Ferimento Di Girolamo, Verini e Rossi: ”Ricostruzione parziale”, Ciprini: ”Terni non si farà calpestare”

La ricostruzione dei fatti relativi al ferimento del sindaco di Terni avvenuta durante la manifestazione dei lavoratori Ast lo scorso 5 giugno non ha convinto diversi parlamentari umbri. Critiche sono giunte da Walter Verini (Pd), Gianluca Rossi (Pd) e Tiziana Ciprini (M5S).

Verini. Verini ha affermato: ”La ricostruzione fatta dal viceministro agli Interni Filippo Bubbico è una foto parziale e burocratica di quanto avvenuto durante la manifestazione di Terni lo scorso 5 giugno. Aspettiamo le conclusioni dell’inchiesta della magistratura attualmente in corso. Ci preme però ribadire la nostra valutazione politica di quanto accaduto: la gestione dell’ordine pubblico quel giorno a Terni è stata sbagliata. Lo stesso prefetto ha parlato di impiego di agenti non del luogo, della necessità di maggiore flessibilità e di una informativa relativa a elementi di disturbo rivelatasi poi infondata”.

”In una situazione di crisi economica – ha proseguito Verini – anche la gestione dell’ordine pubblico diventa importante e deve essere fatto con senso di responsabilità in stretto rapporto tra le istituzioni, i sindacati e i manifestanti che stanno in trincea. Il diritto a manifestare oggi è ancor più importante. La migliore risposta alle richieste dei lavoratori rimane comunque la certezza dell’occupazione in un settore importante come è quello della siderurgia a Terni, città pacifica e laboriosa. In questo senso lo sciopero del prossimo 18 giugno sarà l’occasione per confermare la necessità di tutelare in sede europea la vita e l’integrità del ciclo produttivo della realtà ternana, patrimonio di eccellenza di tutto il Paese”.

Rossi. Gianluca Rossi ha dato manforte a Verini: “Sono certo di quello che dico, trovandomi al fianco dei lavoratori e del sindaco Leopoldo Di Girolamo al momento degli scontri, ed avendo io stesso subito ciò che il Governo ha eufemisticamente definito ‘azione contenitiva’ della polizia: le dichiarazioni rese oggi in merito allo scontro tra forze dell’ordine e manifestanti durante lo sciopero dei lavoratori di Ast avvenuto lo scorso 5 giugno offrono una ricostruzione parziale, lacunosa e non corrispondente a quanto accaduto”.

“Nelle interlocuzioni precedenti la manifestazione – sostiene il senatore Rossi in una nota – era stata segnalata l’intenzione degli operai di occupare simbolicamente i binari della stazione di Terni, come già accaduto in altre occasioni e senza conseguenze. Sindacati, operai e istituzioni ternane hanno sempre dimostrato un comportamento impeccabile verso le forze dell’ordine e la città stessa. Non trova quindi giustificazione, nemmeno nella ricostruzione del Governo, la violenza usata dalla polizia”.

L’esponente Democratico ha quindi sottolineato che “bene ha fatto Verini, intervenendo in aula per il Pd in risposta all’informativa del Governo, a sottolineare che l’inchiesta in corso contribuirà a fare chiarezza, ma che tuttavia vanno rimossi gli elementi di ambiguità ancora presenti nelle parole del Governo, a partire dall'”affaire ombrello”, per consentire un sereno svolgimento della manifestazione del 18 giugno – ha concluso Rossi – in difesa del lavoro e per la salvaguardia del sito Ast nella fase della cessione”.

Ciprini. Critiche alla condotta delle forze dell’ordine sono arrivate anche dalla deputata Tiziana Ciprini del Movimento 5 Stelle per la quale dopo i fatti di Terni, è arrivato il momento di inserire i “codici identificativi individuali sulle divise ed i caschi degli appartenenti alla Polizia di Stato e alle altre forze dell’ordine”.

