Convenzione Università-Ospedale di Terni a rischio, docenti: ”Stanchi della perdurante incertezza”

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Dopo il tanto agognato annuncio dell’imminente apertura della nuova sede di Terni della facoltà di medicina e chirurgia, ora si intravedono nuovi intralci per l’attività didattica universitaria. L’assemblea dei docenti in convenzione con l’azienda ospedaliera di Terni esprime “profondo disagio per le ultime ventilate ipotesi di convenzione tra Regione dell’Umbria e Università di Perugia, che prefigurano soluzioni diversificate tra Perugia e Terni”.

In una lettera aperta, indirizzata fra gli altri alla presidente della Regione dell’Umbria Catiuscia Marini, al rettore Francesco Bistoni e al direttore dell’ospedale Santa Maria di Terni Gianni Giovannini, 17 docenti fanno riferimento alla possibilità che solo presso l’ospedale di Perugia venga applicato il decreto legislativo 517 del 1999 (che regola l’integrazione e i rapporti tra Sistema sanitario regionale e Università) e che al contrario a Terni si prefiguri “un diverso modello convenzionale”.

“E’ intenzione degli scriventi – si legge nel documento – non interferire nelle scelte di politica regionale, ma altrettanto ferma è la nostra convinzione nello stigmatizzare che la presenza all’interno dell’Azienda ospedaliera di Terni di un corso di laurea magistrale in medicina e chirurgia comporta inderogabili esigenze e necessità didattico-assistenziali, che non possono esser garantite in assenza di applicazione del d.lgs. n. 517/1999”.

Sulla base di una normativa nazionale “ineludibile e ribadita anche recentemente dalla Corte Costituzionale” attraverso la sentenza 129/2012 che obbliga la Regione dell’Umbria ad interpellare anche l’Università di Perugia al momento della nomina dei direttori generali delle aziende ospedaliere, i docenti si dicono “stanchi della perdurante incertezza istituzionale” e dichiarano la propria “assoluta indisponibilità a derogare ulteriormente su ruolo e missione”. L’invito rivolto alle istituzioni e al mondo accademico e quindi quello di rappresentare la loro “determinata posizione nelle sedi opportune”.

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