Isrim, assemblea dei soci: debiti ripianati con capitale sociale, ora si cerca di privatizzare

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Isrim ricercatoreLa messa in liquidazione è stata evitata, ma potrebbe trattarsi soltanto di un rinvio. Questa mattina l’assemblea dei soci dell’Isrim, il centro di ricerca ternano che si trova in una difficile situazione economica, ha deciso di ripianare i debiti attingendo direttamente dal capitale sociale. Non c’è però alcun piano di rilancio, si punta tutto sulla privatizzazione. Se nelle prossime settimane non si troveranno soggetti privati interessati a rilevare le quote pubbliche, la minaccia della liquidazione tornerà a pendere sulle teste dei 35 ricercatori dell’Isrim.

L’assemblea di questa mattina era fortemente attesa: si doveva decidere del destino del centro di ricerca di Pentima. Regione, Provincia e Comune di Terni, Sviluppumbria e soci privati non hanno messo in liquidazione l’istituto ma hanno anche ritenuto impossibile procedere ad una ricapitalizzazione. Hanno quindi deciso di compensare il passivo di bilancio (pari a circa 440 mila euro) attraverso il capitale sociale, ora sceso a poco più di 380 mila euro.

In considerazione dei conti, i soci hanno poi stabilito di affidare a personalità tecniche esterne il compito di realizzare una sorta di due diligence per valutare lo stato economico-finanziario dell’ente e soprattutto valutare la possibilità di fare entrare nella società nuovi soggetti privati, qualora ci sia l’interesse da parte di questi ultimi. Un’eventualità piuttosto difficile dato il quadro economico regionale e nazionale: proprio per questo lo spettro della liquidazione sembra ancora dietro l’angolo.

L’assessore comunale allo Sviluppo economico Sandro Piermatti ha sostanzialmente confermato che ad oggi l’unica soluzione individuata dai soci sia la totale privatizzazione: “Il problema del calo delle commesse, scese del 70% è grave, e ci stiamo impegnando per impedire la messa in liquidazione dell’istituto. Siamo obbligati a studiare tutte le possibilità, e se troveremo soggetti interessati ad entrare siamo pronti a cedere le nostre quote pubbliche”.

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