Giro di false fatture tra due aziende di sua proprietà per evadere 300 mila euro: imprenditrice denunciata

Emetteva una serie di fatture false tra le sue due aziende di Narni per ridurre il carico fiscale evadendo così oltre 300 mila euro: è quanto accertato dai militari della guardia di finanza di Orvieto a carico di un imprenditrice 55enne, originaria di Napoli, titolare delle due società che è stata denunciata.

Nel dettaglio le due aziende operavano nel narnese con la prima che esercitava un’attività di deposito e custodia carburanti, mentre la seconda commercializzava combustibile ad uso domestico. Entrambe riconducibili all’imprenditrice napoletana che ha pensato di costituire una sorta di contratto di service fra le proprie società, tipo quelli che si istituiscono all’interno di gruppi multinazionali, nelle quali alcune attività vengono gestite e coordinate da una sola impresa (di regola la holding). Un modo lecito per ridurre le diseconomie connesse alla presenza di funzioni similari, come ad esempio la gestione della contabilità. Una pratica che di per se non è vietata ma, visto il loro potenziale elusivo, tali operazioni vengono accertata a fondo dalle fiamme gialle per verificare che rispondano ad effettive esigenze di carattere economico e non ad esigenze di pianificazione tributaria. Una strumentale alterazione del valore normale dei servizi resi o ricevuti potrebbe infatti risolversi nella illegittima riduzione del carico fiscale per una o per l’altra società. Un’attività in perdita ad esempio potrebbe emettere fatture per prestazione di servizi all’altra società in utile e finire così entrambe con dichiarazioni pari a zero. Zero utili e zero tasse.

La donna, alla presenza dei militari, affermava di aver sottoscritto un contratto nel quale era proponente e sottoscrittore della fornitura di una serie di servizi di consulenza tecnica, amministrativa, legale, contabile e fiscale fra le sue imprese. Ma la semplice parola non ha convinto i finanzieri, che hanno richiesto la visione di documenti, fatture e libri contabili. Nel corso dell’accertamento dagli uomini della finanza, il contratto menzionato dalla 55enne non è stato trovato, ne sono stati rinvenuti i pagamenti effettuati per le prestazioni rese dall’esame della documentazione bancaria acquisita. Trovate solo le fatture che generavano costi da una società in perdita, con volume di affari di 8 milioni di euro circa, oramai destinata alla chiusura, a quella in utile, con volume di affari pari a circa 300 mila euro. A seguito di ciò i militari hanno disconosciuto l’attendibilità della contabilità e ricostruito il reale volume d’affari della società anche attraverso l’esecuzione di controlli incrociati e questionari a imprese clienti e fornitori.

In conclusione agli accertamenti eseguiti dalle fiamme gialle è risultato un reddito non dichiarato pari a 300 mila euro sia ai fini delle imposte dirette che Irap da parte della società esercente l’attività di deposito e custodia carburanti, oltre al recupero a tassazione di Iva per 33 mila euro. È stata, inoltre, denunciata alla Procura della Repubblica di Terni la legale rappresentante delle 2 società per il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti, per un ammontare complessivo di 198 mila euro e proposte misure cautelari a garanzia del credito erariale.

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