Ciprini ha affermato in Aula: “Quella che fino a pochi mesi fa si sarebbe risolta come un’occupazione simbolica dei binari della stazione di Terni – con una gestione controllata e pacifica da parte delle forze dell’ordine ed in linea con quanto fatto numerose altre volte durante il corso degli anni – è diventata l’occasione per una chiara dimostrazione di forza nei confronti degli operai e della cittadinanza. I lavoratori stavano  difendendo non solo il loro posto di lavoro, la loro dignità e quella delle proprie famiglie, ma anche un complesso industriale che, con l’indotto, genera oltre un terzo delle esportazioni umbre”.

“Nel giro di poche ore – ha continuato Ciprini – abbiamo assistito ad un susseguirsi di notizie e versioni dei fatti confuse e contraddittorie, che hanno posto al centro dell’attenzione il Sindaco della città di Terni ‘ombrello si ombrello no’ a cui va comunque la nostra solidarietà. E’ importante sottolineare che il Sindaco era senza fascia tricolore, questo avvalora ancora di più la nostra tesi e cioè il fallimento totale della politica e la sua impotenza, mentre sarebbe stato il caso che l’attenzione si fosse concentrata su un fatto che rimane grave a prescindere dal nome o dal ruolo istituzionale della vittima. Tra l’altro, ricordiamo che i cittadini feriti sono stati più d’uno. Cittadini che stanno perdendo il posto di lavoro in una città dove non ci sono alternative occupazionali e che ormai vive in uno stato emergenziale cronicizzato, in cui le emergenze del lavoro si aggiungono alle criticità ambientali”.

“In questo frangente, teniamo tuttavia a ricordare che il M5S ha presentato una proposta di legge, attualmente giacente alla Camera dei deputati, per inserire codici identificativi individuali sulle divise ed i caschi degli appartenenti alla Polizia di Stato ed alle altre forze dell’ordine preposte a far rispettare le leggi e mantenere l’ordine pubblico: ci auguriamo che tutte le forze politiche, come noi faremo per la richiesta di istituzione della commissione d’inchiesta, appoggeranno tale proposta, che così potrebbe diventare in breve tempo legge, verso un rinnovato Stato di diritto”.

Ciprini ha poi parlato dell’importanza ricoperta dall’Ast: “Una riflessione va doverosamente fatta sui motivi per i quali i lavoratori stavano manifestando. L’acciaieria di Terni è un fiore all’occhiello dell’industria siderurgica mondiale, l’acciaio che produce è fra i migliori del mercato. Mancanza di fondi per gli adeguamenti infrastrutturali, incapacità di alcuni enti locali e la miopia di una Unione Europea inabile a comprendere come nel settore siderurgico, come in altri, la competizione ormai travalichi i confini comunitari per diventare geopolitica, stanno portando questa industria fondamentale al già martoriato tessuto produttivo italiano verso una dismissione forzata, dai contorni indistinti e priva del riconoscimento del carattere di integrazione che il sito ternano vanta come ulteriore fiore all’occhiello.

“Quando porremo limiti al profitto che calpesta la dignità umana, toglieremo la licenza di chiudere alle multinazionali, vincoleremo le aziende al territorio con patti di scambio: più posti di lavoro per i cittadini meno tasse per le aziende. Ci vuole un piano di ricostruzione industriale ed agricola con un progetto a lungo termine che individui le eccellenze nazionali e le tuteli con una legislazione forte, immediata ed innovativa che sostituisca l’obsoleto pacco legislativo antecedente. Ma qui il problema si unisce al macroproblema cioè l’assenza di un progetto di ricostruzione per questo paese, all’interno del quale si pongono alcuni interrogativi che porremo nelle giuste sedi, cioè: si intende considerare le acciaierie di Terni come strategiche all’interno di un piano industriale nazionale? Come si intende tutelare l’occupazione ed evitare la delocalizzazione?”

“E concludo per affermare che la comunità ternana non si farà calpestare da nessuno: Terni e tutta l’Umbria difenderanno con ogni mezzo la propria città e i propri cittadini dalla brutalità e dalla violenza non solo dello Stato, che invece di essere stato protettore, sembra sia stato persecutore in questa triste vicenda, ma anche dal cieco interesse degli apparati politico finanziari che depredano, disumanizzano, umiliano”.

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