Diocesi di Terni, fedeli anonimi: ”Gestione Paglia indegna, illegalità, sacerdoti affaristi e omertosi”

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Duomo TerniLa definiscono una “lettera accorata”. Sembra in realtà una durissima denuncia in cui emerge il lato oscuro della Diocesi di Terni. La lettera aperta che un non meglio precisato gruppo di cattolici ternani ha inviato all’Amministratore Apostolico, Ernesto Vecchi, mette sotto accusa la gestione del vescovo Vincenzo Paglia nel corso della quale la Curia si sarebbe trasformata in una sorta di comitato di affari. Ne esce un’immagine talmente fosca che si fa fatica a pensare che si riferiscano ad una Curia e non ad una cosca mafiosa. Si parla di un “pullulare di personaggi spesso equivoci: tecnici/affaristi in proprio, ex bancari con percorsi non proprio adamantini, politici assai discussi, appaltatori al centro di triangolazioni anche illegali con la pubblica amministrazione, sacerdoti esperti in aste giudiziarie”. E ancora, si menzionano stipendi da oltre 7 mila euro, auto di grossa cilindrata, sacerdoti omertosi, speculazioni immobiliari attuate senza alcuno scrupolo.

Questa la lettera integrale:

Eccellenza,

siamo un gruppo di cattolici ternani che da molti anni soffrono in silenzio per i fatti che amaramente trapelano dalla Curia. I motivi della nostra sofferenza sono gli stessi per cui probabilmente il Santo Padre ha ritenuto di mandare un Amministratore Apostolico e non il nuovo Vescovo, come da vari mesi tutti noi attendevamo.

Salutammo con entusiasmo l’arrivo del suo predecessore, convinti che per la Chiesa di Terni, Narni e Amelia si aprisse una stagione di crescita nel Vangelo proprio in collaborazione con il nuovo pastore. E’ però accaduto diversamente e molti di noi, anno dopo anno, forse sbagliando, si sono persino allontanati dalla frequenza ai sacramenti, addolorati da ciò che vedevano e sentivano.

La Curia e l’Istituto Diocesano per il sostentamento del Clero sono diventati, sotto gli occhi di tutti, un pullulare di personaggi spesso equivoci: tecnici/affaristi in proprio, ex bancari con percorsi non proprio adamantini, politici assai discussi, appaltatori al centro di triangolazioni anche illegali con la pubblica amministrazione, sacerdoti esperti in aste giudiziarie, ministri di Dio assurti ai massimi livelli che non solo hanno taciuto, ma, apprendiamo dalle cronache, partecipavano al tutto, sollecitando danaro “per consentire spese personali”. Tutto questo è indegno!

Si sfoggiavano auto di grossa cilindrata, una sorta di grandeur diocesana, mentre i locali notturni ospitavano spesso i massimi rappresentanti di Enti religiosi, ottimi pagatori sembra: come mai? Leggiamo ancora dalle cronache: denaro in nero, decine di società immobiliari, il Sostentamento per il Clero trasformato in una sorta di consorteria con dirigenti comunali, con politici e costruttori, membri effettivi dell’Istituto, con l’edificazione di orribili edifici e la contestuale distruzione di strutture di antica pedagogia cattolica. Una vergogna. E che dire dei beni lasciati alla Diocesi da benefattori, e poi presto venduti, senza minimamente rispettare il loro volere?

Eppure, specie in Curia, tutti sapevano, ma nessuno alzava un dito per paura di ritorsioni, come accaduto a quei rari sacerdoti che lo hanno fatto. Molti altri presbiteri non sono esenti da gravi responsabilità: anziché vigilare, hanno dato prova di far parte integrante di quel gruppo, tacendo anche oggi pur essendo a conoscenza di molte cose, con conseguenze oggi visibili nel disdoro della Chiesa. Ancora: il suo predecessore aveva inspiegabilmente assegnato uno stipendio all’ex geometra pari a 15 volte una pensione minima, atto insensato e che ha contribuito non poco a portare la situazione finanziaria della Diocesi ai livelli oggi conosciuti, fino a ieri nascosti a tutti.

Papa Francesco ricorda, attraverso i suoi scritti, che la corruzione “è uno stato personale e sociale, nel quale uno si abitua a vivere”, attraverso “il generarsi di abitudini che vanno deteriorando e limitando la capacità di amare”. La capacità di amare è mancata persino a San Valentino, altra pietra dello scandalo, con il nostro Patrono strumentalizzato ai più svariati fini, con gravi ricadute sul piano giudiziario.

Eccellenza, l’incarico che il Santo Padre le ha conferito non potrà essere lieve per ciò che lei sta vedendo, udendo e leggendo. Quanto alla corruzione, che sembra ormai parte del paesaggio comune delle istituzioni politiche e, purtroppo, talvolta anche ecclesiastiche, non tutti si sono abituati. Per questo le rivolgiamo un appello accorato: ripulisca la Chiesa di Terni da queste scorie che, oltre ad aver comportato danni materiali e morali, hanno generato in noi cattolici diffidenza e inquietudine. Desideriamo un Vangelo vissuto quotidianamente, senza più commistioni fra religione, politica e affari. Esigiamo infine il recupero di beni e somme probabilmente finite anche all’estero; coloro che credono meritano rispetto.

Confidiamo dunque in lei, nella certezza che l’accesso alla Grazia sia possibile solo con un rinnovamento serio e generalizzato delle persone e delle condotte per restituire vera speranza alla nostra Chiesa di Terni, Narni, Amelia.

Un gruppo di cattolici ternani

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