Narni, il sindaco: “Elettrocarbonium, necessario riaprire produzione”. Domani al Mise

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francesco de rebottiIl futuro dell’Elettrocarbonium si scrive domani pomeriggio al Ministero per lo Sviluppo Economico. Cosa ne sarà dell’azienda narnese è assolutamente incerto. L’amministratore delegato Michele Monachino ha avviato la procedura di licenziamento dei 51 dipendenti e a breve riconsegnerà le chiavi alla SGL.  L’obiettivo più alla portata, forse l’unico al momento visto che di acquirenti alla porta non se ne vedono è quello di salvaguardare i lavoratori ed evitare le procedure di bonifica dell’impianto.

In sostanza l’azienda, ferma ormai da mesi, deve assolutamente tornare  a produrre elettrodi. Perché questa è la “conditio sine qua non” perché qualcuno possa tornare ad avvicinarsi allo stabilimento. Insomma, l’unico modo perché davvero questo possa sperare di avere un futuro che sia diverso dal fallimento. “Lo stabilimento deve continuare a produrre, è assolutamente fondamentale per il futuro” dice il sindaco Francesco De Rebotti. Al quale fa eco l’assessore allo sviluppo Marco De Arcangelis: “La ricollocazione di tutti i lavoratori ex Sgl e dell’indotto sarà possibile solo se si continuerà la produzione di elettrodi, giudicata a tutti i livelli strategica e l’unica che può giustificare la permanenza degli attuali impianti o anche solo con eventuali, e ad oggi fantomatici, nuovi progetti imprenditoriali che non si capisce perché  si vorrebbero insediare nel sito ex Sgl, vista l’abbondanza di aree dismesse nel territorio. E’ inoltre necessario chiarire che qualsiasi progetto di rilancio non potrà che prevedere tutte le fasi di lavorazione attuale, dal crudo alla finitura. Credo infatti sia da evitare che si possa solo immaginare o riproporre quanto intendeva fare l’azienda cinese che si presentò per prima due anni fa. Quella società intendeva esclusivamente far arrivare prodotto semilavorato dalla Cina per completarlo nella finitura in Italia e venderlo come prodotto europeo sul mercato occidentale”. Ma sul tavolo dei Mise questa richiesta si scontrerà inevitabilmente con i costi e con le prospettive a lungo raggio. Senza alternative, quindi, il rischio è quello di infilarsi in un nuovo vicolo cieco.

Quello di domani sembra dunque più che mai un appuntamento al buio. L’assessore ed il sindaco cercheranno di venire a capo della vicenda, ma prima di tutto, dovranno risolvere la pendenza in atto, vale a dire il pagamento delle due mensilità arretrate e poi dei quattro mesi di buonuscita, così da favorire lo sblocco delle portinerie e l’uscita del materiale stoccato nei magazzini.

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