Italia Nostra: ”Terni non riceve soldi da sfruttamento idroelettrico, 3,5 milioni a Perugia”

Italia Nostra lo denuncia da due mesi: per l’energia idroelettrica che viene prodotta a Terni, ad incassare è soltanto Perugia. Oggi il presidente dell’associazione, Andrea Liberati, torna sull’argomento con dei numeri più precisi e criticando nuovamente il servilismo degli enti pubblici nei confronti delle multinazionali, in questo caso nei confronti di E.On che comporta pesanti limiti per il turismo della Cascata della Marmore.

Il comunicato di Andrea Liberati, presidente di Italia Nostra Terni: 

“Se gli italiani tutti vengono infarciti di tasse, tariffe e tributi; se a Terni, dopo ‘anni allegri’, ora non si fanno nemmeno le manutenzioni e lo stato anche estetico della città è sotto gli occhi di tutti, qualcun altro può per fortuna sorridere: si tratta dell’ennesima multinazionale, E.On, che sta per cedere le proprie attività nel Belpaese. Tra di esse il nucleo idroelettrico ternano. Valore indicato lo scorso anno dall’advisor: 1.200.000.000 (unmiliardoduecentomilioni)!

Frattanto esiste forse un comprovabile ristorno su Terni rispetto agli irrisori canoni imposti dalla Regione Umbria ai boss dell’idroelettrico? Chiedete alla Provincia, Ufficio gestione acque pubbliche, esattore per la Regione stessa: da quando il demanio idrico è passato alle regioni (D.Lgs. 112/98), Terni non riceve alcunché. Tutto è trattenuto a Perugia.

Come mai? E i principi di sussidiarietà e federalismo a ogni piè sospinto evocati?

Si tratta di circa 3,5 mln/annui che devono essere in gran parte girati a Terni, così come ad alcuni comuni della Valnerina, poiché è qui che si produce energia e il relativo pingue introito. Sempre qui subiamo il danno paesaggistico e ambientale cagionato dagli impianti.

Poi ci sono i disastri veri e propri:

a) quelli evidentissimi su alcuni immobili a Piediluco, che ora non gode più nemmeno della convenzione compensativa con E.On, scaduta in settembre e non rinnovata;

b) è accaduto di recente che una primaria compagnia crocieristica abbia incontrato dirigenti e assessori comunali: è andata bene. Possibile intercettare parte dell’enorme flusso che gravita su Civitavecchia, accogliendo tanti nuovi visitatori alla Cascata delle Marmore.

Esito positivo dunque, ma… questo accadrà solo d’estate, perché, in altre stagioni, mentre le crociere proseguono incessantemente, la Cascata resta da 85 anni quasi sempre chiusa: vadano pure altrove i turisti –ivi inclusi coloro che scendono da navi a cinque stelle!

Ma perché la Cascata è chiusa? Si cede forse energia a basso costo all’acciaieria? No: l’acciaieria si rivolge da tempo altrove. C’è allora forse un’emergenza energetica nazionale? No, i consumi scendono mentre la potenza installata in Italia è sovrabbondante.

La Cascata è chiusa per asservimento culturale e miseri interessi, avendo così ingrassato gli spagnoli di Endesa prima, e i tedeschi di E.On poi: un film dell’orrore che quasi nessuno racconta, conseguenza di lauti stipendi assegnati ad adoranti funzionari-lacchè. Ed è dietro questi paesaggi umani che talora si consentono alle multinazionali spregevoli condotte.

Oggi che l’Italia è distrutta, alcune possono andarsene senza rendere conto ad alcuno, magari dopo aver contaminato tutto, fisicamente e moralmente. Sovviene un’amara parodia:

…e sempre allegri bisogna stare/

che il nostro piangere fa male al re/

fa male al ricco e alla multinazionale/

diventan tristi se noi piangiam…”.

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