La ThyssenKrupp vuole vendere le acciaierie di Terni. Già a febbraio la cessione

Le acciaierie di Terni potrebbero essere vendute, forse nel giro di poche settimane. È l’agenzia Reuters a riportare indiscrezioni e voci di corridoio: “Il conglomerato tedesco ThyssenKrupp, nello sforzo di ristrutturazione, è vicino a vendere il suo braccio in acciaio  inox.  Un accordo potrebbe arrivare già nel mese di febbraio”.

La multinazionale tedesca vorrebbe quindi disfarsi di Inoxum che comprende, oltre agli stabilimenti di Terni, anche quelli di Nirosta (Germania), del Sud America e degli Stati Uniti per una cifra compresa tra 1 e 2 miliardi di euro. Ma difficilmente saranno venduti in un unico blocco.

ThyssenKrupp avrebbe infatti chiesto ad una manciata di operatori di private equity di presentare un’offerta per Inoxum. La maggior parte di queste avrebbe declinato ancor prima di controllare i bilanci. La Thyssenkrupp è vista come un venditore inaffidabile a causa di sindacati forti che si oppongono ai fondi di capitali ad alto rischio. Più probabile che siano le grandi multinazionali e concorrenti della Thyssen a presentare offerte concrete: in questo caso c’è però il rischio di interventi dell’antitrust. In particolare al sito ternano potrebbe essere interessato il colosso spagnolo Acerinox. Per facilitare la vendita, secondo gli analisti, la ThyssenKrupp dovrà spacchettare il comparto inox dando vita a 3 diversi poli: uno italiano, uno tedesco ed uno americano per poi procedere alla vendita singolarmente. Dovrebbe quindi essere questa la prima mossa della multinazionale tedesca qualora le indiscrezioni sulla volontà di cedere si rivelassero vere.

Un’analista di DZ Bank, Dirk Schlamp, ha detto che gli impianti italiani sarebbero più facili da vendere rispetto a quelli tedeschi di Nirosta (più tutelati da politica e sindacati), anche se non sarebbe necessariamente semplice: “L’ultima volta, quando Thyssen voleva chiudere il reparto magnetico – ricorda Schlamp con cinica ironia – persino il Papa ha partecipato alla discussione”. In realtà lo stabilimento Inoxum di Nirosta è più difficile da cedere poiché privo dell’acciaieria e del treno a caldo che sono ancora di proprietà Thyssenkrupp. A spiegarlo è il segretario di FIM-CISL di Terni, Celestino Tasso che ricorda come al momento dello scorporo del comparto inox, la Thyssenkrupp abbia mantenuto la proprietà di quei due fondamentali impianti, rendendo l’Inoxum di Nirosta non autosufficiente ma appunto dipendente dalla Thyssen stessa. Lo stesso Tasso deve però in parte concordare con Schlamp sul maggior potere negoziale dei sindacati tedeschi i cui esponenti “siedono nel consiglio di sorveglianza che ha diritto di veto; in Italia questo potere non c’é”.

Alla base delle difficoltà che attraversa il comparto inox ci sarebbe la concorrenza asiatica, ma a spingere definitivamente alla cessione degli stabilimenti di viale Brin, sarebbe l’enorme debito accumulato dal colosso tedesco: si parla di 3,6 miliardi di euro a fronte di un fatturato di 10 miliardi di euro. A questo – fa sapere Tasso – si aggiunge la necessità di rinnovare alcuni forni di Düsseldorf, ormai vecchi e inquinanti. La cessione dell’Ast consentirebbe di reperire risorse anche per questo ammodernamento.

Per il segretario di FIM-CISL se le indiscrezioni di Reauters trovassero conferma “sarà importante il ruolo del Governo italiano: dovrà aprire un tavolo e stabilire precisi criteri per la cessione. Chi compra dovrà infatti garantire di mantenere lo stesso numero di occupati e una rete commerciale adeguata”.

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