“Noi non ci sentiamo italiani” – Daniele Silvestri @ Rock in Roma 18 luglio 2011

Daniele Silvestri

Se cercate un’articolo che sia superpartes su quello che si è verificato il 18 Luglio scorso a Capannelle vi consiglio di leggere altrove. Troverete qualcosa di scritto sintatticamente e grammaticalmente più corretto su altri siti di Daniele Silvestri. Non è che sia bello esteticamente il romano in questione. Le sue canzoni poi, sono qualcosa di sentito e risentito e non vi è niente in particolare nelle sue esibizioni che cattura e nel contempo sevizia l’attenzione collettiva. Nelle prime pagine del Messaggero oppure in quella del Corriere della Sera con caratteri cubitali “Daniele Silvestri si è esibito al Rock In Roma” non sarà mai scritto. Dopo quest’incipit polemico e logorroico mi domando e chiedo non trovando risposta, ma come mai quella sera vi erano 12.000 persone in festa, che danzavano e cantavano al ritmo delle sue canzoni? Dal punto di vista religioso, oserei dire mistero della fede. Mi dispiace interrompere la dialettica religiosa per i cattolici, qui parliamo di musica. E quando parliamo di Daniele Silvestri non parliamo solo di un cantante da tormentoni (La paranza, Gino e l’Alfetta), ma di un artista chiave nel cantautorato moderno in Italia.

Un’artista amante della sua Italia, ma anche consapevole delle sue molteplici sfaccettature e contraddizioni. Un’artista che non confeziona solo un prodotto da vendere, ma si maschera da Savonarola contro il sistema  costituendo. (Il mio nemico, Monitor). Un artista consapevole dei messaggi contenuti nelle sue canzoni. Un’artista che abbina momenti di spensieratezza (Kunta Kinte), con momenti di riflessione ai momenti più bui della nostra storia recente. (G8 di Genova e omicidio di Paolo Borsellino). Un’artista amante del romanticismo e dell’amore che non si ferma al primo sentore di tradimento (Testardo). Un’artista che ama una società globalizzata, ma nei diritti umani. Un’artista pieno di amici. Hanno partecipato al suo tributo dell’italiano “incollato con l’adesivo” molteplici figure di rilievo che vanno da Niccolo’ Fabi, Valerio Mastrandrea, Beppe Servillo (Avion Travel), Raiz (Almamegretta) tanto per citarne alcuni.

Perché vi chiederete italiano incollato con l’adesivo? Lui ha presentato alla folla il suo ultimo lavoro S.C.O.T.C.H. Con il suo cd si sente quasi in dovere di riparare la cognizione dell’italiano medio. Più che da riparare, qui bisogna rivoluzionare dico io.  Emblema del concerto la sua canzone in apertura “Io non mi sento italiano”. Omaggio a un cantautore che a distanza di anni aveva ragione come non mai e la sua assenza ci rende vuoti ed emaciati. Dopo due guerre mondiali perse, dopo che i nostri leader politici non utilizzano i seggi che gli abbiamo dato per il bene della res-publica un’po ci pentiamo di essere italiani. La maledizione dell’essere italiani va a braccetto anche con la fortuna, visto che troviamo sempre il modo di cavarcela d’impaccio e soprattutto il fatto che ci poteva capitare molto peggio. Silvestri in versione Gaber ci megafona e ci fulmina con invettive sulla nostra modernità che ha fatto alienare i nostri valori.

Un Silvestri quindi in versione memoria che dimostra di essere oltre ad un’abile cantautore, anche un critico dell’Italia odierna (pochi meriti in questo), un’animale da palcoscenico capace di coinvolgere il pubblico che dopo tre ore di concerto (finito provocatoriamente dopo il coprifuoco imposto da Alemanno) incitavano ed invocavano ancora il suo nome.

Il mio consiglio ai ricercatori genetici è invece di sperimentare gli OGM, di riprodurre il dna di Silvestri e di impiantarlo nell’utero di qualche donna, abbiamo un disperato e spasmodico bisogno di cantanti come lui, in questa terra di poeti santi e navigatori che ha smarrito la sua natura e identità.

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