Italia Nostra Terni: ”No ad una nuova strada ad Acquasparta, c’è rischio disastro ambientale”

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AcquaspartaLo scorso novembre la Giunta del Comune di Acquasparta ha deliberato la “realizzazione di una variante di collegamento tra la S.P. 113 Tiberina ed il centro urbano di Acquasparta”. Una nuova strada dal costo di 4.893.000 euro “da realizzare – è scritto nella delibera – in due stralci funzionali di cui il primo lotto funzionale pari ad € 3.500.000 finanziato con contributo concesso dalla Regione dell’Umbria”. Il sindaco Roberto Romani la ritiene un’opera importante per servire la nuova zona residenziale del Colle. Ad opporsi alla realizzazione delle nuova strada è invece Italia Nostra di Terni che “denuncia con forza il rischio di un disastro ambientale e paesaggistico”.

In una nota l’associazione scrive che l’amministrazione di Acquasparta con il consenso della Regione “ha deciso di portare avanti il progetto di un’immancabile nuova strada che, a partire dalla realizzazione di una sovradimensionata rotonda sulla Tiberina, sfiorerebbe la chiesa romanica di San Giovanni de Butris per poi distruggere brani significativi del fosso di Martorelli, nonché parte della tratta medievale detta della Casella, già segnata nei registri catastali delle mappe gregoriane (1820)”.

“L’arteria – aggiunge ancora Italia Nostra – resterebbe peraltro una cattedrale nel deserto, servendo solo un gruppuscolo minimale di case, conseguendo però un danno ingente sotto il profilo naturalistico e paesistico in un’area incontaminata. Strada inutile anche sotto il profilo del traffico, visto che non libererebbe affatto Acquasparta dalla schiavitù di mezzi pesanti da e per Montecastrilli”.

Per l’associazione ci sarebbero ben altri interventi da effettuare: “Nonostante le risorse siano modestissime, il Comune di Acquasparta, anziché sistemare al meglio la rete stradale comunale esistente, i marciapiedi, prevedere una pista ciclabile almeno sulla Tuderte, decide dunque di farsi la sua piccola quanto inservibile ‘tangenziale sud’, costruendo un’inutile lingua d’asfalto, totalmente antieconomica anche considerando il momento particolarmente delicato che sta vivendo il Paese”.

“La ‘tangenziale’ – continua la nota – assai ardita dal punto di vista ingegneristico, scavalcherebbe corsi d’acqua, ma anche pendenze ragguardevoli, dovendosi forzatamente allungare per quasi km 1,700, cancellando persino un bosco costituito di essenze d’alto fusto, con querce secolari, evenienza contro cui il proprietario ha già esperito ricorso al TAR”.

In conclusione Italia Nostra ritiene che la nuova strada sarebbe “una ferita dalle conseguenze rovinose, considerando che quella valle è percorsa da un corso d’acqua il cui regime è irregolare tanto da aver già prodotto inondazioni che la Protezione Civile da sempre senza mezzi, non può compiutamente definire. Come che sia, le Amministrazioni locali, davvero poco lungimiranti, costruiranno comunque una strada sul fosso, cioè un tappo di cemento. Una vera e propria sfida alla natura di cui nessuno sente il bisogno”.

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