Gruppo Novelli, a rischio 700 posti di lavoro, sciopero e manifestazione. La crisi del gruppo e le vicende

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Il Gruppo Novelli è in crisi, rischia il fallimento e con esso rischiano il posto di lavoro circa 700 persone e la vita due milioni di galline. Una gravissima situazione che sta precipitando quasi nel silenzio generale con i media impegnati a raccontare l’altra importante vertenza, quella dell’Ast. I lavoratori del Gruppo Novelli non ci stanno e manifesteranno in piazza. Le sigle sindacali di settore Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil e Filcams Cgil hanno infatti indetto uno sciopero per la giornata di domani, mercoledì 17 ottobre, che coinvolgerà tutti gli stabilimenti umbri del gruppo e i lavoratori alle 10 si recheranno nella sede della prefettura di Terni, a Palazzo Bazzani, dove daranno vita ad un presidio.

“Dopo le ultime verifiche fatte con ulteriori incontri – riferiscono i sindacati – riteniamo di poter affermare che la situazione del gruppo rischia di essere compromessa per il futuro. Non è più sostenibile una situazione nella quale è messo in discussione il diritto a percepire la normale e intera retribuzione di tutti i lavoratori”. I lavoratori si recheranno nella sede della prefettura di Terni, a Palazzo Bazzani, dove metteranno in scena un presidio dalle ore 10.

LA STORIA Tutto ebbe inizio i primi del ‘900 quando Ferdinando Novelli iniziò la produzione di pane nel suo mulino. Negli anni a seguire questa produzione aumentò fino a rifornire tutta la città di Terni. Gli affari proseguivano bene tant’è che con il passare del tempo la famiglia acquisì nuove sedi produttive a Roma, Latina ed Amelia trasformando una produzione locale in una industriale ampliando la rete di vendita in tutta Italia. Negli anni ’80 l’azienda iniziò a svariare la propria produzione andando a commercializzare, oltre al pane, pizza, prodotti da forno e, acquisendo una piccola azienda agricola con annesso un allevamento di galline, anche uova fresche. Ad oggi il gruppo Novelli può contare su un gruppo proprietario di 6 marchi, Ovito (uova), Interpan (pane fresco), Spiga (pane e prodotti da forno per la ristorazione), Cantina Novelli (vino), Saddler (alimenti per cavalli) e Pet Food (alimenti per cani e gatti). Una crescita che ha permesso al gruppo di arrivare tra le aziende leader d’Italia nel settore dell’agroalimentare con un giro d’affari che supera anche i confini nazionali.

LA SITUAZIONE ATTUALE Nel 2012 la situazione del gruppo è fosca trovandosi di fronte ad una situazione finanziaria critica da ricondursi sicuramente a diversi fattori:

  • senza dubbio l’azienda è stata colpita più di altre dalla crisi economica;
  • una gestione dei vertici societari non priva di errori;
  • in ultimo, la difficoltà da parte dell’azienda di accedere ai finanziamenti bancari.

Questo ha portato in un primo momento alla chiusura nello scorso mese di agosto dello stabilimento di Roma con relativa cassa integrazione per 68 operai che vi lavoravano e patto di solidarietà per gli amministratori con il trasferimento della produzione negli altri siti dell’azienda. La situazione di Roma, insieme ad altre di cui accenneremo più in basso, ha messo in agitazione i circa 700 dipendenti impiegati nei diversi siti del gruppo, soprattutto quelli umbri. Un’agitazione giustificata poiché nel corso degli ultimi mesi stipendi e quattordicesime erano cominciate ad arrivare a singhiozzo costringendo molti operai a fare salti mortali per poter arrivare a fine mese. Dal canto suo la proprietà del Gruppo ha evitato il confronto più volte richiesto con sindacati e lavoratori.

