comitato che auspica il passaggio della città di Terni alla Regione Lazio, scrive una lettera aperta alla presidente dell’Umbria, Catiuscia Marini. Nella missiva il Comitato torna a spiegare le ragioni del referendum ed evidenzia le mancanze dell’Umbria nei confronti di Terni. In particolare sostiene che la Regione non abbia favorito le industrie ternane e non abbia sviluppato la sanità, il polo universitario e le infrastrutture.

La lettera integrale del Comitato promotore del referendum di Terni con il Lazio:

“Gentile presidente Marini,

il Comitato promotore del referendum Terni con Perugia o con Roma? -che gli scriventi sono onorati di rappresentare- La contatta per chiederLe una concreta parola di chiarezza in merito ad alcuni delicati temi relativi al presente e al futuro di Terni.

Tra gli oltre 2500 sottoscrittori –e forse anche tra i promotori- ci sono persone che Le hanno senz’altro espresso il proprio consenso due anni or sono; costoro, allo stesso modo, ritengono oggi giunto il momento di rivendicare a gran voce la dignità della città.

Nei quarant’anni del regionalismo umbro, Terni, con la sua economia a vocazione fortemente produttiva, ha infatti contribuito più di altri territori alla crescita di aree altrimenti depresse, specie quelle prossime al capoluogo regionale.

Una generosità scambiata per malintesa regola operativa dell’Ente da Lei presieduto, con una spiacevole sensazione di saccheggio avvalorata da episodi molto concreti non solo per via della sbilanciata ripartizione della spesa, ma anche per lo spostamento sul perugino-folignate del “baricentro delle opportunità” interregionali, grazie pure ai nascenti assetti infrastrutturali che vedono rafforzare la collaborazione con le Marche, mentre quasi nulla si fa verso il Lazio, anche nella direttrice da e verso una Capitale che potrebbe dare a Terni certo qualcosa in più rispetto al nulla fino a oggi immaginato e voluto dalla Regione.

Cosa si è fatto frattanto di ‘memorabile’ per la Conca?

La Regione vi ha anzitutto lasciato insediare tre inceneritori, vicenda unica in Italia.

E’ la stessa Regione che poco si è adoperata per il Santa Maria, oggi uno degli Ospedali più vecchi di un’Umbria che, in pochi anni, ha visto invece sbocciare ben cinque nuove strutture sanitarie tra Perugia, Foligno, Città di Castello, Todi, Gubbio; e intanto numerosi esponenti in Regione insistono nel sottrarci la ASL 4 per accorparla a Foligno. E il polo universitario locale? In via di progressivo disimpegno, mentre le questioni della Tevere-Nera e delle doppie imposizioni fiscali non sono nemmeno affrontate.

La vicenda della soppressione della Provincia di Terni –con l’indecente florilegio di dichiarazioni ostili al passaggio con noi da parte di numerosi sindaci di territori finitimi- è con ogni evidenza soltanto la goccia che ha fatto traboccare un vaso carico di ingiustizie in nostro danno, con gravi ripercussioni economiche per l’oggi e per il futuro.

Venerdì 14 settembre p.v., tra due settimane, il Comitato consegnerà pertanto in Comune le firme raccolte, avviando così irreversibilmente e ufficialmente la procedura prevista dall’art. 132 della Costituzione per far decidere i cittadini su dove davvero intendano vivere.

Al riguardo è già in corso un importante dibattito in termini di occasioni perdute, di futuribili alleanze, di progetti nuovi e strategici.

Quanto segue rappresenta dunque il minimo che la Regione Umbria, dopo tanta marginalizzazione nei confronti di Terni, avrebbe dovuto fare -anche a titolo di ristoro- per lo sviluppo della città. E invece non ha fatto e tantomeno avviato:

1) INDUSTRIE: ottenimento di impegno scritto e pubblico da parte di Rete Ferroviaria Italiana per la sollecita e concreta riattivazione della ferrovia Orte-Civitavecchia, che consentirebbe al polo produttivo ternano di risparmiare oltre 80 km –milioni di euro perduti ogni anno- accorciando la tratta esistente e restituendo competitività alle nostre industrie. RFI si oppone al ripristino della ferrovia, sebbene Italferr stia al contempo curandone la progettazione su mandato della Regione Lazio.

2) SANITA’:

A) impegno scritto per la realizzazione entro il 2016 di un nuovo Ospedale ad alta tecnologia e di natura antisismica, così come richiesto dal Comitato per la difesa dei Livelli Ottimali di Assistenza e per il rilancio delle Attività Sanitarie nella Comunità ternana, considerando che, secondo l’Ordine degli Ingegneri di Terni, l’adeguamento strutturale dell’esistente costerebbe quasi quanto uno nuovo;

B) impegno scritto sul mantenimento della ASL a Terni nelle medesime condizioni in cui si trova, senza alcun accorpamento o ridimensionamento a favore di altre realtà.

3) UNIVERSITA’: impegno scritto, cofirmato dal Magnifico Rettore, sul mantenimento a Terni delle Facoltà di Economia e Scienze Politiche, individuando le necessarie risorse al riguardo, così come per il rafforzamento di Medicina e Ingegneria, considerando che le strutture di appoggio sono pressoché quasi tutte di proprietà di Comune di Terni/Regione dell’Umbria, cedute da decenni in comodato gratuito all’Ateneo.

4) AUTOSTRADA DIRETTA TERNI-ROMA VIA PASSO CORESE: impegno scritto per far proprio e presentare al Governo il progetto di finanza elaborato nel 2003 da Associazione industriali di Terni e Fondazione Carit al fine di avvicinare Terni alla Capitale e ridurre la distanza con Roma a poco più di 60 km, facendo della Conca una vera area-cerniera nella direttrice Nord-Sud del Paese.

Gli scriventi, unitamente agli oltre 2500 aderenti alla proposta referendaria, ritengono che sia questo lo strumento democratico decisivo per restituire a Terni il ruolo che storicamente le compete nel quadro del progresso civile, morale e materiale di molteplici territori non solo dell’Umbria. Pertanto lo faranno pienamente valere.

Un saluto molto cordiale”

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