La situazione più critica, al momento, si registra nei due siti di Spoleto, Le Lame e Boscaccio, dove sono presenti in totale 180 dipendenti e circa 350 mila galline che da diverso tempo hanno il mangime razionalizzato in quanto scarseggia. Metà dei lavoratori spoletini sono regolati da contratti agricoli a termine della durata di 3, 6 mesi o al massimo di un anno. Molti sono già scaduti o prossimi alla scadenza e sembra impossibile che la proprietà li rinnovi.

Il Gruppo Novelli ha chiesto il concordato preventivo: si tratta di un istituto nel quale l’azienda cerca un compromesso con i suoi creditori al fine di evitare il fallimento societario. Nella migliore delle ipotesi si avrebbe la cessione dell’attività del gruppo ad un assuntore (possono costituirsi assuntori anche i creditori) che si accolla tutti i debiti dell’azienda. Se così non fosse verrebbe messo in atto una ristrutturazione dei debiti al fine di adempiere ai crediti sotto qualsiasi forma anche con la cessione di beni o l’attribuzione di azioni o parti societarie. Qualora nessuna delle due ipotesi venisse messa in atto sarebbe avviata la procedura di fallimento lasciando centinaia di lavoratori, da un giorno all’altro, senza lavoro.

Lo stabilimento di Altopascio della Panem acquisito dal Gruppo Novelli

IL CASO PANEM Era luglio 2011 quando un’azienda leader per la produzione di prodotti da forno stava affrontando seri problemi finanziari la cui proprietà, Finanza e Futuro,  non riusciva più a farne fronte. Si trattava della Panem con stabilimenti ad Altopascio (Lucca) e Muggiò (Monza) che poteva contare, in tutte e due le sedi produttive, su poco meno di 200 lavoratori. Fu allora che si presentò come possibile acquirente il gruppo Novelli arrivando ad Altopascio un po’ come salvatore della Patria. Infatti si presentò allo stabilimento con un piano per mantenere gli stessi livelli occupazionali, promesse e buoni propositi “mostrando a tutti gli operai il loro album di famiglia che contava all’incirca 700 dipendenti” ricorda un operaio dello stabilimento.

Non sapevano i dipendenti, invece, che quello era solo l’inizio della fine per lo stabilimento lucchese. Infatti, ad agosto 2011 fu firmato il contratto d’acquisto e fin da subito la proprietà si rese latitante, le materie prime per la produzione di pane scarseggiavano, la produzione procedeva molto lentamente e gli stipendi venivano erogati in ritardo o a spezzoni. Più volte gli stessi operai avevano richiesto un incontro con la proprietà ma non c’era mai stato nulla da fare fino a quando il 3 ottobre del 2011 l’incontro ci fu, in Provincia e richiesto dalle Rsu.

Le sigle sindacali, dopo aver scartabellato i documenti contabili della Panem, riferirono agli operai che erano stati al centro di una bassissima operazione speculativa messa in atto dal Gruppo Novelli. Infatti, per i sindacati, la volontà di Novelli non era quella di risollevare le sorti di un’azienda in difficoltà finanziarie bensì, di acquisire i marchi della Panem ad un prezzo molto più basso del reale valore e immettersi nel mercato del Nord Italia. Così il Gruppo, non considerando lo stabilimento di Altopascio utile alla causa, ha spostato la produzione nell’altro stabilimento acquisito nell’operazione, quello di Muggiò (in Brianza), lasciando senza lavoro e senza reddito 60 lavoratori. Poco dopo anche lo stabilimento brianzolo è stato colpito dalla crisi. Le lotte degli operai per salvare i propri posti di lavoro sono proseguite fino ad oggi, anche se, purtroppo potrebbero rivelarsi vane visto che Novelli ha chiesto il concordato preventivo.

IL DRAMMA DELLA GALLINE Ad inizio 2012 a Spoleto venivano prodotte un milione di uova al giorno, oggi circa 200 mila. Gli animali, circa due milioni, sono tenuti senza o con poco cibo. Voci anonime interne allo stabilimento parlano di migliaia di galline già morte di fame o cannibalizzate tra loro. Una fine orrenda che, estesa a due milioni di galline, costituirebbe un vero eccidio di pennuti.

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